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MUSICA

Gigliola Cinquetti a Torino: la rivelazione sull’esibizione all’Eurovision

Ospite d’onore presso l’Università di Torino, in attesa della finale Eurovision

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Gigliola Cinquetti: l’incontro all’Università di Torino con l’artista

Gigliola Cinquetti, nella giornata di ieri, mercoledì 11 maggio, ha presenziato all’incontro Un’italiana a Eurovision. Un evento organizzato in occasione della 66esima edizione dell’Eurovision Song Contest, dall’Università di Torino e Studium, con il patrocinio di RAI e Consulta Universitaria del Cinema.

La cantante di Non ho l’età (e molte altre canzoni ancora) ha parlato della sua carriera, dei suoi successi, ed anche di una donna che porterà con sé sul palco durante l’esibizione per la finale dell’Eurovision 2022.

Gigliola Cinquetti: “Mi sento europea, da sempre”

Gigliola Cinquetti, vincitrice del Festival di Sanremo con Non ho l’età nel 1964, a soli 17 anni e dell’allora Eurofestival, è stata la prima italiana a vincere la gara musicale europea. Da quel momento, il successo per lei è stato inarrestabile.

Ospite d’onore presso l’Università di Torino, ha deliziato i presenti anche con una mini lezione-concerto. Ovviamente ha anche risposto alle numerose curiosità legate alla sua presenza all’ESC 2022 prevista per la finale di sabato 14 maggio.

A proposito di Eurovision, ed Europa, Gigliola ha spiegato: Mi sento europea, da sempre. Io piacevo non solo al pubblico italiano all’estero ma anche ai francesi, agli spagnoli, ai tedeschi. Perfino in Africa è arrivata ‘Non ho l’età’. A segnare il goal ero stata io per gli italiani. Ho sempre sentito fortissima, la responsabilità di essere italiana“.

Gigliola Cinquetti: lo speciale legame con il padre

Gigliola ha continuato poi a fare breccia nei suoi ricordi, sia artistici che personali. Elegante, con un lungo abito nero, eppure semplice nei modi, nei gesti, nelle parole spese nei confronti del pubblico. Gigliola si è soffermata sull’infanzia e sulla giovinezza, a cui il suo papà ha conferito sempre amore e protezione.

“Papà era un disegnatore. Per avere un posto fisso andò fino in Africa. Non lo sapeva ma era un volontario. Si ritrovò a fare il soldato in Africa e poi, con la Seconda guerra mondiale, tutti i fronti (Albania, ad esempio). Non voleva figli: voleva che mia mamma fosse libera e felice. Finita la guerra nasce mia sorella nel 1946 e un anno dopo io. Vivevo nell’ombra protettiva della felicità dei miei genitori. Anche il mio canto ne fa parte (…) Tutto mi veniva naturale. Merito di mio padre: è stato lui a concepire un sogno, un percorso più che naturale. I nonni, gli zii erano scandalizzati: il mondo dello spettacolo era visto come il mondo della perdizione. Ma mio papà si fidava ciecamente di me, aveva grande stima“.

Un’italiana a Eurovision, Università di Torino

Gigliola Cinquetti: “Non stavo quasi mai nella realtà”

Era piccola Gigliola quando cantava: “Lascia che io viva un amore romantico, nell’attesa che arrivi quel giorno ma ora no, non ho l’età”. Eppure quella è stata solo la partenza: “Non volevo essere per sempre quella di ‘Non ho l’età‘. Volevo essere capace di raccontare l’amore. Io dell’amore non sapevo niente ma immaginavo tutto. Ho interpretato ‘Dio come ti amo‘ [il riferimento è all’esibizione sanremese del 1966, in coppia con Domenico Modugno, ndr] con un filo di voce”.

Ed ancora, più nello specifico sulla propria personalità, fin da giovanissima: “Ero una ragazzina molto capace ad estraniarsi, non stavo quasi mai nella realtà. Leggevo tantissimo : Hemingway soprattutto. I dialoghi tra uomini e donne sono così perfetti, mai parole banali. Nella vita nessuno diceva cose così intelligenti, infatti non mi innamoravo mai nella realtà, ma nella fantasia. Sono dovuta scendere dalle nuvole: è stato un processo lento, quello di entrata nella vita e nelle sue contraddizioni”.

Gigliola Cinquetti si esibisce

Gigliola Cinquetti: “Alla finale dell’Eurovision non sarò sola”

L’Eurovision Song Contest non è un evento sconosciuto per Gigliola. Non solo perché vi ha partecipato (e vinto) nel 1964. Ma anche perché lo ha condotto, al fianco di Toto Cotugno, nel 1991: Non è un divertimento condurre l’Eurovision Song Contest: è un lavoro meccanico, straniante. Non devi pensare molto ma eseguire un compito rigoroso. Devi conoscere le regole e rispettarle: c’è poco spazio per la creatività. Io comunque mi sono divertita: è stata un’esperienza costruttiva”.

Ma su questo Eurovision in corsa Gigliola ha svelato: “Per me è una festa, un dono straordinario. Qualcosa che somiglia ad un sogno, dopo un’intera vita trascorsa. Io ricanterò la canzone con la quale ho vinto la prima volta: sarà un’emozione difficile da contenere. Ma non sarò sola, andremo in due. Io e la signorina Giglioli”. Questo era il cognome con cui si riferivano a lei, agli inizi: quando, cioè, cantava nelle balere dell’Emilia Romagna.

Il ritratto, soprattutto emotivo e personale, di una grande della canzone italiana. Che eppure, torna con le sue parole agli inizi e a ciò che le fa battere (ancora) il cuore. “Le canzoni d’amore sono sempre vere. Vorrei parlarvi dell’intelligenza dell’amore”. Una cantante con più di 50 anni di carriera alle spalle, che ancora si emoziona davanti ad un pubblico ristretto in un’aula magna di un’università. A cui tremano le mani, ancora. Dopo anni di successi e pubblico internazionale.

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Dio come ti amo, esibizione di cinquetti
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