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MUSICA

La donna è mobile: origini, curiosità e retroscena dell’aria operistica più popolare di Giuseppe Verdi

Dal cambio del nome al timore per lo spoiler dei gondolieri

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Succede che, nel 1850, il già ben affermato Giuseppe Verdi riceva l’incarico di comporre una nuova opera lirica per la stagione di Carnevale e Quaresima 1851 del Teatro “La Fenice” di Venezia e si metta a cercare un soggetto assieme al fido librettista Francesco Maria Piave. La scelta cade su un dramma di Victor Hugo, Il Re si diverte, basato sulla contrapposizione tra l’atteggiamento assolutamente libertino del Re di Francia e il dramma umano vissuto dal giullare di corte Tribolet.

Rigoletto, il nome nato dalla censura austriaca

Interviene subito la censura austriaca (non dimentichiamo che il Regno Lombardo-Veneto è ancora in mano all’Austria, nonostante i felici risultati dei moti di Milano e Venezia del 1848), la quale impone un cambiamento sia del luogo che dei personaggi dell’azione, sicché il dramma di Hugo viene allora ambientato a Mantova, il giullare (detto però, più prosaicamente “buffone”) è ribattezzato con il nome di Rigoletto e il Re di Francia diventa un anonimo Duca di Mantova, il quale però conserva il carattere del seduttore maschilista del personaggio originario. Infatti è una persona alla quale interessa incontrare le belle donne, avere rapporti intimi con loro e poi piantarle subito in asso. A questo gioco cade l’ingenua figlia di Rigoletto, Gilda: il padre vorrebbe uccidere il nobile lombardo e sembra ci stia riuscendo, ma la ragazzina si traveste da giovanotto per salvare il suo seduttore e il sicario incaricato dal giullare di uccidere il Duca crede di avere a che fare con quest’ultimo, per cui la colpisce alla cieca, mortalmente.

Durante tutto l’ultimo e tragicamente decisivo terzo atto (a volte classificato come quarto per suddividere in due parti il primo a causa di esigenze sceniche), il Duca canta più volte una vera e propria canzoncina che esprime il proprio punto di vista nei confronti delle donne, esattamente come avviene ne Il Re si diverte. Così, se Hugo aveva scritto “Spesso la donna cambia e chi si fida di lei è un matto. Di solito una donna non è che una piuma esposta al vento”, il librettista Piave risponde con i versi che noi tutti ormai conosciamo bene: “La donna è mobile qual piuma al vento, muta d’accento e di pensiero (…) E’ sempre misero chi a lei s’affida, chi le confida mal cauto il core”.

Il timore di Verdi per lo ‘spoiler’ dei gondolieri

Il bello è che Giuseppe Verdi vi ricama una melodia talmente orecchiabile, che lo stesso musicista emiliano, non fidandosi del tenore destinato a cantarla nella prima rappresentazione fissata per l’11 marzo 1851, decide di farla ascoltare all’interessato solo poche ore prima dello spettacolo, per evitare che già i gondolieri la divulghino in anticipo. L’opera va bene e la Canzone del Duca va benissimo, diffondendosi ovunque nel mondo. tanto che, col tempo, anche i non intenditori di lirica la conosceranno, perfino pure in audaci parodie goliardiche.

A 170 anni di distanza e a 120 dalla morte di Verdi, La donna è mobile è preceduta solo dalla Marcia Trionfale tratta dalla successiva Aida e dal coro “Va’, pensiero, sull’ali dorate!” dal precedente Nabucco quanto a popolarità universale delle pagine composte dal “cigno di Busseto”, sicuramente per la facilità del motivo, probabilmente per il testo che oggi si direbbe senza esitazioni “politicamente scorretto”.

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