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Mara Venier, il grido di libertà a Domenica In: “Un figlio va amato anche se omosessuale”

La conduttrice si è sempre mostrata in prima linea nella difesa dei diritti LGBT

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Mara Venier, il grido di libertà: chi è omosessuale non è diverso

Mara Venier a Domenica In non ha parlato di una persona omosessuale nello specifico, ma di una più vasta categoria, ancora oggi etichettata come “diversa”, “strana”, od ancora, peggio, “deviata”. Niente di tutto ciò: può bastare un minimo di intelligenza ed evoluzione umana/culturale per andare oltre a queste mere etichette che non fanno altro che soffocare la persona e le sue qualità, ed anche difetti, ma pur sempre umani.

La questione è stata affrontata nello studio di Domenica In, perché Mara ha accolto due ballerini di Ballando con le Stelle. Costoro, il nuotatore Alex Di Giorgio e il suo ballerino Moreno Porcu, entrambi appartenenti alla comunità LGTB. Una coppia che la conduttrice ha definito: “Dolcissima e di grande esempio per tutti i giovani che hanno ancora grandi difficoltà nel ai loro genitori, e al mondo intero, di amare una persona dello stesso sesso“. 

“Vorrei arrivare in un mondo in cui nessuno deve più dire quali sono i propri orientamenti sessuali”

Questo, il discorso di Mara Venier a Domenica In, che è risuonato come un vero e proprio grido di libertà. La conduttrice ha infatti alzato la voce per esprimere il proprio pensiero sulla questione: “Un figlio va amato sempre anche se omosessuale“. Ancora: “Ci sono tanti ragazzi che mi scrivono ogni giorno, ragazzi che hanno tantissime difficoltà perché gay. Soprattutto con i genitori che fanno fatica ad accettare questa cosa, io vorrei aiutarli“.

A questo punto Mara ha espresso un suo desiderio personale, sulla dibattuta questione omosessuale. “Vorrei arrivare in un mondo in cui nessuno deve più dire quali sono i suoi orientamenti sessuali“. La Venier con le sue parole ha centrato un punto fondamentale: è davvero difficile capire perché le persone debbano sentire quasi l’obbligo di definire la propria identità sessuale. Ma soprattutto perché debbano sentirsi giudicate, se non corrisponde a quella considerata la “normalità”. Basterebbe prendere coscienza di quanto essere diversi significhi essere umani.

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