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Giornata della Memoria 2022: 10 consigli di lettura per non dimenticare

I testimoni della Shoah che con i libri ci aiutano a non dimenticare

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27 gennaio 2022: Giornata della Memoria, una data per ricordarci di non dimenticare

Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria dedicata alle vittime del nazifascismo, una giornata che diventa di anno in anno più importante. I testimoni diretti sono sempre meno e di conseguenza la parola scritta aumenta di valore. La parola non può raccontare tutto e in questo caso l’orrore è troppo per essere racchiuso, spiegato, filtrato dall’inchiostro. Eppure in molti ci hanno provato, persone che hanno vissuto la Shoah, scrittori, giornalisti, divulgatori.

Una selezione di 10 libri che tutti dovrebbero leggere.

Il Diario di Anna Frank: la persecuzione dagli occhi di una ragazzina

Il primo consiglio può apparire scontato ma è il Diario di Anna Frank. Lei era una giovane ebrea tedesca, che visse gran parte della sua esistenza ad Amsterdam. Rimase giovane per sempre, visto che non aveva ancora compiuto 16 anni quando morì nel campo di concentramento di Bergen-Belsen. La narrazione ha inizio il 12 giugno 1942, durante il suo tredicesimo compleanno. Anna riceve in regalo un diario che terrà sempre con sé e che chiamerà Kitty. Il 6 luglio dello stesso anno la famiglia Frank è costretta alla clandestinità. In quel periodo Anna, nascosta, nel disperato tentativo di rimanere bambina, scrive a Kitty quasi tutti i giorni. Fino alla deportazione, il primo agosto 1944. Unico sopravvissuto della famiglia, il padre Otto, trova il diario, toglie gli errori di grammatica e lo fa pubblicare, dapprima in Olanda, nel 1947. In Italia esce nel 1954 per Einaudi.

Gli adattamenti cinematografici sono stati tanti, uno dei più riusciti è il lungometraggio animato Where is Anna? del regista israeliano Ari Folman, presentato l’anno scorso fuori concorso al Festival di Cannes.

Primo Levi, Se questo è un uomo: la cruda testimonianza del chimico-scrittore

Il secondo è un altro classico, sempre nel 1947, questa volta dall’Italia. Se questo è un uomo è l’opera più conosciuta di Primo Levi, chimico e scrittore. Una delle testimonianze più crude e agghiaccianti della deportazione. Anche se Levi si dice fortunato perché “deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi“. Pur riuscendo a uscirne vivo, si suiciderà nel 1987.

La banalità del male: il processo a Eichmann

Il terzo consiglio può pur sempre essere considerato un classico, anche se di natura diversa rispetto ai due precedenti e più tardo, risale al 1963. La banalità del male è un saggio della giornalista Hannah Arendt. Come inviata del New Yorker seguì il processo per crimini contro l’umanità ad Adolph Eichmann. Dall’accaduto scrisse un diario dettagliato. Eichmann era uno dei principali gerarchi delle SS. La Arendt prova a farci entrare nella testa di quell’uomo: ciò che a noi appare davvero mostruoso, per lui era una semplice esecuzione degli ordini. Da parte sua, lui era un banale burocrate.

Un sacchetto di biglie, Una bambina e basta e Il bambino con il pigiama a righe

Poi, nel 1976, esce Un sacchetto di biglie, il romanzo autobiografico di Joseph Joffo, che è stato uno scrittore francese di origine ebraica. Due fratelli, Joseph e Maurice, separati dal resto della famiglia, intraprendono un viaggio attraverso tutta la Francia per sfuggire ai nazisti. Sono ancora bambini, in particolare Joseph, che è molto legato alle biglie, portandole in tasca si sente il padrone del mondo. Nel 2017, un anno prima della morte dell’autore, è stato tratto dal romanzo un film omonimo di Christian Duguay. In Italia una testimonianza importante ci è arrivata da Lia Levi, classe 1931. È una giornalista nata a Pisa, ma che vive a Roma. Nel 1994 pubblica la storia di come la sua famiglia ebrea riuscì a salvarsi, nascondendosi in un convento cattolico, quando Lia era solo bambina. Un’altra lettura comune tra i ragazzi è Il bambino con il pigiama a righe, opera di fiction dello scrittore irlandese John Boyne, uscita nel 2006. Bruno è un bambino tedesco, figlio di un gerarca nazista. Bruno non sa nulla delle persecuzioni in atto, fino a che non incontra Shmuel, un suo coetaneo detenuto in un campo di concentramento.

La testimonianza di Liliana Segre

Una lettura veloce (ma non facile) è certamente Ho scelto la vita – La mia ultima testimonianza pubblica sulla Shoah, di Liliana Segre a cura di Alessia Rastelli. La trascrizione dell’ultimo discorso pubblico di testimonianza della senatrice a vita, arricchito da foto, ricordi e dalla prefazione di Ferruccio De Bortoli. Il discorso si è tenuto ad Arezzo, a ottobre 2020, davanti ai ragazzi della Cittadella della Pace di Rondine, associazione che si impegna a ridurre i conflitti nel mondo. Non è proprio l’ultimissima testimonianza della Segre, che l’anno scorso ha pubblicato il saggio La sola colpa di essere nati, grazie alla collaborazione di Gherardo Colombo. Per una testimonianza più completa dell’esperienza di Liliana Segre, è utile leggere La Memoria rende liberi, scritto nel 2015 a quattro mani con Enrico Mentana. Come Lia Levi, anche la Segre ha cessato di essere una bambina come le altre molto presto. A nemmeno 8 anni, per la precisione.

Treno di Vita

Nel 2015 esce anche Treno di Vita di Wendy Holden, giornalista e scrittrice, che ha voluto riunire le tre storie vere di Hana, Mark ed Eva che nel 2015 avevano 70 anni ed erano perfetti sconosciuti, fino a pochi giorni prima della stesura del libro. Hanno molto in comune, le origini ebraiche, l’essere nati nel 1945, in una Germania nazista sull’orlo del precipizio. Tutti e tre sono stati salvati dal coraggio delle loro madri.

Lia Levi: Il giorno della memoria raccontato ai miei nipoti

Il libro più recente di questa lista è Il giorno della memoria raccontato ai miei nipoti, sempre di Lia Levi, uscito per Edizioni Piemme, in occasione della ricorrenza dell’anno scorso. Un libro-dialogo, ricco di riflessioni, pensato per spiegare ai ragazzi il significato del 27 gennaio e, più in generale, della parola memoria. Farebbe molto bene anche a noi adulti. Con una foto di copertina presa direttamente dall’archivio della Levi.

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