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Via alla nuova stagione del Teatro alla Scala di Milano con il Macbeth di Giuseppe Verdi

La visione di Davide Livermore tra Shakespeare e Verdi

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Inaugura domani la stagione della grande musica lirica: ad aprire il cartellone, Macbeth di Giuseppe Verdi

Il 7 dicembre, giorno della festa patronale milanese di Sant’Ambrogio, è anche per tradizione la data inaugurale della nuova stagione lirica del Teatro alla Scala. Dopo un anno di forzata pausa, si ritorna a respirare l’atmosfera di gala che caratterizza questi eventi, sempre fondati su un connubio tra cultura e mondanità che sinceramente non guasta. Rispettando le direttive attuali determinate dalla situazione Covid, il pubblico torna a riempire la grande sala del Piermarini, pronto ad applaudire un melodramma che dopo ventiquattro anni (era l’evento d’apertura del cartellone 1997-98, con la famosa e discussa idea scenografica del “cubo” a fare da sfondo all’azione dei singoli quattro atti) segna il punto di partenza di mesi di opere, concerti e balletti di ampio respiro ed alta qualità: il Macbeth di Giuseppe Verdi

Macbeth secondo Davide Livermore: una visione onirica dello Shakespeare musicato da Verdi

Il cubo del regista britannico Graham Vick (scomparso, tra l’altro, la scorsa estate) che colpì spettatori e telespettatori nel 1997 cede stavolta il posto a un’atmosfera dal sapore contemporaneo, onirica, anzi, da vero e proprio incubo, creata da Davide Livermore. Secondo lo stesso regista torinese di origini inglesi, l’idea dell’allestimento scenico da lui curato prende spunto da un film di successo di una decina d’anni fa, Inception, diretto da Christopher Nolan, giallo dalle atmosfere futuribili.

Ad attualizzare il contesto di una vicenda nata nel primo Seicento per merito di William Shakespeare e resa ancor più fruibile e popolare proprio grazie al melodramma che Giuseppe Verdi ne ricavò nel 1847 su libretto del fido Francesco Maria Piave e di Andrea Maffei, provvederà la costante proiezione sulla scena di immagini televisive che si riferiscono al nostro tempo, al nostro mondo. Un insieme quindi di straniamento e distopia che farà sicuramente storcere il naso ai puristi, ma che renderà meno monotona la fruizione ai non iniziati che si porranno in visione e all’ascolto dell’opera su RaiUno, in presa diretta, a partire dalle 18,00 di martedì 7 dicembre

Macbeth: un melodramma riveduto e corretto due volte da Verdi

Ispirato alla notissima tragedia di William Shakespeare, il Macbeth di Verdi (o meglio, il “Macbetto”, come i personaggi si rivolgono al protagonista nel libretto dell’opera) fu rappresentato per la prima volta al Teatro della Pergola di Firenze nel 1847 e non dispiacque di certo gli ascoltatori. Tuttavia lo stesso Verdi ne realizzò nel 1865 una versione in lingua francese per Parigi, ottemperando alle regole imposte dallo stile degli allestimenti d’Oltralpe, con un balletto obbligatorio, ma senza convincere il pubblico transalpino.

Del testo teatrale originario del Bardo di Stratford-on-Avon rimangono tutti i personaggi e i momenti più caratteristici: le streghe, le apparizioni profetiche (con la famosa ombra di Banco, già generale dell’esercito e in seguito ucciso), la scena del sonnambulismo che precede la morte della terribile e cinica Lady Macbeth. Al dramma umano dell’ambizioso e crudele Macbeth, ex-generale divenuto, per una serie di fatali e tragiche circostanze, sovrano scozzese, si contrappongono, specie nel decisivo quarto ed ultimo atto, lo smarrimento dei sudditi e il loro desiderio di libertà espresso nel toccante coro Patria oppressa, la riscossa guidata dal nobile Macduff, che uccide il monarca tiranno in un duello, e infine il festoso finale in cui la Scozia saluta il nuovo re (lo stesso Macduff), inneggiando alla vittoria.

Tra le pagine più famose dell’opera ricordiamo l’aria di Lady Macbeth del primo atto (“Vieni, t’affretta ! Accendere vo’ quel tuo freddo core”); quella di Banco che precede il suo assassinio (“Come dal ciel precipita l’ombra più sempre oscura”); il coro delle streghe Tre volte miagola la gatta in fregola che apre il terzo atto e poi, nel quarto, oltre al già ricordato coro degli scozzesi Patria oppressa, citiamo l’aria di Macduff Ah, la paterna mano, il canto di Lady Macbeth sonnambula Una macchia è qui tuttora e le due arie di Macbeth Pietà, rispetto, amore e Mal per me che m’affidai ne’ presagi dell’inferno, quest’ultima intonata dal re agonizzante dopo il duello con Macduff (e non sempre eseguita nelle varie rappresentazioni: in questa versione scaligera la si ascolterà regolarmente)

Macbeth avrà il volto e la voce di Luca Salsi

In questa “prima” della Scala targata 2021-’22, il pubblico ritroverà alcuni artisti che da anni non mancano di dare il via alla stagione lirica del più importante teatro musicale del mondo con la loro classe e il loro talento: il baritono emiliano Luca Salsi (Macbeth), il soprano russo Anna Netrebko (Lady Macbeth), il tenore genovese Francesco Meli (Macduff) e il basso russo Ildar Abrazakov (Banco). Maestro concertatore e Direttore d’Orchestra sarà una volta di più Riccardo Chailly, sempre attento alle chicche e alle curiosità più significative al fine di ampliare il discorso musicale, andando oltre ciò che il pubblico già conosce ed ama

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