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Sushi: la metà di quello che mangiamo è “finto”

Tra pesce sintetico e scarsa qualità: i pericoli sono dietro l’angolo

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Nasce un ente per stabilire il sushi di comprovata qualità

Si fa presto a dire sushi, ma anche i più accaniti consumatori riconosceranno come la qualità sia fondamentale per questo tipo di tradizione culinaria. Qualità che spesso non è certificata e corrispondente a quanto dovrebbe. Non si tratta purtroppo di eccezioni, visto il dato riportato da AGI che spiega come il 55% del sushi in commercio sia “finto”, ovvero non corrispondente agli standard di qualità. Semplicemente non è sushi, al pari di un piatto di spaghetti talmente poco corrispondente al canone da definire qualcosa di sostanzialmente altro.

Un servizio destinato a rivoluzionare il settore

Dal primo all’ultimo passo del processo produttivo, il sushi richiede garanzie. Per difenderne il rispetto è nato così un ente di certificazione, con sede a Venezia, l’Uese Italia Spa, che si occuperà di certificare i prodotti degni di tale nome. A spiegare meglio l’intento dietro questa organizzazione è il suo Ceo, Giuseppe Izzo: “La norma Uni Cei En Iso/Iec 17024:2012 obbliga di attestare se una determinata persona, valutata da una terza parte indipendente secondo regole prestabilite, possegga i requisiti necessari e sufficienti per operare con competenza e professionalità in un determinato settore di attività”, la qual cosa ‘permette di creare un sistema unico che facilita il riconoscimento tra professionisti di nazionalità diverse'”.

Dal pesce finto a quello di scarsa qualità: i pericoli del sushi “contraffatto”

Si partirà da una rigorosa definizione dei requisiti produttivi e professionali e si arriverà alla comunicazione al pubblico del sushi “doc”. I pericoli d’altronde sono molteplici e tutti da evitare, poiché esiste addirittura un vero e proprio mercato del pesce sintetico, creato in laboratorio con cellule staminali in provetta e poi mangiato con totale disinvoltura, ma inconsapevolmente, anche dagli italiani.

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