MUSICA
Suburra, una colonna sonora eterna come Roma: così la musica racconta il lato oscuro della Capitale
Una colonna sonora che impreziosisce il racconto con brani di grandi autori della scena musicale hip hop e rap
Quando si parla di suburra, o della suburra, si intende il quartiere più popolare dell’antica Roma, incasellato tra il Quirinale, il Viminale, il Celio e l’Appio. Un quartiere a cui è socialmente attribuita l’etichetta di posto “male abitato”, dove è meglio non passare. Un quartiere che, però, è il cuore pulsante di Roma da quando la città eterna ha memoria, quello vero, vissuto dalla gente e mal tollerato dal potere.
E forse è proprio questo core ad attrarvi tutti i personaggi della serie tv Suburra, prima produzione originale italiana distribuita da Netflix, a cui dà addirittura il nome. Un legame “di pancia”, che ricorda a tutti le proprie origini, la materia di cui siamo composti, le fibre e le storie scritte nel nostro codice genetico. E, soprattutto, rammenta che per quanto si possa volare in alto, a cadere ci vuole meno di un soffio.
Oltre alle metafore ed ai significati, alla forza simbolica di Roma e alle gigantesche performance attoriali di Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara, altro protagonista indiscusso della serie è la musica che ne accompagna le vicende.
Suburra: un crocevia di musiche per un crocevia di protagonisti
Nelle tre stagioni che compongono Suburra, i personaggi sono tanti, e le storie che si portano dietro ancora di più. Basti pensare a Samurai, interpretato da Francesco Aquaroli e liberamente ispirato a Massimo Carminati, burattinaio dietro ogni mossa della Roma criminale, maestro e direttore di un’orchestra composta da sfruttamento, estorsioni e rapporti di potere da cementare ogni giorno.
Ed è proprio al personaggio in questione che il rapper e musicista romano Piotta dedica una delle canzoni che compongono la colonna sonora della terza stagione, da lui interamente scritta, ossia Cuore Nero. Il racconto martellante di un criminale old school, lontano dalle luci della ribalta, solo nel gestire il potere di una città che brulica di pericoli, o di pischelli che cercano di alzare la testa nella speranza di “diventare qualcuno”. Una canzone manifesto di una perversa via del samurai, intrapresa in solitudine, con indosso un paio di occhiali malandati e un ferreo codice da rispettare. Un bushido che ha come epilogo soltanto l’apoteosi dell’accasciarsi al suolo, tra i sampietrini e il piombo.
Piotta canta l’anima di Suburra con la sua 7 Vizi Capitale
Sempre di Piotta, insieme a Il Muro del Canto, è la sigla finale, 7 Vizi Capitale. “Nuda come la bellezza grande come Roma, Santa e dissoluta, Roma ama e non perdona“: in poche parole, inserite all’interno di quella che è un’agrodolce dedica alla città, viene riassunta tutta l’essenza di Suburra. Ribadita poi nelle parole finali, che chiudono il pezzo e lo rendono il perfetto sunto di quello che è lo show e per cui ogni descrizione risulterebbe superflua e inutile: “Quelli che c’hai intorno, alla vita gli hanno dato un prezzo, er compenso giornaliero per consumare pezzo a pezzo. Poi alzi l’occhi vedi Roma e chi vive davero sta città, ritrova il senso a tutto non se ne vo più annà. Non se ne vo più annà. Non se ne vo più annà“.
La colonna sonora di Suburra, uno dei segreti del successo della serie tv
Nota di merito, poi, per la varietà di autori della scena hip hop che hanno contribuito ad impreziosire gli episodi di Suburra, raccontando al meglio il caleidoscopio umano che lo compone. Artisti come Amir con Questa è Roma, i Brokenspears e Cammina con me o i Cor Veleno e la loro Buona Pace attualizzano la storia e la narrazione, trasportandola ai giorni nostri, avvicinandola a chi guarda e facendola percepire attuale, come se stesse accadendo nell’esatto momento in cui cerchiamo di capire come evolverà il rapporto tra Spadino e Aureliano o quanto sarà devastante la discesa nell’inferno per il politico Amedeo Cinaglia, le cui illusioni giovanili sono state incendiate col napalm.
Nell’oscurità della tragica Suburra, la musica è l’unica via di fuga
Molti sono però i momenti leggeri, o comunque che non sfociano nel dramma. Scene che strappano una risata e son alleggerite dalle voci di Freddy Mercury con Living On My Own o dei Prozac+ con Acida. Scelte musicali che richiamano a un’altra serie cult, già citata precedentemente, ossia Romanzo Criminale, in cui il connubio tra la malavita raccontata e la musica pop del periodo riusciva a costruire un contrasto narrativo essenziale per la fruizione dello show. Anche Suburra si cimenta in questo espediente, forse in maniera meno “caciarona“, ma riuscendo nell’intento finale di rendere la musica una componente essenziale, un valore aggiunto in grado di far risaltare ancora di più le vicende eterne del quartiere più malfamato di Roma.