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MUSICA

La Divina Commedia si fa rap: Murubutu racconta il tour Infernum

Intervista ad Alessio Mariani

Avatar di Marco Zoccali

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Murubutu Alessio Mariani Infernum

È iniziato il tour di Infernum, il concept album ispirato alla Divina Commedia di Dante, nato dalla collaborazione artistica tra Murubutu (Alessio Mariani) e Claver Gold (Daycol Emidio Orsini). Il viaggio in tappe attraverso l’Italia unirà l’esperienza musicale alla valorizzazione del territorio, consentendo al pubblico di assistere ai concerti all’interno di location di altissimo valore storico-artistico. Murubutu e Claver Gold ripropongono i brani dell’album Infernum, accompagnandoci in un viaggio in metrica rap attraverso l’opera di Dante. I personaggi presenti nell’opera letteraria e ripresi in Infernum diventano armi nelle mani e nelle voci di Murubutu e Claver Gold per affrontare le tematiche della contemporaneità attraverso la potenza delle metafore di un’opera che non avrà mai eguali. A rivelarci le sue sensazioni dopo la prima tappa del tour è stato proprio Alessio Mariani, in arte Murubutu.

Murubutu presenta Infernum, il tour ispirato alla Divina Commedia

Alessio, è il primo tour dopo un anno di “stop” causa Covid: è un pò un “uscir a riveder le stelle“?

Sì, è davvero una grande gioia. C’è tanta voglia di tornare a vivere il palco da parte nostra e abbiamo percepito anche quella del pubblico.

Il vostro tour è partito il 26 giugno nella magnifica cornice delle Grotte di Castellana (BA). L’organizzazione del tour (a cura di Django Concerti) ha coniugato l’esperienza musicale con la scoperta del territorio. Come è nata l’idea e cosa aggiunge questa attenzione alle location?

“È un vero valore aggiunto. Grazie alla ricorrenza dell’anno dantesco siamo riusciti ad inserirci all’interno di contesti dal taglio fortemente culturale, oltre che musicale, e questa è una cosa sulla quale lavoro da tempo e che Django è riuscita a realizzare. A parte la bellissima esperienza all’interno delle Grotte di Castellana, il posto ideale per aprire il tour di Infernum, a Roma saremo nella Basilica di Massenzio, altra cornice artistica di pregio e avremo tante date in luoghi simili. Questo lavoro non solo contribuisce alla riqualificazione del rap come genere di informazione culturale, ma restituisce anche l’importanza della partecipazione dei giovani ad iniziative culturali e non solo musicali”.

Infernum è stato un modo per evolvermi”

Cosa ha significato per te questo album, Infernum?

“È stato un modo per evolvermi: avevo bisogno di nuovi stimoli e quindi chi meglio di un artista come Claver Gold per realizzare un album a 4 mani? Allo stesso tempo è servito anche per ritornare alla matrice della lingua italiana, cioè a Dante”.

Com’è stare fianco a fianco con Claver Gold che, oltre ad essere un ottimo collega, è per te anche un amico?

“È una bellissima esperienza perché io stimo Claver sia artisticamente che umanamente. È una persona estremamente mite ed umile, stiamo bene insieme e ci divertiamo tanto”.

Ci ha detto che non è stato proprio immediato trovarsi su tutto, dovendo lavorare con riferimenti a un’opera gigantesca come la Divina Commedia.

“Ha ragione. Sono stato io quello più titubante dei due, sia rispetto all’approccio con alcune tematiche, sia a determinate produzioni. Sono stato il lato più “conservatore” però, grazie all’incontro e agli stimoli di Claver, mi sono aperto a queste proposte nuove e mi sono evoluto”.

È vero che non volevi scrivere sul beat di Lucifero?

“Si, esatto, come anche su altri beat. Mi sembravano troppo trap, poi ho capito che bisogna confrontarsi con le novità e che si può fare musica culturale anche su sonorità di questo tipo”.

“Ora cerco nuove forme espressive”

Il primo approccio alla Divina Commedia avviene generalmente durante gli studi scolastici in giovane età: come cambia avvicinare quest’opera in età adulta?

“Leggere un libro a distanza di anni può avere effetti sul lettore magari completamente diversi, cambia sicuramente per come ci si approccia. Capita di vedere cose nuove, in base all’esperienza personale, alla conoscenza. Succede per qualsiasi libro e a maggior ragione succede con un’opera così vasta come la Divina Commedia. Così è successo a me: tantissimi riferimenti filosofici, doppi sensi, metafore, allusioni e riferimenti storici non li ho colti da ragazzo.

Il tuo personaggio preferito della Divina Commedia?

“Probabilmente Pier delle Vigne, perché penso sia uno dei personaggi più struggenti e commoventi di tutta l’opera”.

Hai avuto nella tua vita un personale viaggio all’inferno, un momento in cui hai dovuto fare un percorso di risalita?

“Sì, ho affrontato un periodo piuttosto brutto. Ho vissuto uno di quegli “inferni interiori” che non si vedono dall’esterno. Ne sono però uscito decisamente arricchito in termini di sensibilità e di esperienza”.

Cosa ti aspetti da te stesso in questo momento della tua carriera a livello di scrittura e nel modo di affrontare i tour?

“Dal punto di vista della scrittura mi aspetto di evolvermi un pò e di andare oltre quello che è il solito storytelling, trovare nuove forme espressive. Dal punto di vista del tour sto valutando seriamente la possibilità di proporne uno nuovo insieme ad una band”.

Hai dei riti scaramantici pre-concerto?

“C’è un solo rito scaramantico che ha una sua funzione, che è non bere (ride, ndr)”.

Una canzone non tua che canti sotto la doccia?

What it’s like, di Everlast rimane un mio grande must“.

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