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Paolo Bonolis critico del Festival di Sanremo 2022: “Deve essere stupefacente, sennò è una messa cantata”

La troppo poca concorrenza di Mediaset non spronerebbe la Rai a fare di più? Il pensiero di Bonolis sul Festival di Sanremo

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Paolo Bonolis critico del Festival e della “poca concorrenza” di Mediaset

Paolo Bonolis ha fa un’analisi molto puntuale sul Festival di Sanremo 2022, visto tanto storicamente quanto dal punto di vista di chi l’evento lo ha visto, toccato, conosciuto approfonditamente. Da ex direttore artistico e da “voce della concorrenza”, Paolo Bonolis entra nel merito di quello che la kermesse è diventata senza tralasciare critiche.

Festival di Sanremo 2022: la critica sugli ospiti

Paolo Bonolis è tra coloro che, per il Festival di Sanremo 2022, non si affiderebbe più al Teatro Ariston di Sanremo come location. A confessarlo è lo stesso conduttore Mediaset che il Festival lo conosce bene. Parlando a ruota libera al settimanale Oggi, così Bonolis è entrato nel merito di un evento sensazionale che però, a suo dire, non pretenderebbe più troppo da sé stesso. “Dal 2010 il Festival, per un gentlemen’s agrement con Mediaset non ha più una controprogrammazione, e allora giustamente la Rai non sente la necessità di investire cifre importanti per invitare ospiti sensazionali, tanto gli ascolti sono altissimi lo stesso“, così dichiara Bonolis. Il conduttore, tra i più amati e apprezzati di Mediaset, sembra così rintracciare nell’assenza di una concorrenza la forza attuale del Festival che non necessiterebbe più di dover essere “fantastico”, limitandosi ad essere quello che semplicemente è e riuscendo nell’intento senza troppi sforzi.

E non solo gli ospiti, anche l’Ariston raccoglie critiche

Così, il Festival – ha poi continuato Bonolis – resta un racconto molto italiano. Bellissimo, intendiamoci. Ma Sanremo meriterebbe di essere ‘eventizzato’ con qualcosa che lo spettatore italiano non ha modo di vedere nell’arco di tutta la stagione televisiva“, e qui la critica sembra essere mossa ancora una volta nella “poca fantasia” che la Rai avrebbe dimostrato nella selezione di ospiti e superospiti per l’evento. Ritornando all’Ariston in sé poi, Bonolis sembra essere tra coloro che ne farebbe anche a meno: “L’Ariston non è stato consacrato da qualche fede religiosa. È un bellissimo teatro, che secondo me ha esaurito la sua funzione espressiva. Credo che, viste le potenzialità tecnologiche di cui disponiamo, si possa immaginare un racconto televisivo che sia più contemporaneo“. Il rischio di mantenerlo all’Ariston? “Deve essere il più possibile stupefacente, sennò è una messa cantata, che ha un immenso valore, ma non si scosta da quella traiettoria che ha cavalcato per decenni“.

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