MUSICA
John Lennon 42 anni dopo la sua morte: perché proprio lui?
L’ultimo successo, l’ultimo disco e una domanda: perché proprio John Lennon?
Morte di John Lennon, ma perché proprio lui?
A cura di Cesare Borrometi
Ricordiamo ancora quella mattinata del 9 dicembre 1980, la notizia della morte di John Lennon. Stavamo finendo la colazione ascoltando il Radiomattino, il notiziario di allora di Radiodue-RAI, quand’ecco che il giornalista conduttore di quell’edizione, Paolo Francisci, comunica per primo e con una professionale calma apparente il proprio sbigottito dispiacere. La terribile notizia arriva attraverso un dispaccio d’agenzia: John Lennon era stato ucciso a New York qualche ora prima, probabilmente da un mitomane.
Da quel momento anche gli appassionati italiani dei Beatles e della musica che i 4 di Liverpool seppero produrre separatamente dopo la scissione del gruppo si unirono al lutto e al rimpianto dei sostenitori di tutto il mondo. Per l’intero pianeta si diffuse una sola, eloquente domanda che sembrava non trovare risposta: “Perchè proprio lui?”.
Gli ultimi giorni di John Lennon: il ritorno sul mercato discografico con Double Fantasy
Soltanto il 17 novembre di quell’anno era avvenuto un fatto salutato con gioia dal pubblico internazionale. John Lennon era ritornato alla ribalta con un disco nuovo dopo qualcosa come un lustro di assenza. Era il primo lavoro che l’artista liverpolitano, appena reduce dai festeggiamenti per il 40esimo compleanno, incideva per una casa diversa dalla gloriosa EMI: la statunitense Geffen.
In questo album, condiviso con la seconda moglie nonché compagna di tante battaglie sociali, l’artista figurativa giapponese Yoko Ono, e intitolato Double Fantasy, Lennon aveva incluso in tutto 14 canzoni nuove, equamente divise tra lui e la consorte. Nonostante l’accoglienza della critica fosse stata severa, non lo era stata al pari quella del pubblico che aveva apprezzato molto il motivo d’apertura. Parliamo di un terzinato quasi d’altri tempi intitolato (Just like) Starting over. Anche altri 2 brani, che sarebbero stati pubblicati postumi in formato singolo, ossia Beautiful boy e soprattutto la delicata Woman, stavano incominciando a piacere.
Perchè Mark David Chapman uccise John Lennon
È risaputo che, tra i molteplici seguaci dei divi dello spettacolo, vi siano anche soggetti tormentati, ossessionati a tal punto da sviluppare un disturbo. Uno di questi casi si attagliava pienamente a un tale Mark David Chapman, un 25enne del Texas con un passato all’insegna della droga e un’attività di guardia giurata svolta nelle Hawaii.
L’identikit di Chapman e l’ossessione
Chapman aveva due manie: il romanzo Il giovane Holden di Jerome David Salinger, uscito negli anni Cinquanta e diventato un modello per la gioventù ribelle del mondo intero; e appunto John Lennon e i Beatles. I propri contorti disegni mentali lo avevano spinto a “impossessarsi” quasi di colui il quale era stato dapprima il “cervello” dei Beatles e poi un attento autore e compositore di brani sui temi della pace, della fratellanza e della giustizia sociale.
Il primo ingenuo incontro da fan con John Lennon, poi l’omicidio
Dapprima Chapman sposò una ragazza originaria dell’Estremo Oriente, proprio come Yoko Ono. Col tempo si convinse però che Lennon si fosse fatalmente “imborghesito” e quindi meritevole di “essere punito”. Con queste idee, in quella fatale sera di lunedì 8 dicembre 1980, il tormentato texano giunse a New York, appostandosi proprio nei pressi del grattacielo di Manhattan ove risiedeva la famiglia Lennon. Vi fu un primo incontro tra l’artista e il suo futuro assassino basato sulla classica firma da apporre alla copertina del proprio disco. Quattro ore dopo, al rientro a casa di Lennon stesso e Yoko Ono, il delitto.
John Lennon: gli inediti pubblicati postumi
Naturalmente, l’onda emotiva suscitata dalla tragica fine di John Lennon ebbe quelle ripercussioni “positive” sotto il profilo delle vendite dei dischi e delle allora imperanti audiocassette preregistrate del cantante e autore inglese. Double Fantasy schizzò subito in vetta alle classifiche di quasi tutto il mondo. Lo stesso fecero le raccolte dei Beatles, mai uscite di catalogo, videro un vertiginoso aumento delle richieste da parte del pubblico.
Anche Pippo Baudo rese omaggio a John Lennon dopo la morte
In seguito, con il permesso di Yoko Ono stessa, vennero distribuiti dei dischi con alcuni di quei provini dei brani che il povero Lennon aveva depennato dalla scaletta di Double Fantasy per motivi di spazio o addirittura aveva inciso proprio nei giorni precedenti la sua fine. Il più fortunato e interessante compendio fu Milk and Honey, pubblicato a inizio 1984 e trainato da un dinamico brano, Nobody told me, che in origine John voleva dare all’amico ed ex-sodale Ringo Starr. In Italia, il relativo videoclip venne scelto da Pippo Baudo quale sigla di apertura di alcune puntate della trasmissione televisiva Domenica in.
L’ultimo successo dei “Beatles”
Nel 1995, invece, Free as a bird segnò un brevissimo, ma graditissimo colpo di coda dell’attività dei Beatles. Insieme dopo 25 anni (naturalmente Ringo, Paul McCartney e l’allora ancora vivente George Harrison), aggiunsero le loro voci e i loro strumenti a un altro provino di Lennon. Provino che Yoko Ono concesse a Paul McCartney senza più le riserve e le diffidenze di un tempo. Ed anche in quella circostanza fu subito successo, l’ultimo successo.