Attualità
Olindo e Rosa: finito il campionato, l’Italia tifa in Tribunale
Cosa davvero importa alla gente della coppia di Erba?
Una sentenza spesso non basta: 1,5 persone al giorno vengono risarcite per essere state detenute ingiustamente
24 milioni e mezzo di euro. Cifra notevole, ma molto meno importante di un numero ben più basso in valore assoluto ma estremamente più grave in peso specifico: 565. Il primo numero indica la spesa per l’anno 2021 che lo Stato ha dovuto sostenere per indennizzare le appunto 565 vittime di ingiusta detenzione (dati Errori Giudiziari). Il dato è solo spunto per inserirsi nel dibattito tornato in auge recentemente su social e tv: la strage di Erba. Che vi siano ogni giorno quasi 2 persone risarcite per essere state detenute ingiustamente è sintomo di una giustizia fisiologicamente (o meno) fallace, il cui comportamento e le cui decisioni meritano di essere osservate, analizzate, commentate da chi di dovere per ridurre al minimo gli errori.
Oltre ogni ragionevole dubbio?
Della strage di Erba si parla ancora e tanto, perché alcuni ritengono che la giustizia possa aver tratto conclusioni errate e sancito una pena ingiusta ai due arcinoti coniugi. Tali dubbi sono stati avanzati naturalmente e senza stupore dagli avvocati difensori e in maniera evidente anche da parte di giornalisti. Anche questo non dovrebbe stupire e indignare, né dare fastidio.
Eppure l’Italia, nel suo essere pubblico di tale vicenda, ha ceduto ancora una volta al tifo becero. Sarà perché la Serie A ha smesso di regalare emozioni da tempo, sarà perché scegliere casacca e issare bandiera è visceralmente nella nostra indole, ad ogni modo tutti sembrano aver già scelto (come se fosse in capo a loro) sull’innocenza o sulla colpevolezza di Olindo e Rosa. Tale scelta deriva però spesso, sembra, da simpatie, personali interpretazioni, intuiti più o meno sostenuti con orgoglio, mentre pochi sembrano ragionare sull’opportunità o meno che la giustizia possa essere messa in discussione.
Olindo e Rosa: chi può dire davvero la sua?
Che Le Iene si spendano in servizi tesi a ipotizzare e sostenere l’innocenza di Olindo e Rosa Bazzi o che Selvaggia Lucarelli e altri con lei esprimano invece la propria convinzione sulla colpevolezza dei due soggetti non è importante. Non sta a nessuno di questi soggetti, Le Iene, Selvaggia Lucarelli, o chiunque altro, risolvere il caso. Spetta alla Giustizia. Però a qualcuno dovrebbe, si crede, spettare il compito di poter mettere in discussione il suo operato. Certo, non tutti hanno tale potere, ma qualcuno sì, come ad esempio Cuno Tarfusser o gli avvocati difensori.
Se non nei panni di Olindo e Rosa, almeno in quelli di altre 565 persone
Non si capisce, perlomeno chi scrive, perché tale possibilità debba essere osteggiata o vista con sospetto o vissuta con fastidio o ridicolizzata. Una sentenza è stata emessa, ma dovrebbe, si ritiene, poter essere legittimo rimetterla in discussione (elementi alla mano). Chi dovrà valutare tale possibilità lo farà e qualunque esito sarà determinato da chi come società crediamo possa avere gli strumenti per farlo al meglio. Detto questo, siamo quindi sicuri di voler accettare con facilità una sentenza di ergastolo? Sicuri di non prendere in considerazione che in casi complessi come quello di Erba possano essere stati commessi errori? Sicuri di immaginarci nei panni, se non di Olindo e Rosa, dei 565 sopra citati detenuti ingiustamente e di non avere altra possibilità oltre la prima sentenza? Pensiamoci bene.