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Perché festeggiamo San Valentino: le origini (oscure) della festa più sdolcinata dell’anno

L’incredibile vita di San Valentino, vescovo di Terni: come la sua celebrazione soppiantò un rito pagano

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Come Papa Gelasio I soppresse il rito dei Lupercali, “il San Valentino” pagano

I romani erano soliti festeggiare i Lupercalia, dal 13 al 15 febbraio, in onore di Luperco, protettore della fertilità e, quindi, della primavera. In un luogo, detto Lupercal, nei dintorni del quale la lupa allattò Romolo e Remo secondo la leggenda, venivano sacrificate delle capre. Col sangue delle vittime venivano sporcati i volti di due giovani e poi ripuliti con il latte. Dalla pelle di capra i sacerdoti di Luperco ricavano delle cinghie con le quali flagellavano alcune donne sposate. Queste si sottoponevano volontariamente alla flagellazione, convinte che essa avrebbe fatto bene al loro matrimonio. Tutto questo durò fino alla seconda metà del V secolo d.C., quando papa Gelasio I sostituì i riti pagani con la celebrazione di San Valentino. Nonostante non fosse inizialmente riconosciuto come “patrono degli innamorati”, Valentino era considerato dalla Chiesa testimone attivo dell’amore cristiano.

La lunga vita del vescovo Valentino, martire a 97 anni, fra leggenda e realtà

Il futuro vescovo Valentino nacque a Terni, che allora si chiamava Interamna Nahars, fra il 176 e il 178 dopo Cristo. Divenuto vescovo molto giovane, predicava la fratellanza durante le persecuzioni ai danni dei cristiani. Secondo la leggenda, accompagnava i fidanzati verso il matrimonio. Un giorno sentì una coppia di giovani che litigava e offrì loro una rosa in segno di pace. I due dovevano imparare a tenerla in mano insieme, senza pungersi con le spine. Pochi giorni dopo chiesero a Valentino la benedizione per il loro matrimonio. Sempre più coppie, sentita questa storia, si rivolgevano a lui per sposarsi. In particolare Valentino, secondo il mito, si rese “colpevole” di aver celebrato il matrimonio illecito fra il legionario pagano Sabino e la cristiana Serapia, ormai in fin di vita. L’imperatore Aureliano non gradì e il 14 febbraio 273 lo fece torturare e decapitare.

Patrono degli innamorati? Un’idea tardomedievale di Geoffrey Chaucer, autore de I Racconti di Canterbury (forse)

Ma per secoli il martire cadde del dimenticatoio. Molte delle leggende che circondano Valentino di Terni le dobbiamo all’autore inglese Chaucer. Queste leggende le recuperò dai racconti del passato o in molti casi le inventò, in un’epoca, il basso medioevo, in cui l’ideale dell’amor cortese si andava affermando fra i poeti. Ecco perché la festa di San Valentino si pensa sempre associata al mondo anglosassone.

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