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TV e SPETTACOLO

Valentina Persia, il segreto della comicità è racchiusa in un attimo: ” È questo quello per cui voglio vivere”

L’INTERVISTA – Nata come attrice drammatica ed entrata nel cuore del pubblico per le sue barzellette: Valentina Persia torna in tv con la voglia di stupire, ancora

Avatar di Chiara Surano

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valentina persia intervista

Intervistare Valentina Persia è stato terapeutico, un continuo interrompere il discorso per non dover trattenere l’irrefrenabile voglia di ridere, ridere di gusto. Una dote, un talento naturale ma soprattutto un’umana spontaneità unita alla consapevolezza tipica dell’artista. La passione e lo studio di un’arte imparata in presa diretta nei suoi 30 anni di carriera televisiva e teatrale, 30 anni in attesa di un attimo: il “singhiozzo” lo ha chiamato lei, quella frazione di secondo che precede l’apertura del sipario e per la quale, chi nasce sul palco, vive.

Sin dal “buongiornissimo” in attacco alla telefonata, Valentina nella sua versione più verace si è raccontata dal lontano ricordo dei suoi piccoli alunni che alla materna disegnavano la loro maestra vista la sera prima a La sai l’ultima?, a riflessioni sull’arte e sul ruolo del comico nei tempi correnti. 32 anni percepiti a fronte dei quasi 50 effettivi, ora Valentina Persia è pronta a farsi scoprire in quel di Honolulu, tappa e non meta di un percorso artistico che la vuole comica ma anche cantante, ballerina di danza classica e pronta a mettersi in gioco, così come è stato all’Isola dei Famosi, per raccontare ciò che di Valentina Persia ancora non si è visto e che vuole far vedere.

Valentina Persia, non solo risate: “C’è ancora tanto da scoprire di me”

Se ripenso a come ti ho conosciuta, da bambina ridendo per le tue barzellette a La sai l’ultima?, mi viene da chiederti: quanto è difficile far ridere un bambino?

Molto, i bambini sono critici. Arrivai a La sai l’ultima? mentre studiavo a scuola di recitazione, mi ci catapultarono su quel palco. L’ho presa subito un po’ per gioco e un po’ pensando che sarebbe stato tutto finto, come se avessero già il vincitore scritto. Quando poi ho vinto facevo la maestra in una scuola materna per pagarmi i corsi e ricordo che i bambini che mi avevano vista mi avevano fatto i disegni, la maestra con le facce buffe.

Troppo facile chiederti come ci si sente ad un passo dai 50 anni, parliamo di quanti anni ti senti. Qual è la tua vera età?

Credo che potremmo aggirarci forse intorno ai 32 anni.

Perché proprio 32?

Fino ai 30 sono stati gli anni in cui ho spinto molto sul lavoro, li supererei e ne aggiungerei giusto 2 in più perché sono una che continua a spingere. Non mi sento arrivata nella vita, non mi ci sono mai sentita e non mi ci voglio sentire, non voglio arrivare a quel ‘bah, ho fatto, ora attacco le scarpe al chiodo e va bene così’. Sul piano lavorativo c’è ancora tanto, tantissimo da scoprire di Valentina e penso ad esempio al canto, arte che non ho mai davvero mostrato in tv e ci metterei dentro anche il ballo che è stata la mia prima forma d’arte.

Di fatto alle spalle hai anni e anni di studi di danza classica:

Ho fatto 24 anni di danza, l’arte la sento scorrere nelle vene da quando sono piccola. La danza è stata la mia prima forma d’arte e penso che sarà anche quella che concluderà il mio percorso di vita. Ogni volta che vedo una persona sulle punte mi trasmette sempre dolcezza, una bella nostalgia. Ho anche insegnato danza per tanti anni, è un’arte nobile e purtroppo poco compresa in Italia dove siamo tutti presi a fare gli hippoppari, siamo più cafoni [ride ndr].

Oltre i confini della barzelletta: “Nasco come attrice drammatica”

Non sei la sola nel mondo dello spettacolo a vantare quasi a sorpresa un passato nella danza o nel canto ma alla fine poi è come se si rimanesse intrappolati nel proprio personaggio, perché?

In America quasi tutti i grandi attori nascono nei teatri e hanno un background che si conosce a 360°; qui in Italia si nasce magari in teatro ma non si sa, manca la cultura, è come se il teatro qua si fosse fermato al Rugantino o ad Aggiungi un posto a tavola. Noi in generale siamo abituati a ghettizzare: un personaggio che nasce come nel mio caso con la barzelletta sembra che debba continuare fino alla fine a fare solo quello mentre in America spaziano, io per assurdo nasco come attrice drammatica.

Ma dai, non ci credo:

Le mie corde sono molto più tragiche, mi viene naturale. Se mi dessero la possibilità di fare un film non potrei mai interpretare Elisa di Rivombrosa, mi mancano quei caratteri da innamorata però se mi dessero un personaggio negativo più profondo, anche la prostituta o la spacciatrice, lo farei mio sicuramente. Per questo dico che non sono arrivata! Di me in Italia si è scoperto pochissimo e forse solo l’Isola dei Famosi mi ha dato la possibilità di far conoscere delle vene più severe di me stessa, anche a me stessa. Non pensavo di riuscire a lottare così.

Prima di partire per l’Honduras non credevi di avere tutta quella grinta?

Per assurdo quando hanno inizio queste esperienze di vita che paragono ad esperienze come la maternità, dopo la quale ho sofferto di una grave depressione post-parto, mi metto paura ancor prima di iniziare. Dal 21 febbraio, a quarantena fatta, ho iniziato a soffrire dei classici attacchi di panico e pensavo ‘sono distante da Roma, distante dalla mia famiglia’, ho fracassato il mio agente. Lo chiamavo e gli dicevo ‘ma io non ce la faccio, io non sbarco. E poi i miei bimbi? Ce la faranno? Come farò quando mi staccheranno il telefono?’. Diciamo che penso sempre a cosa succederà domani senza vivermi l’oggi ma questo quando sono sola. Tutti quelli che mi conoscono mi dicevano ‘datti tempo di iniziare il gioco Valentina, vedrai che te li magni tutti’. E in effetti… forse mi conoscono meglio loro.

30 anni di televisione e di comicità: “Quando uno funziona, funziona oltre il tempo”

L’esperienza all’Isola dei Famosi ha segnato il tuo ritorno in una televisione che è cambiata tanto dalla tua prima volta. Ora è molto più social, segue le influenze e i giovani: come è stato tornare?

Il discorso dei follower sui social sto iniziando a capirlo ultimamente. Diciamo che però mi sono presa quella fascia di giovani che mi conoscevano magari poco. Sono una che a livello di pubblico sono molto più legata agli adulti, anche persone più grandi di me che si ricordano de La sai l’ultima?. Ho conquistato quei giovani che non mi conoscevano e avranno pensato ‘oh, ca**uta questa, troppo forte’, e mi fa un piacere immenso.

Come è cambiata la comicità in televisione?

Sono successe tante cose in questi 30 anni, vero che ci sono molte stand-up comedy ma alla fine quello che funziona a mio avviso è la faccia del comico. Quando facevo La sai l’ultima? c’era un autore che mi diceva ‘tu mi fai ridere pure se leggi le pagine gialle’, quando ero all’Isola e raccontavo le mie ricette, perché amo molto cucinare, c’era Cerioli che mi diceva ‘tu devi fare un canale su Instagram solo di ricette perché è bello come le spieghi, è bello starle a sentire’. Quindi è vero che i tempi cambiano ma quando uno funziona, funziona oltre il tempo. A detta di tutti io risulto simpatica anche se parlo di problemi personali, è una dote naturale probabilmente che non si può studiare in una scuola di recitazione, o ce l’hai o non ce l’hai. A Napoli si direbbe ‘la ca**imma’.

Ca**imma sì ma anche anima, sei sempre te stessa?

Sempre. All’Isola non ho mai giocato, non ho mai fatto dei reality e non so cosa voglia dire fare strategia o essere stratega, nel bene e nel male. All’inizio ero molto forte e mi hanno accusata di essere una cafona, una burina… questo in realtà avrebbe dovuto far capire che sono proprio così, senza filtri. Ilary lo ha capito e aveva detto: “Valentina è così, o si ama o si odia”, e io sono questa. Non sono proprio riuscita a fare strategie anche se forse su tanti aspetti ci avrei guadagnato nei confronti di tante persone che alla fine mi hanno fregato o che si sono fatti i fatti loro, ma non rinnego nulla. Sono questa, una che soffre prima quindi quando poi vedo persone che soffrono durante il gioco penso ‘ho già dato’, comprendo la sofferenza ma io recupero.

Il “singhiozzo”, la poetica dell’attimo: “È questo quello che per cui voglio vivere”

Quand’è che nella tua vita ti sei accorta che saper far ridere era molto più di una dote ma un super potere?

È successo negli anni e queste cose si evincono soprattutto quando hai un contatto diretto con la realtà, non te lo fa capire né il cinema né la televisione. Lì si accende una spia, senti il ciak ma non vedi il risultato, non vedi le persone. A teatro non c’è finzione, è tutto in presa diretta e senti tutto quando si apre il sipario e avverti quella paura, ti rendi conto di tutto subito da come appoggia la prima risata, come senti il primo respiro, il primo applauso. Si capisce tutto via via negli anni guardando e sentendo la gente che ti vuole bene e che viene a teatro e che soprattutto paga per vedere te, può sembrare una cosa ovvia ma non lo è. E ogni volta che entro in scena, prima che si apra il sipario c’è una sorta di alienazione mista a fremito di gambe e voglia di scappare in bagno e finché ci sarà tutto questo… ho fatto bingo! È questo quello per cui voglio vivere perché se venisse mai a mancare significherebbe non sentire più l’adrenalina dell’attimo, è un singhiozzo.

E dalla prima volta che sei salita sul palco all’ultima non è mai cambiata?

Mai, adesso è solo più gestibile. Ora la riconosco e anzi, non vedo quasi l’ora di accoglierla soprattutto in questo momento in cui gli artisti sono stati frenati dal Covid. È mancato quel momento in cui sali sul palco e il teatro è più fortunato della piazza. Chi paga per vedere uno spettacolo sa dove va, come comportarsi; quando arrivi in televisione dopo aver fatto 30 anni di piazza è una passeggiata di salute. In piazza trovi di tutto: l’ubriacone, il folle del paese, i ragazzini che rompono sotto al palco, quello che ti fischia ‘a bona’, e lì devi avere la capacità di recuperare e andare avanti nonostante tutto.

E a te chi è che ti ha fatto e ti fare ridere?

A me piace ridere, sono una comica anomala: solitamente l’artista in genere rosica quando c’è qualcuno più forte di lui. A volte si vede in tv uno che si esibisce e vedi l’altro seduto che si morde le labbra pur di non ridere e non dare soddisfazioni. Questa è una cosa che non ho mai tollerato, non mi piace e se penso a qualcuno che fa ridere me, uno per cui darei una gamba per lavorare con lui, che mi ha fatto ridere ma anche piangere e continua a farmi ridere e piangere nei suoi spettacoli è Antonio Albanese. Lui per me è il top, una maschera italiana. Ho nel cuore il suo spettacolo Uomo: quella chiusa dove parla alla pianta, ‘ti porto sul sole’, questo finale da pelle d’oca… È di una bravura unica, pagherei davvero per lavorare con lui anche per una sola battuta e andarmene.

Ridere di tutto si può ma: “Bisogna vedere se chi lo fa ne è capace

Ripescando il discorso sulla comicità di Pio e Amedeo, di cui tanto si è parlato, e quello molto attuale sul politically correct, cosa ne pensi? Si può ridere di tutto?

Ci sono comici che trattano di tutto e un po’ e quelli che parlano solo di politica o calcio, per quanto mi riguarda ci sono degli argomenti che non tocco perché troppo complicati e urticanti come la politica ma c’è chi su questo ha costruito una carriera. Secondo me tutto sta nel modo in cui si dicono le cose, nel mondo in cui si porta alla battuta e poi perché no, dove c’è comicità c’è sempre un po’ di riflessione. Lì sta la grandezza: saper portare alla battuta per far sì che non sia squallida né pesante né volgare e che soprattutto ti lasci un pensiero. Per questo preferisco rimanere nella mia comfort-zone, sul mio vissuto che è poi quello di tutti: maternità, carriera, gli uomini, raccontare il fisico che cambia. Per me si può fare comicità davvero su tutto ma bisogna vedere se chi la fa ne è capace.

Qual è il tuo tallone d’Achille trasformato in cavallo di battaglia grazie alla comicità?

La mia fisicità sicuramente, è anche abbastanza naturale trovare la comica donna che sbeffeggia le modelle, le influencer. La donna va da sé che parli di diete, del corpo, della differenza con Belén, del lato B con cui tanto dobbiamo fare pace. Il sedere nostro non si alzerà mai tanto e va bene così, evitiamo il perizoma! Quanti soldi buttati in perizoma… di pizzo, di lycra, tagliati al laser, ci vuole la mutandona di nonna a costine con l’elastico alto altroché!

Che oltretutto è tornato di moda!

Ah se è per questo sono tornate anche le scarpe con la punta tonda ma non potrei mai, non ce la posso proprio fare sono come i jeans a vita alta ma uno la vita la deve avere più alta della mia che sono un metro e 60 e sembro Sora Lella, sembro una imbottigliata.

Dopo le Honduras, Honolulu: il ritorno in tv al fianco della nuova generazione

Ora sei nel cast del nuovo programma di Italia1, Honolulu. Nuova generazione di comici: come ti sei trovata con loro? Come ti hanno guardata e che ti hanno detto?

Sono tutti giovanissimi e io mi sono sentita un po’ una mamma. Anzi, sai come? Mi sono sentita come la mamma che porta la lasagna mentre tutti i figli si stanno abituando al sushi. Ma è bello e ringrazio gli autori che hanno scelto il mio personaggio; spesso in televisione proprio perché arrivo da La sai l’ultima? diventa difficile trovare qualcuno che voglia estrapolarti, si viene spesso ghettizzati e nel mio caso lo ero come ‘quella che forse è troppo riconoscibile per le barzellette’, e immaginavano che io sapessi fare solo quello quando invece potevo portare monologhi importanti come quelli portati a teatro. Oggi non si chiede, non si prova; qui invece mi hanno dato la possibilità di entrare in scena e portare i miei monologhi, e la barzelletta comunque non mancherà! Perché dovrebbe? È stato il mio tramite.

Il pensierino sul Festival di Sanremo: “Sarebbe un sogno farlo con Amadeus”

Parlando proprio di monologhi, sulla scia di una Virginia Raffaelle che ne pensi dell’idea di un tuo monologo dal palco del Festival di Sanremo?

A Napoli si direbbe ‘passasse un angelo che stia a sentire ciò che dici”. Oltretutto nei miei monologhi prendo in giro le ragazze che sono state in passato al Festival quindi se capita… diciamo che sto facendo un corso di portamento, sia mai [ride ndr.]. Sarebbe un sogno farlo poi con una persona che mi ha sempre cercata per i suoi programmi, che mi sorride e mi saluta sempre con entusiasmo come Amadeus.

Che rapporto hai con lui?

Amadeus è una persona speciale. Nel mondo dello spettacolo molti quando ti incontrano si sbracciano per dirti ‘ciao amore, ciao tesoro’, ma se non ci siamo mai conosciute tesoro a chi? Amadeus non ti chiama ‘tesoro’ ma ti guarda negli occhi con la verità di chi ti apprezza davvero. Lui ti abbraccia con gli occhi e mi ricorda Fabrizio Frizzi che era la stessa persona: si fermano, parlano con tutti i tecnici, mai sgarbati, sempre puntuali e al loro posto, Amadeus mi piace proprio tanto. Ora si è preso il posto che gli spettava e se lo merita tutto. Poi l’accoppiata Fiore-Amadeus mi ha steso, io la riconosco e tra quei due c’è proprio la complicità di due che fanno quello che gli pare e che si vogliono bene improvvisando tutto al 90%. Ama è una dinamite… e poi ti immagini me in cima alla scalinata? Io più che una farfalla posso disegnarmi un coleottero su una caviglia, una blatta su una natica.

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