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La Pietà di Michelangelo: il segreto mascherato da “errore”, il dettaglio
Un dettaglio quasi del tutto impercettibile ma che nasconde un profondo significato che interseca, ancora una volta, il mondo dell’arte al mondo della medicina
Un particolare che in pochi conoscono, ma che rivela molto sulla statua tra le più famose al mondo
Michelangelo non finirà mai di stupire e non saranno mai troppi gli studi, le analisi, le interpretazione delle sue opere siano queste sculture o dipinti. Genio e sregolatezza inesauribili come quella del Da Vinci e del Botticelli e non è un caso evocarli tutti e 3 per parlare di un fenomeno metalinguistico che coinvolge alcune loro opere, un dettaglio ai più impercettibile se non quasi del tutto impossibile da scorgere che si fa carico di un potente significato etico e morale. Ancora una volta anatomia e arte si intersecano nel racconto delle più celebri opere dei maestri dell’Arte.
La Pietà di Michelangelo e quell’impercettibile dettaglio
Il dettaglio si può dire sia impercettibile eppure chiunque avvicinandosi ha la possibilità di osservarlo se dotato degli strumenti culturali necessari per sapere dove andare a cercarlo. Il genio, ma anche uno dei tanti significati della celebre Pietà di Michelangelo Buonarroti, si cela nella bocca di Cristo sotto forma di anomalia della formula dentaria. Qui si torna al profondo legame tra il mondo della medicina e il mondo dell’arte i cui confini collimano dando vita ad un significato altro, superiore: pochi se non pochissimi lo avranno notato anche per una sensibilità non così profondamente allenata, ma il Cristo di Michelangelo nella Pietà conservata nella Basilica di San Pietro in Vaticano, ha un dente in più.
Il significato artistico del dente sovrannumerario
Un caso che i dentisti tratterebbero come dente sovrannumerario, ma che nel caso di Michelangelo (ma si menzionano anche casi in Leonardo Da Vinci, Botticelli e Salimbeni) interessa l’incisivo. Non 32 canonici denti ma una formula anomala, disarmonica, composta di 33 denti tra cui un incisivo di troppo. Non di certo un errore, non un vezzo e nemmeno un vizio ma una scelta ponderata, perseguita con ingegno: sorvolando sul significato numerico di cui gode il 33 tanto nell’arte quanto nella letteratura, quel dente “di troppo” nel mondo delle interpretazioni artistiche ha un preciso valore e una precisa connotazione.
In passato sono numerosi gli esempi dai cui è possibile dedurre la pratica di “aggiungere un dente” quando si vuole addossare una connotazione negativa, disarmonica e sgraziata al soggetto quasi come se quell’impercettibile imperfezione fosse l’evidente manifestazione di un’indole maligna e negativa. Ancor più curioso, alla luce di questa spiegazione, che Michelangelo sia ricorso ad un escamotage simbolico come questo nel ritrarre Cristo ma, anche in questo caso, l’arte è inesauribile serbatoio di conoscenza. Dietro alla decisione di Michelangelo si annida l’intento di caricare quel 33esimo dente “del peccato” nella bocca di Cristo a descrizione del fardello che lo stesso si è addossato morendo: il peccato e la dannazione pagati con il sacrificio e la morte per salvare uomini e donne.