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Francesco Arca racconta il dialogo con il padre perduto nel suo primo libro
Durante la recente puntata del programma “Verissimo”, un ospite molto speciale ha raccontato la sua nuova avventura nel mondo della letteratura.
Francesco Arca, noto al grande pubblico per il suo lavoro come attore, ha presentato, da Silvia Toffanin, il suo primo libro, un romanzo autobiografico dal profondo significato personale intitolato “Basta che torni”.
Quest’opera rivela la narrativa di un dialogo interiore ed è dedicata alla figura paterna – un confronto fra il padre che non c’è più e il padre che lui stesso è diventato oggi. Arca ha condiviso con il pubblico la dolorosa perdita di suo padre Silvano, un paracadutista di Oristano, scomparso tragicamente nel 1995 durante una battuta di caccia, a causa di ferite da arma da fuoco.
Francesco Arca nel libro racconta della morte di sua padre
Era il 23 dicembre, vicino al Natale, e lui aveva solo sedici anni. La morte di suo padre ha lasciato un vuoto immenso, ma anche l’impulso a cercare delle risposte. “Mi diceva sempre ‘basta che torni,’ ed è una frase che mi porto nel cuore,” ha rivelato Arca. La scomparsa di suo padre è avvolta in circostanze misteriose e incongruenze che hanno portato a indagini e alla riapertura del caso, che alla fine è stato chiuso come omicidio colposo, senza tuttavia soddisfare la ricerca della verità da parte di Francesco.
Il racconto di Arca durante l’intervista si è poi spostato su un periodo più recente, durante la pandemia, quando si è trovato ad affrontare la paura di perdere il ricordo del padre. Ha confessato di aver dimenticato persino il suo profumo e il suo aspetto, un dettaglio che l’ha spinto a cercare aiuto professionale e a rivolgersi alle persone care per ritrovare un legame emotivo e cronologico con la figura paterna.
“Basta che torni” non è solo un libro, ma un viaggio emotivo, una riflessione sulla perdita, sulla memoria e sul significato di essere padre. Francesco Arca, aprendosi a cuore aperto, porta i lettori e il pubblico di “Verissimo” attraverso il suo percorso di dolore e ricerca, dimostrando come il confronto con il passato e la condivisione del dolore possano offrire una via verso la guarigione emotiva e la comprensione.