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Quello che non viene mostrato delle Olimpiadi: Storie di donne a cinque cerchi, il libro dedicato al sacrificio sportivo

Donne olimpiche, atlete, figure mitologiche che hanno rivoluzionato la storia dello sport con sacrificio e spirito di abnegazione

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Al di là delle imprese eroiche, dei record, degli ori, quello che resta delle Olimpiadi nel corso del tempo sono le storie: le personali e singolari battaglie, rivalse, esistenze ribelli, solitarie. Così la storia delle Olimpiadi – le ultime volte al termine proprio in questi giorni a Tokyo – si interseca a quella di uomini e donne, società, usi, tradizioni, costumi. E se le Olimpiadi in generale riflettono a loro modo un’evoluzione, gli atleti con le loro esperienze riflettono la società portando sulle piste di atletica, nelle vasche, sulla terra battuta le guerre personali che talvolta non si limitano ad essere solamente sportive. In PORTABANDIERE – Storie di donne a 5 cerchi, libro frutto del lavoro di 5 penne (Nicolò Vallone, Benne Monighini, Micaela Comasini, Federica Palman e Sandro Ros) c’è tutto questo: storie, rivoluzioni, sconfitte, lacrime ma anche gioia, gratificazione, spirito di abnegazione, sacrificio.

Grandi donne, dietro grandi atlete.

PORTABANDIEREStorie di donne a cinque cerchi

26 racconti, 25 + 1 in realtà; la passione si fà a 5 cerchi come i 5 scrittori che si sono messi al lavoro di un’opera magna nel suo genere: raccontare le donne olimpiche ma anche tutto quello che delle donne olimpiche non si conosce, non si vede, non si coglie. Guai però a farsi ingannare dal titolo perché in PORTABANDIERE – Storie di donne a 5 cerchi vengono raccolte le storie di tutte le atlete che nella vita, nelle loro gare e nelle loro corse alle Olimpiadi, hanno sventolato le proprie bandiere ben al di là di quella nazionale. E così, in questa singolare antologia al femminile, vengono raccontate non solo le protagoniste ma i loro punti di partenza, le politiche avverse, le medaglie vinte contro ogni pronostico davanti agli occhi dei detrattori, di chi si fingeva nel pensiero che una donna non sarebbe mai stata capace di eroiche gesta.

Lo spirito di abnegazione, il sacrifico di mitologiche atlete

L’amore e la passione per lo sport è solamente il fil rouge per una narrazione che ha del mitologico e che restituisce al lettore una storia rosa delle Olimpiadi in cui i nomi propri svaniscono per lasciar piede e spazio a quelli di grandi paladine greche, le Atena e le Antigoni degli ultimi secoli. Doveroso attribuire ai 5 scrittori il merito non solo di aver indagato la vita e le imprese sportive delle atlete (molte delle quali hanno voluto arricchire l’excursus parlando in prima persona come la triatleta Nadia Cortassa ma anche la judoka e scultrice Emanuela Pierantozzi), ma di averlo fatto rispettando internamente una diacronia imprescindibile e soprattutto funzionale a descrivere l’importanza di alcune vittorie, il riscatto morale che accresce ancor più il peso specifico dell’oro, dell’argento e del bronzo. Sapiente anche la profonda indagine di un peso impercettibile, quello che le telecamere non amano riprendere perché “troppo poco televisivo”: quello della sconfitta.

Insomma, se le recenti Olimpiadi di Tokyo 2020 hanno avuto il merito di riavvicinare, in un momento storico particolare, gli italiani al mondo dello sport abbattendo la barriera mediatica del calcio, la lettura di PORTABANDIERE andrà a saziare la fame di conoscenza, l’appetito che queste singolari Olimpiadi ci hanno lasciato.

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