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Vito Bongiorno: “Con l’arte porto luce nel buio della violenza”
L’artista racconta il progetto Squartalized, realizzato con Nathaly Caldonazzo
“La violenza è anche sull’uomo”. Lo sa bene Vito Bongiorno, metà artistica del duo che ha dato vita a Squartalized, progetto dedicato al racconto dello squarcio paralizzante conseguente all’aver subito una violenza. L’artista di origine siciliana, insieme a Nathaly Caldonazzo, ha dedicato un intenso sforzo creativo per dar luce ad una sensazione ardua da veicolare.
Squartalized, Vito Bongiorno e Nathaly Caldonazzo raccontano gli effetti drammatici della violenza
Un cuore stretto in un pugno, sanguinante, in lotta per non fermarsi. Questo è il soggetto della prima opera rivelata del progetto, che sarà mostrato nella sua interezza al pubblico in una mostra dedicata a San Salvatore in Lauro nella primavera 2022.
A raccontare il suo contributo a Squartalized è stato proprio Vito Bongiorno, maestro dell’utilizzo dei materiali, che grazie alle sue mani si tramutano in veicolo di significati, emozioni e riflessioni.
Un punto di vista differente, ma quanto mai necessario
L’approccio dell’artista alla violenza di genere, tema che necessita anche di un punto di vista maschile, trova radici nel suo vissuto: “Anche io ho subito violenza, a livello psicologico e anche fisico. Mi ha causato una ferita a livello morale. Io e Nathaly veniamo da un percorso travagliato, abbiamo entrambi vissuto sulla nostra pelle ciò che raccontiamo in Squartalized. Io soprattutto a livello psicologico, Nathaly più a livello fisico”.
Esperienze simili che hanno portato a riconoscersi l’uno nell’altro a livello empatico e artistico. Un feeling capace di fondere due stili artistici molto distanti, almeno all’apparenza: “Io sono molto sintetico, monocromatico, lei l’opposto. La nostra commistione porta lei a togliere qualcosa alle sue opere e me ad aggiungere. Ci completiamo, c’è molto feeling”.
Emergere dal buio si può: l’oro di Vito Bongiorno
Per descrivere Vito Bongiorno basta osservare il suo utilizzo del carbone e dell’oro. La sua memoria imbevuta dal dramma del terremoto della Valle del Belice, si traduce nell’informe ragionato, nel caos ricondotto all’essenzialità. Carbone, buio, oscurità. Vi è rabbia, denuncia, ma anche speranza. Oro, luce. “Lascio sempre un bagliore. Dentro il carbone c’è un’energia incredibile. C’è l’oro. La rinascita. Una fiammella che vuole uscire fuori ed emergere”. Non stupisce che sia questo il carattere di uno degli autori di Squartalized, profondo buio che non annichilisce però le possibilità di rinascita.
Ma quali sono le aspettative sull’accoglienza che il pubblico avrà di Squartalized? “Tutto e niente. Noi stiamo toccando un tasto molto delicato, la violenza sull’essere umano. Ogni giorno si sente parlare di casi di violenza. Spero che possa portare a parlare maggiormente di questo tema, che rimarrà negli occhi di chi verrà a vedere le opere. Credo che il racconto figurativo che abbiamo fatto possa facilitarne l’interiorizzazione. Il mezzo artistico esaspera, amplifica le idee. In questo risiede il valore aggiunto rispetto al dibattito. Squartalized prova ad essere un insegnamento. In modo da farci tutti un esame di coscienza”.