MUSICA
Gli Hostile raccontano Natante: il nuovo singolo che indaga i confini chiaroscuri del presente
L’INTERVISTA – “Volevamo descrivere il perdersi di un uomo in una dimensione senza tempo e senza età”
Un linguaggio volutamente evocativo, lo stesso che ha suggerito a Vittorio Saginario e Giancarlo Belgiorno di identificarsi negli Hostile, il frutto della loro collaborazione che al principio prevedeva la presenza di un terzo componente, Fabio Cacciatore. Ferrarese l’uno e leccese l’altro; Vittorio e Giancarlo sono ora due volti della scena musicale milanese e il 2019 è stato l’anno del loro ufficiale debutto con l’omonimo album Hostile. Caravaggiani nell’investigazione del presente nei suoi chiaroscuri, gli Hostile hanno da poco pubblicato il loro nuovo singolo Natante: un ritmo scanzonato nostalgicamente estivo che sorregge immagini cupe, fuligginose. Un contrasto indagato con le note ma anche con le immagini: dietro al video di Natante c’è infatti l’estro di Roberto “Rup” Paolini, il regista alle spalle della visione onirica del video ma anche fondatore del collettivo di ricerca cinematografica Carboluce.
Intervistati da La Webstar.it, Vittorio e Giancarlo raccontano gli Hostile.
Gli Hostile raccontano Natante, il nuovo singolo
Parlateci di Natante, il vostro nuovo singolo. Com’è nato e da dove viene la metafora marinaresca?
È nato inaspettatamente in un sogno di Vittorio e la prima strofa con testo e musica erano già lì, pronte come colonna sonora a questa onirica immersione marittima…ero a casa da solo e mi sono alzato in piena notte per registrare sottovoce chitarra e voce l’idea della strofa, ancora conservo il file audio sullo smartphone!
Si nota subito dal video e dalla genesi stessa del brano il tema del contrasto: tema fine-estivo concepito in pieno inverno, un clima leggero raccontato con immagini cupe. C’è anche questo tra i significati del brano?
A noi piacciono i video che aggiungono chiavi di lettura meno semplici e didascaliche a un brano. Abbiamo lasciato a Roberto Rup Paolini ampia libertà espressiva e lui ha incarnato in immagini la natura più nascosta della canzone, quella più cupa e introspettiva che da sempre contraddistingue la nostra ricerca artistica e musicale: il chiaro e lo scuro, l’abisso e la rinascita.
“Vi lascio e mi immergo. Nel mare. Io voglio solo nuotare“, chi è il soggetto parlante?
Ovviamente siamo noi, gli autori e spero che possano condividere con noi il pensiero e i sentimenti del brano anche gli ascoltatori. Natante è per definizione colui che nuota e ci piaceva il fatto che il termine derivi dall’arcaico natare proprio perché volevamo descrivere il perdersi di un uomo in una dimensione senza tempo e senza età.
Quanto è difficile per un’artista ad oggi estraniarsi o allontanarsi dal mondo?
È sempre più difficile per tutti riuscire a farlo… I social media e la globalizzazione ti obbligano, in un certo senso, a rimanere sempre in contatto con il resto del mondo ma per noi è uno stimolo. Quando scriviamo raccontiamo quello che ci stimola durante la nostra vita metropolitana che è frenetica, affollata, multietnica e va benissimo anche così per l’arte. Poi però è nella nostra indole isolarci e lavorare sulla scrittura in assoluta solitudine. Per noi il momento creativo è solitario, silenzioso, totalizzante.
“La musica ci ha dato la possibilità di poter evadere ed uscire dal nostro lockdown emozionale“
Quanto c’è del vostro personale lockdown in questa ultima fatica?
Tantissimo. È stato un periodo difficile per tutti ma siamo riusciti a sfruttarlo per riflettere su tante cose e come al solito la musica ci ha dato la possibilità di poter evadere ed uscire dal nostro lockdown emozionale e poter pensare a un nuovo progetto e a una nostra rinascita artistica.
Questo lavoro ha rappresentato una “svolta più pop”, altrimenti come definireste le sonorità degli Hostile?
Nel nome della band sono racchiuse le due anime di Vittorio e Giancarlo: quella più ostile che richiama una certa tendenza a prediligere toni e sonorità cupe, malinconiche e riflessive e quella più pop, provocatoria e scanzonata che ci fa auto-ironicamente affermare già dal nostro nome “ho stile”!
Chi c’è, come fonte di ispirazione, dietro gli Hostile?
Tanta, tantissima musica: dal cantautorato italiano e dal pop rock anni ‘60 all’elettronica e al post Rock anni ‘80 sia italiano che d’oltremanica, al grunge degli anni ‘90 fino alla nuova ondata indie rock americana dei primi 2000 e ultimamente anche i nuovi cantautori italiani del cosiddetto “nuovo indie”. È inevitabile, se scrivi musica sei continuamente influenzato da ciò che ascolti e credo che nella nostra musica si possano sentire e ben riconoscere tutti gli artisti che amiamo e non ci teniamo né a nasconderlo né a negarlo.
Quali esperienze artistiche precedenti avete deciso di far confluire all’interno degli Hostile?
Giancarlo ha portato sicuramente tutta la grande vena indie di ispirazione ‘60s-‘70s degli “Studio Davoli” band salentina che ha vinto una edizione di Arezzo Wave. Vittorio ha il synth pop e post rock anni ‘80 e il grunge anni ‘90 delle sue esperienze musicali ferraresi più importanti come LTD, Velouria e Fort Nada.
Quali progetti avete ora in cantiere?
Sicuramente seguirà al singolo un EP che uscirà a fine anno. Speriamo di riuscire ad ultimarlo prima di Natale perché per la prima volta abbiamo voluto cimentarci in una vera e propria canzone natalizia che speriamo di non doverla pubblicare l’anno prossimo!
Qual è il vostro motto?
“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è“. (Paul Klee)