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Giampiero Boniperti, una vita e oltre in bianconero

Addio alla leggenda sportiva

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La leggenda in origine indicava la parte, quella migliore, di un libro sacro che doveva essere letta ai fedeli. Poi venne a significare un racconto meraviglioso e popolare che la tradizione aveva l’onore di mantenere nei secoli, consegnando vivo e appassionato il suo ricordo, che per sempre avrebbe fatto parte di ognuno di noi. Nello sport, nel calcio, si diventa una bandiera, un idolo, un mito quando la gente guardando l’uomo-calciatore non vede il colore dei capelli o degli occhi, ma scorge i colori sociali della squadra cui il protagonista ha regalato il suo cuore.

Chi è stato Giampiero Boniperti

Giampiero Boniperti era biondo, con degli occhi luminosi e chiari, ma i colori che tutto il mondo vedeva in lui erano il bianco e il nero. Lui era la Juventus, lui è e sarà per sempre la personificazione in campo e fuori dello stile vincente della Vecchia Signora, il suo simbolo universale. Il capitano glorioso di mille combattimenti è morto; ma solo per oggi, solo per un istante, giusto il tempo per consacrarsi all’immortalità. Una leggenda è imperitura, e lui oggi ha semplicemente raggiunto due suoi vecchi amici, John Charles e Enrique Omar Sivori, per riformare in Cielo, quello che in terra, sui prati verdi, fu negli anni Cinquanta uno dei trii d’attacco più forti della storia del calcio mondiale.

Era un atleta, nella testa e non solo nel fisico, nella morale e nei riti di una vita quotidiana all’insegna della lealtà e nobiltà sportiva. Forse ci sono stati campioni più grandi di lui, ma quel ragazzo biondo di Barengo li ha superati tutti per la sua visione di calcio totale e moderno, per quell’interpretazione che ne faceva il cuore di tutto. Da centravanti mobilissimo, astuto, dalla capacità sopraffina e dall’innato senso del gol, divenne anche il cervello, il pilastro del centrocampo, l’uomo che dirigeva e coordinava il lavoro dei compagni, indispensabile per una squadra che volesse giocare un calcio evoluto a livello nazionale e internazionale. Da lui cominciavano le azioni, lui le conduceva insieme ai compagni meravigliosi, sempre lui andava a concluderle come il più grande degli attaccanti, anche se appellarlo solo attaccante sarebbe riduttivo. Mai nessuno prima di lui così, mai nessuno senza di lui, dopo. Aveva un’abilità unica in campo, far sembrare facile ogni gesto divenuto epico, con una tecnica immacolata ed elegante. Prudenza e audacia, fantasia e concretezza, sapeva giocare corto, sapeva duellare, era veloce e possedeva un tiro di rara potenza, tanto da far esultare i tifosi della Juventus per ben 178 volte, in 444 partite disputate, vincendo 5 campionati, 2 Coppe Italia e laureandosi capocannoniere nel 1951. Presidentissimo a vita, e oltre. 

Boniperti, l’uomo che amava la vittoria

Ha sempre avuto anche da dirigente un feeling particolare con il campionato, e indimenticabili restano le sue battute, in particolare quella al presidente Dino Viola, negli infuocati Juve-Roma degli anni Ottanta: «Noi e lo scudetto: mai sicuri di vincerlo e mai certi di perderlo». Boniperti un personaggio concreto, duro, vincente. Leale ma spietato con chi non rispondeva con le stesse armi. Ripeteva spesso una frase: «Io perdono, ma non dimentico».

E i giornalisti lo sapevano bene, con la stampa aveva rapporti cordiali, ma difficili. Di fronte alle domande, di solito sceglieva di trincerarsi dietro un amabile sorriso e un cordiale buffetto sulla guancia. Un uomo perbene, un galantuomo, un signore d’altri tempi. Ineguagliabile.

Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta

Non solo una leggenda per i colori bianconeri, ma anche orgoglio per l’Italia intera. Il 21 ottobre 1953 la Federcalcio inglese per festeggiare i suoi 90 anni di storia organizzò una partita fra l’Inghilterra e una rappresentativa del Resto del Mondo allo stadio Wembley di Londra. Vi presero parte grandi stelle dell’epoca, come lo svedese Gunnar Nordahl e l’ungherese Lazlo Kubala. A rappresentare l’Italia c’era proprio il capitano della Juventus, Giampiero Boniperti, protagonista di quella battaglia con due splendide reti, fermando sul 4 a 4 nel loro regno i maestri del football. La cultura della vittoria, DNA della Juventus, si è certamente sostanziata e precisata attraverso Boniperti e la sua indelebile frase scolpita a lettere di fuoco: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Ha vissuto per la Juventus, e la Juventus gli ha consegnato per sempre la sua identità. Impossibile immaginare l’uno senza l’altra, e viceversa.“La Juve non è soltanto la squadra del mio cuore. – amava esclamare – È il mio cuore”. E tutti gli sportivi, non solo quelli bianconeri, regaleranno per sempre un angolo del loro cuore a Giampiero Boniperti, la bionda leggenda della Juventus dagli occhi azzurri, un campionissimo del calcio mondiale!

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