MUSICA
Mannarino, capitolo “V”: la recensione di un album che ci porta in viaggio attorno al mondo
Suoni e lingue da tutto il mondo, alla ricerca della libertà
Romano cresciuto nel quartiere popolare di San Basilio, sulla via Nomentana, origini calabresi, 42 anni compiuti il 23 agosto scorso, Alessandro Mannarino è una voce a sé stante dell’odierna canzone italiana d’autore. Valorizzato con successo dai circuiti alternativi e lanciato in televisione da Serena Dandini, che lo ha più volte ospitato nei suoi programmi satirici, salito poi alla ribalta con lavori discografici assai interessanti, Mannarino si ripresenta agli ascoltatori con il suo quinto lavoro, appunto numerato con cifra romana nel titolo.
V, un viaggio in musica attorno al mondo
Tuttavia questa V può anche leggersi come consonante dell’alfabeto, in quanto iniziale della parola “viaggio”. Già, perché questo disco, registrato tra l’Italia e le due Americhe, è un vero e proprio giro del mondo in musica alla ricerca e alla riscoperta delle sorgenti della civiltà e dell’umanità, specie in tempi come quelli odierni in cui la natura e la sua purezza sono oggetto dello scempio di un uomo sempre più egoista e spesso crudele.
Mannarino “armato” di voce, a caccia della libertà
L’album contiene tredici pezzi variamente arrangiati, tenuto conto anche delle sfumature delle tradizioni musicali delle terre evocate nei vari brani: l’Africa, cui è dedicata la bella canzone di apertura del disco, vera e propria esaltazione delle atmosfere tipiche del continente nero; l’Amazzonia (con un canto nella lingua locale eseguito da una voce femminile); gli stessi Stati Uniti (con la curiosa e a tratti divertente Banca di New York, il cui testo è scritto parzialmente in romanesco). Spicca il già noto singolo Cantarè, brano trilingue (italiano, spagnolo e ancora romanesco) dedicato alla forza di combattere usando il canto quale arma preziosa per ottenere una sacrosanta, meritata libertà, ma anche Congo è un pezzo di denuncia, dedicato ai crudeli massacri sovente ivi compiuti.
Meritano infine di essere menzionati Ballabylonia, il cui testo è creato impastando praticamente tutte le lingue del mondo, e il motivo conclusivo di questa quinta fatica di Mannarino, la ballata Paura, eseguita con scarno accompagnamento di chitarra. In definitiva, V non è un album facile che “prende” al primo ascolto, ma invita l’ascoltatore alla meditazione, prendendo spunto dai temi ben trattati da Mannarino stesso nei testi da lui cantati oppure recitati, anzi, sussurrati secondo il suo stile ormai noto al suo ben scelto pubblico.