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Mario Draghi tra gli italiani: un Primo Ministro vicino a molti, ma (forse) non a tutti

Le fatiche di Mario Draghi a spasso per l’Italia

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Il “Giro d’Italia” del Presidente Draghi: dal PNRR ai Patti per le principali metropoli

Sono giornate febbrili e laboriose per Mario Draghi, che da poco più di un anno ricopre la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri: impegni di politica interna e di politica estera riempiono quasi tutte le pagine della sua agenda di lavoro.

La risoluzione di problematiche assai delicate, sia sotto il profilo della situazione economico-sociale dell’Italia, sia sotto quello di un equilibrio internazionale ormai da quasi 2 mesi minato dalla crisi russo-ucraina, porta lo statista romano di origini veneto-irpine a viaggiare di continuo tra le principali città italiane e alcune capitali estere, senza contare gli appuntamenti diplomatici che lo attendono a Palazzo Chigi, a contatto con colleghi stranieri in visita ufficiale

Le visite a Napoli e Torino hanno visto andare in scena alcune contestazioni al premier

Sin dalla nascita del progetto Italia Domani, risalente allo scorso anno e incentrato fondamentalmente sul cosiddetto PNRR (ossia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), il nostro Capo del Governo si è recato nelle principali città dello Stivale ed ha perorato direttamente la causa da lui stesso caldeggiata in sede istituzionale, spiegandone le caratteristiche.

Negli ultimi mesi Draghi ha fatto tappa a Genova (il 9 febbraio), a Firenze (il 23 febbraio), a Napoli (il 29 marzo) e a Torino (il 5 aprile). In particolare, le visite presso i capoluoghi di Campania e di Piemonte sono state determinanti in quanto si è inteso raggiungere e ratificare appositi accordi con i rispettivi sindaci, il napoletano Gaetano Manfredi e il torinese Stefano Lo Russo: tali patti consistono in aiuti governativi di lunga durata e di una certa consistenza per ripianare i bilanci, da tempo dissestati, di entrambe le metropoli (“Soldi non regalati, ma vincolanti al raggiungimento di precisi obiettivi”, ha precisato il Presidente del Consiglio).

Draghi a Napoli e a Torino: gli incontri non facili tra il Primo Ministro e i cittadini

Le visite del nostro Primo Ministro a Napoli e Torino hanno inevitabilmente diviso le rispettive popolazioni: in particolare, sia nel capoluogo campano che in quello subalpino, le voci dissenzienti hanno fatto sentire tutto il loro livore, la loro rabbia. Oltre ai “nemici” del vaccino anti-COVID, numerosi sia nella metropoli meridionale che in quella settentrionale, che hanno lamentato l’obbligo di fare uso del “lasciapassare verde”, ci sono state le prese di posizione sia di intere categorie di lavoratori (come i tassisti torinesi), sia dei residenti nelle periferie e in certi quartieri dei Centri Storici, insoddisfatti di un tenore di vita già precario. In particolare, è stata presa di mira la politica interventista seguita dall’Italia in relazione al conflitto russo-ucraino: al Rione Sanità di Napoli Draghi è stato duramente contestato, anche con striscioni che esortavano a spendere soldi non per gli armamenti, ma per migliorare le strutture sanitarie dell’Italia intera.

Mario Draghi: i nuovi impegni dell’Italia al cospetto della crisi nell’Est europeo

Dopo il Consiglio dei Ministri del 6 aprile, in cui è stato annunciato che, in caso di “chiusura dei rubinetti” da parte russa, ci sarà gas a disposizione sino ai primi del prossimo autunno, cioè quando verranno esaurite le riserve energetiche già presenti, 5 giorni dopo, ossia lunedì 11, Draghi si è recato ad Algeri in visita ufficiale e, a parte il brutto scherzo giocatogli dalla stanchezza (nel suo discorso, tenuto in lingua italiana non parlando egli bene il francese, ha detto “Argentina” anziché “Algeria”), ha garantito con il collega nordafricano un accordo tra la nostra ENI e la locale Sonatrach qualora vi fosse necessità di importare in Italia gas per il futuro. Infine, in un breve videomessaggio in inglese per l’iniziativa internazionale di raccolta fondi Alzatevi per l’Ucraina, il Capo dell’esecutivo ha sottolineato l’impegno presente e futuro del nostro Paese nell’accogliere o comunque aiutare i profughi di guerra.

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