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Il senso del dovere del signor Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Il senso del dovere, la lectio magistralis del Presidente della Repubblica
Il “dovere”: l’azione che può produrre più bene nel mondo
“England expects that every man will do his duty“. L’Inghilterra si aspetta che ogni u o m o faccia il suo dovere: fu il segnale inviato dall’ammiraglio Horatio Nelson, dalla sua nave Victory mentre la battaglia di Trafalgar, contro Napoleone, era sul punto di cominciare il 21 ottobre 1805. “Dovere” è la parola più sublime della nostra lingua: secondo Thomas More è l’azione che può produrre più bene nel mondo rispetto a qualsiasi altra azione. Bisognerebbe compierlo in ogni cosa. L’Italia unita aveva chiamato a raccolta i partiti per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, affinché si venisse a creare quella sinergia politica, imprescindibile per uno stato forte e capace di combattere i momenti drammatici della storia presente. A differenza dei marinai inglesi, i politicanti, lasciando macerare responsabilità e doveri, hanno cominciato il percorso elettivo come si approccia un allestimento di un’opera dei pupi, ridicola e grottesca, nonché pericolosissima per gli equilibri dell’Italia e degli Italiani.
Il rischio fugato di una paralisi profondissima
Infine, grazie a Dio, anche la commedia – che all’occhio esperto aveva tutti i crismi della tragedia -, ha dovuto alzare una triste bandiera bianca, simbolo della sconfitta della classe politica italiana, incapace di gestire momenti determinanti per la vita del Paese. I grandi elettori, vittime delle loro sgangherate alleanze, sono entrati prima in gran confusione, rosicchiando matite e ingoiando morbide gommine, poi vinti dalla nobiltà di un nome, si sono sentiti come liberati da un peso insopportabile, scrivendolo con inchiostro indelebile nell’aula di Montecitorio. Il drappo di resa issato è risultato infine vincente: un uomo, uno statista d’altri tempi, Sergio Mattarella, che ha salvato l’Italia dal sicuro colpo di grazia, già logora dalle crisi economiche, sanitarie, sociali e naturalmente politiche in atto.
Il Presidente, nonostante avesse dichiarato di avere altri piani per il suo futuro personale, si è messo a disposizione dell’Italia, evitando il rischio di una paralisi che avrebbe, agli occhi del mondo, delegittimato le nostre istituzioni. Il tormento delle votazioni, lo sconcerto per gli azzardi e il dilettantismo politico andato in scena, fra prove di forza, accordi subito in frantumi, inerzie, passi falsi, rincorse sui social: tutto questo era lo spettacolo concesso da coloro che avrebbero dovuto dare certezza, garanzia e serenità ai cittadini. Nonostante tutto, l’aria del Palazzo di Montecitorio, l’aula a emiciclo, illuminata da uno straordinario lucernario a ventaglio in stile liberty, ha portato sabato sera quella luminosa saggezza che era tragicamente mancata nei giorni precedenti, scegliendo l’unica soluzione, non di ripiego ma di altissimo profilo, che però richiedeva un sacrificio personale del Presidente uscente, per il bene della Repubblica.
Il senso del dovere di Sergio Mattarella
Il senso del dovere dimostrato da Mattarella è stato di una qualità inestimabile, l’unica e vera garanzia per un clima di autentica democrazia. Il Presidente ha dato al mondo intero un saggio, raro e inestimabile, di etica e morale: un uomo che ha manifestato una sensibilità istituzionale e sintonia con i sentimenti del Paese senza pari. Il suo breve discorso pronunciato nella sala del Bronzino, dopo aver accolto i presidenti di Camera e Senato, saliti al Quirinale per comunicargli la rielezione quasi plebiscitaria, è la sintesi perfetta della sua personalità. “I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla Presidenza della Repubblica, nel corso della grave emergenza che stiamo tuttora attraversando sul versante sanitario, su quello economico e su quello sociale, richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento. Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e che naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti, con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini“.
Dunque il Parlamento è sovrano, così come lo è l’imperativo del senso del dovere in tempi difficili. Un uomo fa quello che deve, nonostante le conseguenze personali, nonostante gli ostacoli e i pericoli e le pressioni, e questo è la base di tutta la moralità umana. Questa, la lectio magistralis di Mattarella. L’Italia intera gli deve infinita gratitudine, intesa come una sorta di conversione, ammettendo che ciò che si è ottenuto lo si è avuto non per i propri meriti, ma per la benevolenza altrui.