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MUSICA

Il significato de Il pescatore: viaggio dietro la celebre ballata di Fabrizio De André

Cosa si cela dietro l’incontro tra un pescatore e un peccatore raccontato in musica da Faber?

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Nel 1970, chiusa la casa discografica Bluebell, il milanese Toni Casetta è in procinto di inaugurare, assieme a Roberto Danè e a Federico Monti Arduini (il futuro “Guardiano del Faro” suonatore di quel rudimentale eppur magico sintetizzatore detto moog), una nuova etichetta, la Produttori Associati. Nell’attesa, Fabrizio De André ha una canzone inedita da lanciare e la pubblica in formato 45 giri per un’etichetta nordamericana, la Liberty. E’ una breve ballata (dura poco più di due minuti) per voce, chitarre e ritmi dal sapore un po’ country, incentrata sull’incontro tra un anziano pescatore e un fuorilegge e intitolata Il pescatore. La musica è orecchiabile e il testo, come sempre nel caso del cantautore ligure-piemontese, è molto ben curato. Supportato sin dall’inizio da un successo di pubblico più che confortante, Il pescatore si avvia a diventare uno degli intramontabili e inossidabili classici del buon Faber. Ma qual è il vero significato di questa iconica canzone?

Il significato de Il pescatore di Fabrizio De André

Molti ascoltatori hanno fornito e forniscono ancora oggi un’interpretazione molto libera e aperta delle parole della canzone. Partiamo comunque dal presupposto che esse siano (come effettivamente sono) la risultante di una breve e semplice storia che si sviluppa appunto nell’arco di due minuti; anzi, è come un insieme di rapide, ma incisive ed eloquenti sequenze:

E’ il tardo pomeriggio e un pescatore, ormai attempato e stanco, riposa disteso sulla spiaggia. Il suo volto è assai rugoso, ma l’espressione lo rende quasi sorridente. Sopraggiunge un uomo trafelato, spaventato, dallo sguardo ingenuo: è reduce dall’aver ucciso qualcuno, forse in maniera fortuita. L’assassino riconosce immediatamente la propria colpevolezza nel presentarsi per chiedere aiuto al vecchio pescatore, affinché quest’ultimo lo aiuti a rifocillarsi con un bicchier di vino. Il pescatore, dal canto proprio, si ridesta di colpo e, senza badare al reale stato in cui si trova colui il quale gli sta di fronte, provvede subito a sfamarlo con il pane e a dissetarlo con il vino. L’assassino fugge velocemente; il vecchio ripensa ad un doloroso passato, “un aprile giocato all’ombra di un cortile”, forse un’esperienza da galeotto.

Due gendarmi armati e a cavallo vanno in cerca del fuggiasco e provano a chiedere al pescatore se ha avuto modo di incontrarlo, ma il vecchio non risponde: può darsi che sia serenamente morto dopo aver ripreso a riposare sulla spiaggia, sempre con quel “solco lungo in viso, come una specie di sorriso”.

Il pescatore: riferimento alla storia di Cristo?

Forse (e Cristiano De André, anni dopo la scomparsa del papà, lo ha in qualche modo confermato) vi è un richiamo al Nuovo Testamento, a Cristo che definisce i suoi primi Apostoli, in realtà effettivamente impegnati nel lavoro di pescatori, appunto come “pescatori di uomini”. Il pane e il vino, simboli dell’Eucarestia, sembrano rappresentare il perdono del gravissimo peccato commesso dall’uomo “con due occhi grandi da bambino, enormi di paura”. Comunque abbondano interpretazioni anche più laiche del testo di De André: chi parla di anarchia, chi di attacco al potere costituito attraverso le metafore del pescatore, dell’assassino e dei gendarmi.

Concludendo, qualunque sia la chiave di lettura prescelta per analizzare Il pescatore, ci affidiamo a un pertinente pensiero dello stesso Faber: “Di solito una canzone che non abbia la forza di spiegarsi per conto proprio non è una canzone ben riuscita, ma in qualche caso un’eccezione si può fare, soprattutto quando si tratta di canzoni in qualche misura epiche, che tendono cioè a mitizzare, ad eroicizzare i protagonisti di avvenimenti più o meno drammatici e non necessariamente noti a tutti”.

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