Cinema e Teatro
Massimo Troisi, il suo amore con Anna Pavignano: “Lui non voleva figli”
Una lunga storia d’amore finita ma sicuramente vissuta a pieno
Massimo Troisi e Anna Pavignano: l’amore in una storia finita
Massimo Troisi e Anna Pavignano hanno condiviso parecchi anni della propria vita insieme, in quella che è stata una forte storia d’amore. Poi finita, ma non per questo non vissuta a pieno: a distanza di 50 anni dal loro primo incontro, la donna, in un’intervista per Vanity Fair, ha ricordato il suo amore per un attore che ha fatto la storia del cinema italiano, con la sua simpatia, allegria ed anche riflessione malinconica.
“Alcuni tratti maschilisti in lui venivano fuori”
Anna Pavignano ha parlato della sua storia d’amore con Massimo Troisi, in tempi lontani ma non meno vividi nei ricordi. Un rapporto nel quale, nonostante il grande affetto, c’erano molte differenze. Almeno iniziale, anche di pensiero. “Sì, c’erano molte differenze culturali ma anche un tentativo di adeguamento reciproco. Sono stata travolta da tante cose: Napoli, Massimo, la sua famiglia così numerosa, erano sei fratelli, mogli, nipoti. Mi sono innamorata“.
Ancora: “Lui non pretendeva di essere femminista, ma ha capito al volo che c’era qualcosa da cambiare, è stato facile capirsi. Certo, alcuni tratti maschilisti in lui venivano fuori“. Differenze ma anche tanta voglia di capirsi, per potersi amare più a fondo. Ancora, la questione figli, mai avuti da Massimo: “I figli lui non li voleva, aveva un certo timore delle responsabilità e, fino a un certo punto, io ero d’accordo. In seguito, abbiamo avuto desideri diversi, e questo qualche attrito lo ha creato“.
Il capitolo malattia
Si è poi passati a parlare delle condizioni di salute di Trosi, che è scomparso prematuramente nel 1994, all’età di soli 41 anni, a causa di un attacco cardiaco. Su quanto fosse presente la malattia nell’attore, la Pavignano ha commentato: “Non lo era. C’era una qualche rimozione, quando eravamo insieme non ho mai avuto la preoccupazione che potesse peggiorare. Stava bene, viveva come una persona normale, solo aveva bisogno di un po’ di accudimento in più“.