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Libri

Festival di Venezia: 5 libri da leggere in preparazione della rassegna cinematografica

Amando Pablo, odiando Escobar; Viaggio al centro della Terra; Hanno tutti i ragione: 5 libri che ci sono venuti in mente guardando i film italiani in concorso a Venezia 78

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Mostra Internazionale d’arte cinematografica o, anche più semplicemente, Festival di Venezia: inizia a essere trepidante l’attesa di Venezia 78, indiscutibilmente uno degli eventi più attesi dei prossimi mesi. Si aprono intanto le danze in termini di rassegne e presentazioni ma la vera cerimonia d’inaugurazione avrà luogo il prossimo 1° settembre. Ci si prepara lentamente al Festival tra film in concorso e documentari, come quello della Ventura, fuori concorso. Un altro Festival in Laguna a prova di Covid e che premia, per merito e non per dovere, il cinema italiano: ben 5 i titoli made in Italy in gara da Sorrentino a Michelangelo Frammartino.

In attesa del Festival, 5 libri da leggere d’estate in preparazione a Venezia 78 e che in qualche modo si legano o si sposano perfettamente ai 5 film italiani in concorso.

Festival di Venezia: 5 libri da leggere per entrare nei mondi di Sorrentino e Martone

È stata la mano di Dio è il titolo del film del premio Oscar Paolo Sorrentino in concorso al Festival di Venezia 78. Una storia autentica, livida, mordace che nasce per le vie di Napoli. Autobiografia e arte cinematografica si intersecano nella fatica di Sorrentino e ci sembra più che doveroso, a tal proposito, proporre come lettura uno dei romanzi scritti proprio dal cineasta, Hanno tutti ragione. Edito nel 2010, il romanzo ha segnato l’esordio della penna di Sorrentino nel mondo della carta stampata: nel mirino della penna una personalità, quella di Tony Padoga, napoletano come lui, cantante melodico, quello stesso Tony de L’uomo in più.

Hanno tutti ragione, il primo romanzo di Paolo Sorrentino

Si prosegue poi con l’arte di Mario Martone e la sua ultima opera cinematografica, Qui rido io. Il legame letterario qui lo offre direttamente la trama del film italiano in concorso a Venezia 78: siamo ancora a Napoli ma questa volta con Eduardo Scarpetta, attore e commediografo all’apice del successo. Vita e lavoro si intrecciano nella sua vita a tal punto da diventare intreccio stesso della parodia che decide di mettere in piedi, quella che lo trascinerà nell’occhio del ciclone, ispirata ad un’opera di Gabriele D’Annunzio. In preparazione a Qui rido io, proponiamo dunque di riprendere in mano il grande classico, La figlia di Iorio, una tragedia di primi anni del ‘900.

America Latina, Il buco, Freaks Out: Pablo, Verne e Dylan Dog

I gemelli D’Innocenzo, dopo Favolacce, tornano a mettersi in discussione davanti allo spettatore portando sul grande schermo America Latina. Un film dal contenuto top-secret che sembra però poggiarsi principalmente su una storia d’amore particolare, quasi d’azione. Un thriller e al tempo stesso un elogio alla passione dai cui confini talvolta si trasborda. Di fronte a grandi incognite, la suggestione più forte e fortemente condizionata dal titolo ci ha riportato alla mente un’autobiografia sui generis: Amando Pablo, odiando Escobar di Virginia Vallejo. Giornalista di Cartago, in quei fogli di carta decise di imprimere la memoria di un amore particolare, dal prezzo particolarmente alto. Un amore travolgente e devastante con Pablo Escobar.

Amando Pablo, odiando Escobar

Ne Il buco, pellicola di Michelangelo Frammartino, c’è tanta Calabria, tanta ruralità, tanto contrappasso, tanto materiale incontaminato. La ridiscesa di un gruppo di speleologi, nei primi anni ’60, nell’Abisso del Bifurto, una delle grotte più profonde al mondo e sita proprio in Calabria, ci ha riportato alla mente per certi versi quelViaggio al centro della Terra di Jules Verne: un fantascientifico immergersi nel sottosuolo terrestre, in quel mondo perduto ai piedi dello Stromboli.

Discorso del tutto diverso per Freaks Out, il capolavoro di Gabriele Mainetti scritto da Nicola Guaglianone. Prendendo le distanze dalla trama della pellicola in concorso a Venezia che vede al centro tematiche definite come la Seconda Guerra Mondiale e la cultura freaks, in questo caso il libro che vogliamo proporre va a beneficio del regista per meglio comprendere il suo animo, la sua visione del mondo e dell’universo che lo abita. Per questo chiamiamo in causa Dylan Dog, uno dei fumetti dell’adolescenza di Mainetti che, come aveva dichiarato a Fumeto Logica: “Ho iniziato a leggere intorno ai 10 anni. Vorrei ricordare come lo raccontava Umberto Eco: il genere horror è solo un aspetto, anche secondario, della narrazione. Dylan Dog parla dell’anima, della lotta con la solitudine, con i mostri interiori“.

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