G-8X9FB2YCC0

TV e SPETTACOLO

Franca Leosini, tutto sulla “donna dei misteri”: dagli esordi sulla carta stampata al successo in tv

Una storia partita da lontano, ma sempre con una grande attenzione ai fatti di cronaca

Pubblicato

su

Napoletana, laureata in Lettere Moderne, Franca Lando in Leosini è ormai da oltre trent’anni un personaggio televisivo che lega il proprio nome all’analisi dei tanti crimini, sovente insoluti e a volte anche insabbiati, che hanno macchiato di sangue la storia della nostra Italia. Tuttavia le sue radici giornalistiche sono da rintracciare nel mondo della carta stampata: si registrano infatti una collaborazione con la redazione culturale dell’autorevole settimanale L’Espresso, a fianco di grandi giganti tra gli intellettuali italiani del Secondo Novecento (tra i quali Camilla Cederna, Umberto Eco, Corrado Augias, Bruno Zevi, Leonardo Sciascia), una direzione dell’edizione italiana del mensile Cosmopolitan, edito da Mondadori in sostituzione dell’antico Arianna, e una costante presenza tra le firme della “terza pagina” del quotidiano romano Il Tempo.

L’arrivo in tv: da Parte civile alle prime Storie maledette

Nel 1988 è l’amico e collega Corrado Augias a invitare Franca Leosini a far parte dello staff di Telefono giallo, il programma di Rai3 che ricostruisce alcuni delitti di cui non si sono stati ancora trovati i colpevoli, pur essendo trascorsi diversi anni. Lo stile molto dinamico, i dibattiti assai accesi, le ricostruzioni a mo’ di telefilm delle circostanze immediatamente precedenti il crimine di cui si tratta in trasmissione, rendono appassionante questa rubrica settimanale, la quale va avanti sino agli albori degli anni Novanta, sempre con costante successo.

Più o meno nello stesso periodo, Leosini collabora con Donatella Raffai, conduttrice di Chi l’ha visto?, nella confezione di Parte civile, altra produzione Rai3 che però riscuote uno scarso successo, per poi realizzare nel 1996 I grandi processi in coppia con Alessandro Curzi, l’ex- Direttore del TG3 ritornato “a casa” dopo un paio d’anni trascorsi a Tele Montecarlo. Nel frattempo vanno in onda le prime Storie maledette.

Storie maledette: la parola ai condannati

E’ nell’autunno del 1994 che la giornalista partenopea sperimenta per la prima volta la formula di Storie maledette, la trasmissione grazie alla quale è destinata a godere di grande popolarità. Si parte da un caso più o meno noto (talvolta non privo di implicazioni politico-sociali), se ne analizzano tutti i punti-chiave fino a giungere al relativo dibattimento processuale e poi, ovunque possibile, viene concesso alle telecamere di entrare nelle case circondariali presso le quali sconta la propria pena uno dei colpevoli (specie se “presunto”) condannati alla reclusione.

Dall’omicidio di Pier Paolo Pasolini (con la partecipazione alla relativa puntata del reo confesso Pino Pelosi) a Gigliola Guerinoni (“la màntide di Cairo Montenotte”), dalla tragedia del Circeo dell’autunno 1975 all’omicidio di Maurizio Gucci del 1995, dai delitti della Uno Bianca ai più recenti casi di Avetrana ed Erba, oltre ad altri fatti di cronaca nera meno conosciuti, Franca Leosini confeziona, in oltre un quarto di secolo, ben diciassette edizioni di Storie maledette, in virtù anche del grosso successo di pubblico, contrassegnato da una partecipazione davvero appassionata alle ricostruzioni dei singoli episodi e alle interviste “a cuore aperto” con veri o presunti assassini, i quali rispondono per lo più con franchezza alle domande poste loro.

C’è infine da sottolineare che va in onda da qualche settimana Che fine ha fatto Baby Jane?, una sorta di “aggiornamento” su molti dei casi trattati in precedenza nelle varie edizioni di Storie maledette: si sta così aggiungendo un’altra grande affermazione per l’infaticabile giornalista napoletana, sempre grintosa, decisa e mai banale.

Exit mobile version