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Attualità

L’ultima lezione di Piero Angela

“Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire”

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Piero Angela. Un inno al viaggio della vita, un testamento spirituale all’umanità, un insegnamento sul modo di vivere la vita affinché tutti facciano la propria parte, senza aver paura della morte, tenendo bene a mente un aforisma di Leonardo da Vinci: “Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire“. Questi i valori assoluti che Piero Angela ha scolpito nel suo ultimo comunicato, ventiquattro ore prima che la morte – una scocciatura, così la definiva – lo portasse via verso ignoti quark.

Piero Angela, un moderno eroe greco

I Greci antichi delle parole esatte non avevano timore, tantomeno della vita o della morte: l’essere umano era infatti detto brotòs, il mortale per definizione. Ecco dunque l’ambrosia, che deriva dalla stessa parola ma con una sola lettera davanti, l’alpha, quella privativa, che tutto nega e travolge. Il nettare riservato agli dei che soli non conoscono la morte. Ma colui che sa di essere immortale saprà usare bene la vita? La risposta ci viene dal gesto di Ulisse, umano dunque mortale, quando rifiutò l’immortalità che Calipso gli offrì dopo i ben 7 anni trascorsi insieme alla ninfa in un luogo sconosciuto, l’isola di Ogigia. L’eroe greco sapeva bene che vivere l’eterno avrebbe reso grigia, molle e arrugginita la sua mente colorata e quindi preferì l’umana curiosità, quel desiderio inquieto di conoscenza, unico viaggio davvero infinito che la vita ci regala.

Il mestiere di vivere: usare bene, la vita

Ulisse ci fa comprendere che usare bene la vita significa avere una meta ben chiara in testa, non importa quanto tempo ci vorrà per raggiungerla: la conoscenza, vera chiave della libertà. Il mestiere di vivere, scriveva Cesare Pavese, non è altro che il mestiere di viaggiare, e la vita non è altro che l’avventura più appassionante che ci sia concessa, una volta soltanto, con l’obiettivo di riempirla, di non perdere mai tempo, sapere dove si vuole arrivare prima di partire, anche quando si viaggia da fermi.

Quasi sempre, gli eroi greci muoiono giovani: come Achille che non può consumarsi, ma spezzarsi al suo culmine. Ulisse invece muore vecchio, forse vecchissimo come ci canta Omero nel penultimo libro dell’Odissea: “Quindi a me fuor del mare, e mollemente. Consunto al fin da una lenta vecchiezza, Morte sopravverà placida, e dolce, e beate vivran le genti intorno“. Come morirà? Resta il mistero definitivo, – ci ricorda un altro grande da poco scomparso Pietro Citati -, col quale il poeta sigilla una storia piena di segreti rivelati e nascosti.

La morte di Ulisse

La morte coglierà Ulisse lontano dal mare o durante qualche sua traversata alla ricerca di mondi sconosciuti? Le profezie di Tiresia non sono chiarissime. Non è importante saperlo, ciò di cui possiamo esser certi, è che nel fatale momento era felice per aver vissuto in nome della scoperta e seguito virtute e canoscenza. Non dobbiamo immaginare nulla di violento o drammatico: nessuna ferita di lancia, nessun aculeo di animale marino, come credevano i tardi lettori di Omero. La morte di Ulisse è dolce, come la mano di Afrodite. Forse una lenta, immensa e soavissima onda di quel mare, dove Ulisse ha tanto viaggiato e conosciuto, amato e odiato, supera la riva, il porto di Forco, l’ulivo dalle foglie sottili, la grotta delle Naiadi, e trascina via, per sempre, l’uomo pieno di colori.

Forse è un dono di Poseidone, il dio riconciliato, all’uomo che aveva capito come si doveva vivere la vita. Anche Piero Angela è morto vecchissimo, come l’uom di multiforme ingegno, trascinato dolcemente da quella serenità e semplicità che solo i grandi posseggono, accompagnato dall’Aria sulla quarta corda di Bach, felice di aver Vissuto ogni istante della sua vita come desiderava, Conoscendo, divulgando ciò che lui stesso imparava, insegnandoci fino all’ultimo istante che la vita è un viaggio, il più bello di tutti quelli mai immaginati, è un sogno reale da scoprire quotidianamente.

L’ultima lezione di vita di Piera Angela, prima della morte

La vita deve essere sempre giovane, una eterna gioventù, e soltanto la voglia di viaggiare nella conoscenza può renderla tale, così da non avere mai rimpianti. Ogni giorno sarebbe sprecato se si attendesse solo l’arrivo della sera, così una vita “mal trattata” sarebbe una inutile tortura aspettando la fine. La vita è ricerca continua di novità nate dalla brama di conoscere, è un programma che si svolge giorno dopo giorno e a volte si ha l’impressione di non accorgersene se non guardando all’indietro; invece è proprio lì davanti a noi, oltre quelle colonne d’Ercole, il senso di tutto, andando sempre oltre, e facendo doverosamente tutti noi – ricordando per sempre le ultime parole di Piero Angela – la nostra parte per il bene di tutti.  

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