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Menomale che Salvo c’è! Due parole sul “caso Aranzulla”
Il crollo di un mito
Un supereroe dalle mille risposte? Salvatore Aranzulla è molto di più
Non me lo aspettavo così. Rinchiuso nella sua Salv-caverna di lusso a programmare milioni di stringhe di codice al giorno, circondato da punti luce sapientemente calcolati da lui medesimo, alle prese con i fastidiosi abbracci della “Sabri” che turbano il suo prezioso sonno. Non me lo immaginavo protetto da uno squadrone della morte pronto a difendere il suo mondo fisico e virtuale nella pericolosa City Life. Non me lo aspettavo nemmeno così drammaticamente immerso nel dubbio amletico sul “lavorare o non lavorare”.
Il codice Aranzulla
Il Salvatore Aranzulla che conoscevo io era un umile e gentile campione informatico, un benefattore delle piccole tragicomiche questioni di noi tutti piccoli incapaci navigatori del web. Era quel giovanissimo e liscissimo portatore sano di slip da mare, indossabili solo da chi ha l’autostima elevatissima, o da chi di elevatissimo ha perlomeno il conto in banca. Lo facevo uno di noi in fondo, ma sbagliavo.
Si stava meglio quando si stava senza
Salvatore Aranzulla è diverso da come lo immaginavo. Ma ho capito dove è avvenuto il fraintendimento. Il “mio” Salvatore Aranzulla non aveva volto, non aveva soprattutto voce. E incredibilmente parlava solo di ciò che volevo sapere. Io domandavo, lui rispondeva, ma sui miei temi d’interesse. Ora che ha fatto il contrario, ora che ha parlato dei fatti suoi, non solo ho capito che non lo conoscevo affatto, ma anche che sarebbe stato meglio, almeno per me, continuare a non saperne di più sul suo conto.