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Renato Zero, la molestia subita da bambino: “Aveva la patta sbottonata”
Renato Zero ricorda uno spiacevole episodio legato alla sua infanzia che denunciò, nel ’73, in una sua celebre canzone
Renato Zero: 72 anni di età e oltre 50 anni di carriera
In una lunga intervista a Il Corriere della Sera Renato Zero si racconta senza filtri, tra le sue mila e mila maschere, dal concerto con un solo spettatore al prossimo appuntamento al Circo Massimo per festeggiare i suoi 70 anni, in ritardo. La pandemia ha silenziato la sua festa, ma ora Renato Zero con i suoi Sorcini è pronto a riprendersela. Tra le tante curiosità, dal suo rifiuto delle etichette al suo ricordo di Raffaella Carrà, si nota un oscuro episodio relativo al suo passato trasformato, in età adulta, in una denuncia all’interno di una sua celebre canzone.
Renato Zero, Qualcuno mi renda l’anima: la canzone del ’73 in cui parlò di pedofilia
Elencare quante persone abbia incontrato e conosciuto o quante cose abbia fatto o quanti posti abbia visto in 70 anni di età di cui 50 sul palco, è impossibile. Jimi Hendrix, Raffaella Carrà, Boncompagni solo per citare i primi 3 nomi che vengono a galla con evidenza nell’ultima intervista rilasciata da Renato Zero a Il Corriere della Sera. Ripercorrendo alcuni momenti salienti della sua carriera e ritornando agli anni del suo esordio e del suo debutto al fianco di Boncompagni, c’è però nella memoria di Renato Zero un episodio molto infelice.
“Mi dicevano ‘perché parli dei pedofili se non ci sono?'”
La mente di Renato Zero lo ripesca quando è il giornalista a chiedergli come mai la volontà di parlare di un tema così delicato e oscuro come la pedofilia all’interno di una sua celebre canzone del ’73, Qualcuno mi renda l’anima. Una canzone che non passa inosservata ora come allora, scritta da Renato Zero con il preciso intento di parlare ad alta voce di un argomento che nel ’73 veniva silenziato con imbarazzo. “La gente mi diceva: ‘perché parli dei pedofili se non ci sono?‘ – racconta Renato Zero – Spesso per scrivere le mie canzoni si accendono le foto della memoria“.
La molestia subita da bambino
Emerge così un episodio triste che fa parte non della carriera artistica ma della vita del cantante: “Un giorno mi trovavo a piazza Augusto Imperatore con la retina per le farfalle e il mio cane. Un signore con la patta sbottonata mi chiese ‘perché non vieni qui a prendere le farfalline?’“. Così poi, sempre il cantante raccontando: “Immagini un bambino che assiste a una cosa del genere… il Renato adulto porterebbe quel signore in commissariato“.
Renato Zero e la pretesa di essere libero
Nel chiacchierare con il giornalista emerge poi la fame di libertà di Renato Zero, quella stessa fame che lo ha animato 50 anni fa quando da “ragazzino impertinente, invadente ma con una carica di vita mostruosa” ha rinunciato ad un volto per godersi le sue più autentiche maschere, le sue mille facce. “Io dell’apparenza sono stato vittima ogni volta che mi volevano affibbiare un’etichetta solo perché guardavano la confezione“, dichiara parlando di sé. Lui, che la libertà l’ha pretesa, si bilancia poco sulla vita privata di oggi pur senza rinnegare di essere felice e soddisfatto. Così, nel raccontare chi è Renato Zero oggi, a distanza di 50 anni da quella “prima volta”: “Non ho infilato pantofole e vestaglia, non ho mai accettato che l’altra piazza del letto fosse abitata. Però amo, non sono vedovo“.