Serie Tv
Strappare Lungo i Bordi: la recensione della serie di Zerocalcare – PARTE 2
Dopo l’abbuffata dei primi episodi, arrivano anche gli ultimi 3: ecco tutti gli armadilli assegnati
Nella giornata di ieri è arrivata su Netflix la serie Strappare Lungo i Bordi, realizzata interamente dal fumettista Zerocalcare e prodotta da Movimenti Production insieme all’editore Bao Publishing. Noi de lawebstar.it dopo avervi raccontate le nostre impressioni sui primi 3 episodi, proseguiamo a parlarvi di cosa pensiamo della serie più attesa di novembre, esprimendo in voti, pardon, in armadilli, il nostro giudizio.
Zerocalcare: la seconda parte della recensione di Strappare Lungo i Bordi
Episodio 4
Il quarto episodio si apre affrontando l’annoso problema della ricerca di lavoro, un dramma a cui si unisce quel moltiplicatore di disperazione che è l’invio dei curriculum. Dalle riflessioni circa la stabilità occupazionale si passa poi alla descrizione in perfetto stile Game of Thrones della casa di Zero, tra grovigli di fili, divani carichi di ogni oggetto immaginabile e la continua ricerca di un ambiente protettivo in cui isolarsi dal mondo. Questa parte fa da antipasto al momento in cui Secco, Sara e proprio Zero partono per Biella, in modo da raggiungere l’amica Alice. Sul versante tecnico bisogna soffermarsi a spendere alcune parole riguardo il comparto visivo e sull’intero impianto stilistico della serie, che fedelmente si rifà allo stile di Calcare ma aggiunge una nuova linfa ai suoi fumetti, aumentandone la tridimensionalità grazie al colore e immergendo lo spettatore nella frenesia del flusso di coscienza di Zero grazie al dinamismo dell’animazione. Altra nota di merito è da dedicare all’armadillo, la cui voce di Mastrandea ne aumenta la figura di riferimento per il protagonista, regalandogli una surreale aura “zen sboccata”. Un perfetto grillo parlante d’altri tempi, insomma.
Intanto la storia va avanti, lungo determinati bordi che forse, a chi ha letto Le Profezie dell’Armadillo lasceranno presagire più di qualcosa.
Episodio 5
Il quinto episodio è, a detta di chi scrive, l’episodio che più ha convinto della stagione: ha il merito di raccogliere le briciole disseminate da Zero lungo tutti e 4 gli episodi che lo hanno preceduto, preparando lo spettatore, a sua volta, al sesto che chiude la prima esperienza di Rech con un prodotto d’animazione di questo livello. Un episodio che, però, non rimane “dietro le quinte” dell’atteso epilogo, ma imbastisce l’arrivo finale, presentando quanto non ti aspetti con la naturalezza più disarmante che si potrebbe, ossia l’apatia universale di Secco. Lungo un’altalena di emozioni che passa da un eccesso all’altro subentra un elemento totalmente assente sino a questo momento: il silenzio. Un silenzio che si palesa nella serie dopo che i rumori, le musiche di Giancane o il parlato velocissimo di Zero non si sono fermati un solo attimo. Un silenzio che frana a terra con la stessa delicatezza della bomba atomica in quel di Hiroshima. Un silenzio che porta con sé il peso della realtà e della verità. Che sono un po’ come il Natale: quando arrivano, arrivano.
Episodio 6
Provare, seppur brevemente, a recensire l’ultimo episodio di Strappare Lungo i Bordi non è facile. L’episodio finale affronta temi particolarmente ostici e da trattare prima con i guanti e poi con le pinze, ossia quelli del suicidio, della morte e della scomparsa di una persona cara, in questo caso di Alice. Si sofferma nel racconto del dolore, ma anche nell’unione di chi resta e di chi ricorda, del buco che rimane e delle risposte che ognuno prova a darsi in modo da poterlo riempire. Alla fine della fiera, ci si chiede insieme a Zero quali siano questi fantomatici “bordi” lungo il quale avremo dovuto strappare, e se questa azione possa avere ripercussione sulla vita degli altri. Ancora una volta è Sara a salvare Zero dall’addossarsi troppe colpe, forse, ingiustamente autoinflitte, riportandolo al discorso dell’autodeterminazione già affrontato nei primi episodi dello show. La scelta è ciò che determina l’uomo come essere libero, tanto nel bene quanto in quello che viene reputato come “male”, come anche già diceva Stanley Kubrick, tra l’altro omaggiato con una gag nell’episodio precedente: “È necessario che l’uomo possa scegliere tra bene e male e che ci sia il caso in cui egli scelga il male. Privarlo di questa possibilità di scelta, significa renderlo qualcosa di inferiore all’umano. Un’arancia meccanica appunto“.
Particolarmente azzeccata è la scelta stilistica e fonetica di “rendere” ai personaggi le proprie voci. Non vengono più doppiate da Zero, ma da loro stessi. I personaggi si riprendono la loro voce e non le sentiamo più filtrate attraverso quella di Calcare, riappropriandosi così della loro individualità, sino a quel momento sopita dall’inconsapevole egocentrismo del protagonista.
Strappare Lungo i Bordi: le note di merito
Aldilà del prodotto in sé, sicuramente apprezzabile, e pregno dell’essenza di Zerocalcare, va detto che Strappare Lungo i Bordi segna un punto di svolta per l’animazione italiana e per il fumetto. É innegabile come ci sarà un prima e un dopo, per entrambi i settori: l’animazione italiana ha radunato oltre 200 persone dietro ad un lavoro corale che valorizza il parterre di talenti di cui l’Italia è piena zeppa, ma a cui nessuno, a quanto pare, ha mai davvero guardato se non con un ghigno sornione.
Per quanto riguarda il fumetto, ci si trova all’ennesima conferma del media come strumento quanto mai vitale per l’intrattenimento. Insomma, basterebbe anche soltanto guardare gli incassi di Avengers: Endgame per accorgersi che attingere dalla Nona Arte ha sicuramente dei ritorni economici non da poco ma, aldilà del mero denaro, il fumetto conferma la sua centralità e ribadisce di essere ARTE, non con la A maiuscola, ma con tutte le lettere.
Altra nota di merito è sicuramente data dalle musiche: dai lavori di Giancane, sino alla scelta di quelle che baluginano fra gli episodi, da Tiziano Ferro a Ron, la componente sonora accompagna le emozioni vissute lungo tutto lo show, in maniera sempre ben studiata e calibrata su quanto è raccontato in quel preciso istante.
Strappare Lungo i Bordi: le note di demerito
Troppo poco Cinghiale. Adesso vogliamo uno spin-off su di lui.