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Gianluca Vacchi: “Alza la voce e chiede scusa”, lo staff smentisce le accuse

Ora parla lo staff e smentisce le accuse

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Gianluca Vacchi: le accuse di un’ex colf

Gianluca Vacchi nelle ultime ore si è trovato in una bufera di polemiche: e cioè le accuse di un’ex colf. Quest’ultima ha accusato l’imprenditore e influencer di sfruttamento ma non solo: un vero e proprio inferno psicologico.

Gianluca Vacchi, lo staff: “Ci tratta come una famiglia”

Se Gianluca Valli è al centro delle polemiche, a difenderlo ci ha pensato direttamente il suo staff (il GVLife Staff). Con queste parole, realizzate in un video girato personalmente (pubblicato sui social): “Siamo alquanto contrariati per quello che abbiamo letto sui giornali: non c’è niente di vero. La nostra vita non trascorre tra insulti e frustate. Siamo qui tutti da diversi anni, se fosse così non saremmo resistiti. Siamo qui per lavorare, ma anche per divertirci, nessuno ci obbliga né a fare un Tok Tok né ad indossare una divisa“.

E il gruppo di lavoratori ha continuato: “È normale che come datore di lavoro si arrabbi se non vengono fatte le cose come dice lui (…) Ci tratta come una famiglia. Siamo pagati, non c’è nessuno che ci sta minacciando. Vogliamo bene al nostro datore di lavoro come lui ne vuole a noi”. E ancora, la precisazione: “Quando il dottore si arrabbia e alza la voce chiede scusa. Chiede sempre tutto per favore“.

Gianluca Vacchi: il tatuaggio di una domestica per lui

Una delle domestiche di Gianluca Vacchi, nello specifico, nel video ha mostrato un particolare tatuaggio. Con le iniziali del suo datore di lavoro: G e V. Così, la donna ha spiegato: “Senza di lui i miei figli non sarebbero qui, se ho una casa nelle Filippine è solo grazie a lui“. E il riferimento al tatuaggio: “Questa è la mia dimostrazione per tutto quello che ha fatto”. E la domestica ha aggiunto, tra le risate dei colleghi: “Certe cose sono state dette da una persona che, purtroppo per lei, non ha più l’onore di stare in mezzo a questo team. Siamo indignati per certe calunnie. Trovati un lavoro. Anzi, vi do un consiglio: non assumetela, lasciate stare, mandatela alla Caritas“.

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