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Il Brasile è il Paese con più giapponesi dopo il Giappone. Perché?

Un esempio di coesione e integrazione tra mondi estremamente diversi, ma dai risultati straordinari

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Una comunità nipponica numerosissima nel cuore del Brasile: ecco il motivo

Il Brasile è il paese in cui è presente la comunità giapponese più grande del mondo, con circa 2 milioni di abitanti di origine nipponica residenti nello Stato. Un connubio singolare, ma che affonda le sue radici in più di duecento anni di storia e che ha unito i due Paesi attraverso uno strabiliante fenomeno di integrazione ben riuscita.

Perché ci sono così tanti giapponesi in Brasile?

La comunità giapponese mosse i suoi primi passi nel ridente Brasile dopo il 1868, agli albori dell’epoca Meiji. In questo periodo la pressione fiscale si abbatté violentemente sulla popolazione, in gran parte legata al mondo agricolo, impoverendola sempre di più. Per far fronte a questo momento delicatissimo, fu proprio il Giappone a incoraggiare l’emigrazione dei suoi cittadini, che si spostarono in Corea, nelle Filippine, negli Stati Uniti e nel Brasile.

Le cifre sono da record, in quanto fra il 1885 e il 1923 circa mezzo milione di cittadini lasciò il Giappone. Verso la fine del XIX secolo, inoltre, si svilupparono in Giappone delle compagnie deputate proprio a incoraggiare e sostenere il fenomeno migratorio, fra cui la Kokoku Shokumin Kaisha, presieduta nel 1906 dall’imprenditore Ryu Mizuno. A questo si unì la nascente politica di intesa voluta fra i due Stati, che portarono alla stipula del Trattato di Amicizia, Commercio e Navigazione tra la Repubblica degli Stati Uniti del Brasile e l’Impero del Giappone, ratificato a Parigi il 5 novembre del 1895.

Un’orda di fazenderos dalla terra del Sol Levante

La prima nave battente bandiera nipponica arrivò nel paese carioca il 18 giugno 1908, attraccando al porto di Santos. Si trattava della nave cargo Kasato Maru, che trasportava con sé 718 migranti provenienti dalle province di Okinawa e Kagoshima, rimasti a bordo della nave per circa due mesi di viaggio. Ma quale fu il destino di questi migranti? La maggior parte venne ridistribuita all’interno delle fazendas, le fattorie tipiche del Brasile, in cui le condizioni di lavoro erano durissime: ore ed ore sotto il sole cocente, nelle piantagioni di caffè, in cambio di un salario bassissimo.

A causa del malcontento sempre più diffuso, molti giapponesi lasciarono le fattorie, riuscendo ad essere impiegati nella costruzione della linea ferroviaria che avrebbe collegato Santos e lo Stato del Mato Grosso. La nascente comunità giapponese avrebbe giocato un ruolo fondamentale in questa impresa: molti di loro, infatti, si stabilirono lungo il tragitto della ferrovia, acquistando ben presto appezzamenti terrieri e facendo nascere in brevissimo tempo alcune cooperative agricole. Altri di loro, invece, si trasferirono nella città di San Paolo, fattore che porterà alla nascita di ben tre periodici in lingua giapponese.

Fu solo con l’arrivo di una seconda nave, nel 1909, che il governo giapponese e quello brasiliano strinsero un accordo per garantire una concessione di terre gratuita, lungo la linea ferroviaria di nuova costruzione. Nacquero così colonie come la Colonia Hirano e la Colonia Iguape, dedite prevalentemente alla coltivazione di caffè e riso.

Il Giappone in Brasile: due culture in un unico Paese

Nonostante i tentativi di integrazione e la volontà di lavorare e vivere in Brasile, i giapponesi si impegnarono altrettanto per conservare la propria lingua e le proprie tradizioni. Come? Costruendo almeno una scuola in ogni colonia. I nipponici si spesero fino all’ultimo per salvaguardare le proprie radici: crearono scuole, fondarono riviste e aprirono ristoranti che servivano cucina giapponese, facendola conoscere e apprezzare anche ai cittadini brasiliani.

In questo periodo sorsero anche i primi negozi a conduzione familiare (soprattutto tintorie ed alimentari), nonché numerosi gruppi di studio e di ricerca. Momento particolarmente delicato per la convivenza tra le due comunità fu quello della seconda Guerra Mondiale, in quanto Giappone e Brasile facevano parte di schieramenti antagonisti. Il governo brasiliano varò numerose misure limitative della libertà stampa e di opinione per tutta la comunità giapponese, che condussero quest’ultima a reagire con fenomeni di violenza ed atti terroristici, cessati sono nel 1947, al termine del conflitto.

Il Brasile e la comunità giapponese oggi

Oggi la maggior parte dei primi migranti giapponesi vive nella città di San Paolo. Grazie a loro, però, la cultura del Sol Levante si è diffusa a macchia d’olio: moltissimi sono ormai i fan di manga, anime e cucina nipponica. Il quartiere di riferimento della comunità nipponica è quello di Bairro da Liberdade che oggi è il “polo” che più attira gli asiatici residenti nella città.

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