TV e SPETTACOLO
Ricordiamoci di santificare Sanremo
Lontano dalle critiche, lontano dalle polemiche, c’è Sanremo che non è superficialità
Festival di Sanremo 2023: che la “settimana santa della musica” abbia inizio
A chi ama e a chi non ama Sanremo. Con oggi, martedì 7 febbraio 2023, avrà ufficialmente inizio la kermesse, il Festival di Sanremo 2023 giunto alla sua 73esima edizione nella sua forma più spumeggiante. Per tanti, soprattutto coloro che si cibano di tweet e post su Instagram, ha inizio quella che è stata ribattezzata essere una settimana santa.
Un clima che non ha paragoni forse, probabilmente e semplicemente unico, esclusivo. Un evento che echeggia da una parte all’altra del mondo non più e non meno degli Oscar, non più e non meno dei Grammy’s, non più e non meno di un evento che sa far parlare, scrivere, fantasticare. E questo è ciò che più si ama del Festival, un sottinteso dato a volte per scontato che scontato non é: Sanremo fa parlare.
Tutti parlano di Festival di Sanremo, anche chi di Sanremo non vorrà parlare
Tutti parleranno, tutti parleremo del Festival di Sanremo. Ne parlerà chi lo ama, chi ha già allestito il salotto, invitato gli amici, chi già conserva sul bracciolo carta e penna per appuntarsi voti, giudizi, semplici scarabocchi. Parla e continuerà a parlarne però anche chi proprio Sanremo non lo sopporta, chi lo critica, chi ha già silenziato le chat e preparato un piano alternativo al televisore. Ne parla persino chi dice che non lo guarderà irrompendo nelle conversazioni proprio per rivendicare che non lo guarderà.
Ci sono poi coloro che ne parleranno per forza di cose, per rompere il ghiaccio, per intavolare un argomento in pausa pranzo, per rendere più veloce e breve un viaggio in autobus col vicino di sedile. Chi per noia, chi per passione, chi per stizza, chi per accrescere ancor più la propria avversione, chi per curiosità, chi per la buona musica, chi per criticare la musica, chi non sa resistere al fascino degli abiti, chi vorrà dettagliatamente argomentare il cattivo gusto dietro ad alcuni look.
Festival di Sanremo… odi et amo
Che lo si guardi per amore o che lo si guardi per rancore, nessuno scapperà dal Festival. Nemmeno coloro che diranno di essere riusciti a evitarlo, guardandolo di nascosto o recuperando solamente i momenti salienti. Ricordiamoci però di santificare Sanremo, senza invocare necessariamente la religione, perché si riducono a uno gli eventi in Italia capaci di questo. Lontano dall’interrogativo del perché Sanremo è Sanremo, proprio Sanremo è la risposta.
Un Festival al quale si deve rendere il merito di saper unire e disunire. Un Festival che allontana e spinge fuori casa i meno appassionati ma che riunisce intere famiglie, amici dislocati per il mondo. Persone che condivideranno gruppi WhatsApp, Leghe e che per 5 serate si dimenticheranno forse di tanti affanni semplicemente perché Sanremo è di per sé un’occasione per non pensare, una camomilla della sera, una passeggiata con la musica alle orecchie.
Il tempo sospeso del Festival tra passato e futuro
In fondo cos’altro è il Festival se non una nazionale senza pallone, non 11 uomini a cui rimettere la propria speranza ma 28 artisti da sostenere. Non solo tifo, non solo auspicio ma partecipazione, che all’Ariston non è la palla che decide dove andare ma un pubblico che premia il migliore. Cos’altro è Sanremo se non compresenza, passato e futuro in scena, quel che è stato e celebrazione di quel che già abbiamo cantato ma anche ciò che canteremo domani.
Lontano dalle polemiche, lontano dalle critiche, dovremmo smettere di domandarci se guardalo sia giusto o sbagliato, ma semplicemente godercelo. Ricordiamoci dunque di santificare Sanremo perché mala tempora currunt. Ricordiamoci, ogni tanto, di santificare le feste. Sono anni bui, di incertezze e precarietà, che evadere per una sola settimana non è superficialità. Rivisitando le parole di un uomo che la città di Sanremo l’ha profondamente amata: prendete il Festival con leggerezza, che non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto. Buon Festival di Sanremo a tutti!