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Il cognome più lungo del mondo: la parità genealogica quanto può durare?

Un dibattito che con la parità non ha nulla a che vedere

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Lo strano caso del signor Rossi Bianchi Verdi Neri Grigi Cavallo Trevi Papi

Ipotizziamo che il cognome di una persona sia importante. Ipotizziamo perché la questione pare a chi scrive una delle stagionali diatribe utili solamente a guarire le frustrazioni da down di WhatsApp. Ipotizziamo quindi che per i genitori sia possibile marchiare il proprio figlio del cognome sia del padre che della madre, in nome della parità genealogica. Papà Rossi e mamma Bianchi daranno al piccolo Mario entrambi i cognomi, facendolo diventare un orgoglioso tramite della dinastia Rossi Bianchi.

Parità o sostituzione? Quanto può davvero durare il cognome di entrambi i genitori?

Il Mario paritario, una volta grande, ipotizziamo ancora, diverrà magari genitore insieme ad un’altra orgogliosa tramite della dinastia Verdi Neri. L’eventuale nato, per il quale la parità genealogica sarà ancora una volta decisa dai genitori, sarà quindi non un Giuseppe qualunque, ma un Giuseppe Rossi Bianchi Verdi Neri. E quando anche lui sarà genitore, insieme magari ad una lady Grigi Cavallo Trevi Papi? Allora vi sarà un erede orgogliosissimo tramite magari dal nome Franco Rossi Bianchi Verdi Neri Grigi Cavallo Trevi Papi.

All’anagrafe serviranno premi Nobel

L’anagrafe dovrebbe indire concorsi pubblici per soli statistici e matematici. Le canoniche tre lettere di quale cognome verrebbero prese? Nascerebbero nuove lotte di parità codico-fiscale? Ecco, l’assurdità di questo ragionamento spiega da sola quanto il dibattito sia effettivamente insensato. Il cognome della madre, che poi sempre di un padre è, attualmente, non è un indice di parità.

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