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Lila e Lenù: l’evoluzione personale nel mondo immobile dell’Amica geniale

Storia di chi fugge e di chi resta: chi è davvero l’amica geniale in un rione che non ammette riscatto?

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L’Amica geniale: storia di chi fugge e di chi resta

L’Amica geniale, la serie televisiva Rai tratta dall’omonima serie letteraria della misteriosa Elena Ferrante. Un totale di tre stagioni che seguono la vita di Elena Greco (Lenù) e Raffaella Cerullo (Lila) dall’infanzia passando alla giovinezza, fino all’età più matura. Le protagoniste cambiano, si evolvono ma c’è qualcosa che rimane sempre uguale: la periferia che le accoglie, che le vede crescere e maturare. La periferia come centro, da cui tutto ha inizio: un quartiere, rione Luzzatti, della Napoli anni ’50.

La periferica vita di Lenù e Lila: un contesto, due reazioni

L’Amica geniale non è la semplice storia dell’evoluzione personale di due giovani ragazze, ma molto di più. È un racconto sincero di un contesto culturale ruvido e molte volte fonte di dolore. Un background granitico che non subisce alcuna influenza dall’esterno né è spinto ad indurre trasformazioni nei personaggi che include. Viene da dire che si può solo sopravvivere in quella periferia dalla quale fuggire dovrebbe rappresentare una spinta quasi automatica.

Le due protagoniste reagiscono però diversamente all’immobilità del microcosmo in cui vivono: Lila decide di soccombere e Lenù, silenziosamente, reagisce. Due esistenze diverse pur nella loro somiglianza che si muovono al ritmo delle note concitate della musica di Max Richter. Una colonna sonora che conferisce unità e una straordinaria potenza alle immagini, rendendole perciò fortemente evocative.

L’Amica geniale

L’Amica geniale: l’evoluzione di Lenù

L’evoluzione di Lenù ne L’Amica geniale può sembrare che segua un percorso lineare ma è in verità ricca di sfumature. Lenù nella prima stagione frequenta le scuole elementari (è qui che incontra Lila per la prima volta); è brava a leggere, a scrivere ed è educata. Lenù però non è brillante: lo è qualcun altro al suo posto, proprio Lila. É Lenù a notare Lila, ma prima ancora di Lila, la sua acutissima intelligenza, la sua perspicacia, il suo essere sfacciatamente intraprendente e coraggiosa. É Lila il focus dell’infanzia (e non solo) di Lenù.

Quando Lenù frequenterà le scuole medie – a cui invece Lila non potrà accedere suo malgrado – dovrà cavarsela da sola per la prima volta. Sarà lei ad affrontare quel mondo che le fa tanto paura senza la costante presenza, e perciò sicurezza, data dalla vicinanza di Lila. Eppure, sebbene la sua amica amica geniale non sia più al suo fianco, Lenù ci si affida continuamente. Costruisce così la sua Lila platonica, dentro di sé, per non avvertire quel profondo e disperato vuoto che ha maturato negli anni di residenza al rione. Lila c’è sempre: quando Lenù prende i primi voti alti, quando arranca nel latino e, ancora, quando deve sostenere i primi esami.

La metamorfosi di Lenù in Elena Greco

E così, durante gli anni universitari, Lenù non smette mai di portare con sé Lila, anche solo tra i suoi pensieri. Lenù frequenta la Normale di Pisa, ormai distante dal rione di Napoli, quartiere che ha lasciato – da sola – all’età di 19 anni. Lila non smette però di esserci: c’è nonostante tutto, sempre, emotivamente, al fianco di Lenù che per la per la prima volta è qui Elena Greco. Quando arriva però il momento di confrontarsi con gli altri, riemergono tutte le sue insicurezze. Sebbene sia ormai Elena a sentire l’esigenza di “fare colpo” sulle persone, si ha la percezione di ritrovarsi di fronte a quella più innocente e piccola Lenù, quella bambina che solo accanto a Lila sembrava trovare il coraggio di diventare grande.

L’Amica geniale: l’evoluzione di Lila

Il personaggio di Lila ne L’Amica geniale è strettamente connesso a due elementi: determinazione e coraggio. Fin da piccola ha conosciuto il volto più duro del rione: le percosse, l’indifferenza e la trascuratezza. Come tutte le bambine del quartiere non è mai stata davvero bimba, non ne ha avuto l’occasione. Non ha avuto il tempo per giocare, negata le è stata la spensieratezza. Lila cresce sola, ma soprattutto con la convinzione che da sola ce la farà. Vuole a tutti i costi frequentare le scuole medie non per aggrapparsi a qualcosa di precostituito che le dia sicurezza, come nel caso di Lenù, ma semplicemente per dimostrare che può farcela anche quando questo significa essere picchiata selvaggiamente dal padre.

Lila, quando si vede sottratta la possibilità di continuare il percorso scolastico, è rabbiosa e vendicativa. Vorrebbe veder cadere Lenù, poter riaffermare su di lei e sul mondo intero – colpevole di averla tradita – la sua forza. È Lila che comincia a lavorare in un posto “per uomini”, un salumificio dove la violenza, anche fisica, è sempre dietro l’angolo. È Lila che accetta un matrimonio di cui conosce già in partenza le difficili premesse. Ed è ancora Lila che si rassegna a rimanere nel rione, barattando questa scelta con una maggiore o presunta sicurezza emotiva. È Lila che con tutto il suo coraggio decide di rimanere. Lo stesso coraggio e la stessa forza che Lenù impiega per scappare.

Lila e Lenù ne L’Amica geniale: l’evoluzione nell’immobilità rionale

Lenù e Lila crescono, fanno esperienze, si confrontano e infine prendono strade diverse. Si scambiano affetto, si invidiano, si cercano e si fuggono. Tutto avviene sempre nel medesimo luogo: il rione. Centro della loro intera esistenza e fulcro della loro storia, fonte dalla quale si diramano tutte le sotto-trame de L’Amica geniale. Luogo di dolore, di abbandoni e di violenza: il rione non cambia mai aspetto. Tutto è sempre e spaventosamente uguale: i colori dei palazzi, le persone che vi abitano, le abitudini, le strade, i negozi, gli edifici. Tutto è vecchio, incolore e anonimo.

Il tempo sospeso: la vita rionale che non ammette riscatto né salvezza

La violenza a cui Lenù e Lila assistono e che subiscono quotidianamente è figlia di generazioni di soprusi. Nessuno cresce al rione eppure tutti invecchiano in una dimensione temporale sospesa. Non c’è più nulla di umano, nemmeno l’aggressività che diviene quasi un naturale connotato. Il rione non concede riscatto né salvezza e non c’è spazio per il nuovo che cede il posto ad un vecchio che esonda, trascinando con sé all’infinito gli stessi aridi detriti. Nella prima stagione della serie sono ritratti gli anni ’50 di una Napoli lontana anni luce dal centro; nelle stagioni a seguire si arriva agli anni ’70, eppure al rione nulla è cambiato. Un’immobilità che trasmette in maniera pervasiva e incessante, una sensazione di frustrazione.

Lila e Lenù. Ma allora chi è l’amica geniale?

Sorge spontanea una domanda dopo tutte queste riflessioni: chi è davvero l’amica geniale tra Lila e Lenù? I contorni di questa risposta sfumano: lo spettatore/lettore non ha modo di capire davvero chi tra le due protagoniste possa incarnare questa qualità. Se Lila, la cui ingegnosità le permette prima di mettersi nei guai e poi di fuggire da questi o Lenù che è concretamente l’unica a riuscire a scappare letteralmente dal rione. Il rumore di Lila da una parte, il silenzio di Lenù dall’altra. Partire, lasciarsi alle spalle il rione e Napoli, le origini, rifuggire dalla violenza e dall’immobilità rimanendo però aggrappati ad un ricordo o, al contrario, rimanere.

“Guardami finché non mi addormento. Guardami sempre, anche quando te ne vai da Napoli. Così so che mi vedi e sto tranquilla“.

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