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Le vecchie cabine telefoniche diventano mini-librerie: ecco le bibliocabine

Prima Arona, poi le grandi città italiane. Le bibliocabine sono un fenomeno culturale sempre più diffuso

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Bibliocabine

Come dare una seconda opportunità alle cabine telefoniche che nessuno usa più?

Le bibliocabine sono piccole biblioteche e librerie apparentemente improvvisate dentro le vecchie cabine telefoniche. L’idea è venuta all’architetto e filosofo americano John Locke e non poteva che partire da New York, diffondendosi rapidamente anche in Europa. Lo scopo principale è ridare vita alle cabine in disuso, che altrimenti sarebbero state semplicemente smantellate come era accaduto a molte delle loro “colleghe”, e, al contempo, avvicinare le persone alla lettura. Questo è possibile grazie al book-crossing, un sistema di prestito di libri fra sconosciuti. Il lettore trova un libro che gli piace in cabina, lo porta a casa, lo legge e poi lo restituisce.

La prima bibliocabina d’Italia è quella di Arona

In Italia la prima bibliocabina è stata aperta nel 2014 ad Arona, in provincia di Novara, per iniziativa di due giovani, Camilla Sanneris e Juan Carlos Usellini, che hanno illustrato il loro progetto a Telecom, ispirandosi a Londra e New York. Le principali città italiane negli anni successivi hanno seguito l’esempio, aprendone altre.

Vandalismo, furti e passanti distratti: tutti i problemi risolti in questi anni

Come tutti gli inventori, Locke ha dovuto affrontare molti problemi. Inizialmente, i passanti non sapevano come comportarsi davanti alla cabina. Si limitavano a sfogliare i libri e lasciarli lì, senza ben sapere cosa fare. Fu quindi necessario apporre un cartello con le indicazioni, che ora si trova in quasi tutte le bibliocabine del mondo. Il secondo problema riguarda gli atti di vandalismo e il furto dei libri. Locke introdusse così un sistema di marchiatura dei volumi, adottato poi in moltissime città.

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