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MUSICA

Morgan: il personaggio più atipico del panorama della canzone italiana

Dall’amore per il basso all’era “Bluvertigo”: la storia e la vita del grande artista che compie oggi 49 anni

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Morgan, l’eclettico artistica dalla vita tempestosa

Morgan, all’anagrafe Marco Castoldi, compie oggi, 23 dicembre, 49 anni. Nato a Milano ma cresciuto a Monza, Morgan è attivo sin dalla fine degli anni Ottanta sulle scene musicali (era ancora un giovanottello quando cominciò a proporsi), noto e arcinoto per un temperamento bizzoso, aggressivo, stravagante e a volte rasentante la follia. I suoi modi fanno discutere da sempre gli spettatori, i quali si trovano talvolta in difficoltà al momento di definirlo più o meno autentico ma quello su cui nessuno si è mai permesso di proferire parola, oltre il personaggio, è la sua enciclopedica cultura e la sua maestria nel raccontare anche al pubblico più acerbo la complessità e la beltà della musica e dell’arte.

Morgan: una vita da “acchiappa-note”

La musica fa da sempre compagnia a Marco, la cui sorella maggiore Roberta è una validissima violoncellista, oltre a svolgere l’attività di docente universitaria. Sin da piccolo, il futuro cantautore e compositore si lascia suggestionare dall’arte dei suoni e dagli infiniti meccanismi di combinazioni tra le note. Il primo approccio è con la chitarra, ma l’essere mancino gli impedisce di suonarla bene come vorrebbe, per cui passa ben presto al pianoforte, il timbro che maggiormente lo conquista (già a 10 anni compone una Sonatina) e che lo porta poi a scoprire quegli strumenti elettronici destinati a dettare legge, negli arrangiamenti e nelle direzioni musicali dei vari brani di musica pop, praticamente per tutti gli anni Ottanta e i primi Novanta, allorquando si punterà ad un recupero delle sonorità più tradizionali e più “autentiche”.

Morgan: il fascino del basso e l’inizio dell’era firmata Bluvertigo

In supporto alle tastiere, ecco che Marco (il quale proprio in quegli anni giovanili incomincia a farsi conoscere, suonando sovente in gruppo con altri ragazzi ed esibendosi sia in Brianza che a Milano e dintorni) si affeziona anche al basso elettrico e s’inventa un sistema particolare per poterlo utilizzare tranquillamente, sfidando il già ricordato mancinismo che lo “affligge” sin dalla nascita. Questo alternarsi tra tastiere e basso è un ruolo che Morgan (già a 12 anni il ragazzo brianzolo assume quello che sarà il suo pseudonimo di sempre, a parte una temporanea, breve esperienza come Markooper) mantiene soprattutto nel gruppo al quale dovrà il primo grande successo di pubblico, i Bluvertigo, con cui si presenterà anche al Festival di Sanremo del 2001 con la canzone intitolata L’assenzio, a coronamento di un lungo periodo di diffusione di un genere che mischia la sperimentazione alla tradizione, non senza concreti e originali risultati (vedi Metallo non metallo, album di buon successo datato 1997).

Morgan: alla riscoperta della grande canzone italiana d’Autore

Tralasciando in questa sede le vicissitudini di una vita privata assai burrascosa e facendo soltanto cenno a una feconda – quanto a volte discussa – attività televisiva, spesso in veste di esperto musicale competente, non si possono certo ignorare i felici tentativi da parte di Morgan di dare nuova linfa alla grande canzone nostrana d’Autore, soprattutto quella dei cantautori del periodo d’oro (grosso modo, dalla fine degli anni Cinquanta a tutti i Settanta). È difatti il caso della valida rilettura dell’intero album di Fabrizio De Andrè ispirato alle poesie tratte dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters (Non al denaro, non all’amore nè al cielo), come pure dell’ambiziosa doppia antologia dell’Italian Songbook, con omaggi a Domenico Modugno, Sergio Endrigo, Piero Ciampi, Pino Donaggio e tanti altri, anche con alcune canzoni ripetute in lingua inglese (a volte con relative versioni scritte appositamente dallo stesso artista brianzolo in assenza di traduzioni già esistenti) per rendere più appetibile il prodotto al pubblico internazionale.

Morgan, onnivoro d’arte oltre i confini delle note

È qui che emerge il lato più spontaneo e maturo al contempo di un musicista che, accostatosi in modo più ampio e profondo alla classica melodia italiana e alla sua evoluzione nel tempo, se ne fa sostenitore ed anche portatore e divulgatore, elaborando pure nuove composizioni che sanno di qualcosa di veramente “nostro” (basti ricordare Semplicemente, il brano con cui i Bluvertigo, riunitisi dopo anni, si presentano nel 2016 nuovamente al Teatro Ariston di Sanremo, finendo una volta di più nelle zone più basse della graduatoria). Basti infine ricordare una curiosa parentesi di Morgan in qualità di regista dell’allestimento di un’opera buffa del Settecento (Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa) andata in scena con esito confortante al Teatro Coccia di Novara, per sottolineare questa capacità di essere comunque un uomo musicalmente onnivoro, una capacità atta sempre più a manifestarsi attraverso esperienze variegate e, almeno sul piano professionale, sapientemente gestite.

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