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Festival di Sanremo: i 10 big (uomini) con più presenze all’Ariston

La classifica che apre il Festival di Sanremo che verrà: chi sono i 10 interpreti, uomini, che più di tutti sono saliti sul palco dell’Ariston

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Storia del Festival di Sanremo: c’è chi va ogni tanto, e chi ci va quasi sempre

Ora che manca sempre meno al Festival di Sanremo 2023 passiamo in rassegna il registro delle presenze maschili più frequenti: chi sono i 10 big, i 10 cantanti uomini che più di tutti sono saliti in questi anni sul palco dell’Ariston? In realtà c’è da dire che sono 11, e lo capirete leggendo, e si tratta di una parità interessante.

Decimo posto per Enrico Ruggeri: 11 presenze al Festival di Sanremo, 7 da solista

Spaziando dal punk-rock alla raffinata Canzone d’Autore, Enrico Ruggeri ha proposto al Festival quasi sempre dei brani di livello elevato, compreso quel Mistero che lo vide meritatamente trionfare nel 1993. Eccellenti Nuovo swing del 1984, Rien ne va plus del 1986 e curioso L’amore è un attimo del 1996 con la partecipazione in incognito, quale corista e chitarrista, di Andrea Mirò, la futura compagna del sensibile cantautore meneghino.

Domenico Modugno: nono posto in classifica anche lui con 11 presenze

Il successo planetario di Nel blu, dipinto di blu e del suo interprete partì proprio dal Salone delle Feste del Casinò di Sanremo, nel 1958. Tuttavia Mimmo Modugno si era già accostato al Festival come autore 2 anni prima con la graziosa Musetto. Tra le partecipazioni successive non vittoriose (Mister Volare sarebbe arrivato primo altre 3 volte) ricordiamo quelle del 1967 con la sfortunata Sopra i tetti azzurri del mio pazzo amore e del 1974 con Questa è la mia vita, brano solo firmato da Modugno ma scritto in realtà dal paroliere Luciano Beretta e dalla cantautrice Elide Suligoj.

Ottavo posto per Bobby Solo: 12 presenze al Festival di Sanremo, 11 da solista

Il cantante romano di origine triestina con la voce alla Elvis Presley è indissolubilmente legato all’esordio festivaliero del 1964 con Una lacrima sul viso e al famoso “playback” approntato in finale per il terrore di stonare dal vivo in Eurovisione. Tuttavia Bobby Solo a Sanremo visse una seconda giovinezza artistica negli anni Ottanta, con orecchiabili brani come Gelosia (1980), la bellissima Non posso perderti (1981) e Tu stai (1982). Successi tutti premiati da confortanti vendite (specie il primo). Carino anche il duetto con l’amico e collega Little Tony, Non si cresce mai, presentato in gara nel 2003.

Franco Gatti ed Angelo Sotgiu al settimo posto con 12 presenze insieme ai i Ricchi e Poveri

In questo caso inseriamo due artisti anziché uno: si tratta di cantanti e musicisti accomunati da un solo destino, l’essere da sempre la parte maschile dei Ricchi e Poveri. Il compianto Franco Gatti, bruno, baffuto e con voce bassa, ed Angelo Sotgiu, oriundo sardo, bello, biondiccio e dal registro tenorile. Amici da sempre, hanno contribuito con merito anche alla riuscita delle canzoni presentate al Festival di Sanremo dal gruppo, molte delle quali (La prima cosa bella; Che sarà; Sarà perchè ti amo; la vittoriosa nel 1985 Se m’innamoro) sono diventate dei classici senza tramonto.

Sesto posto per Fausto Leali: 13 presenze, 11 da solista e 2 in duo

Voce roca, stile vicino a quello degli artisti afroamericani: il cantante bresciano ebbe la fortuna di esordire al Festival nel 1968 avendo come compagno di gara Wilson Pickett e interpretando un capolavoro di Paolo Conte dal titolo Deborah. Seguirono però 4 partecipazioni in chiaroscuro, peraltro a volte con testi “impegnati” come L’uomo e il cane (1972, storia di un suicidio) e La bandiera di sole (1973, inno pacifista). Nel 1987 Leali tornò a Sanremo con Io amo e riconquistò il pubblico vincendo 2 anni dopo in duo con Anna Oxa.

Quarto posto a ex aequo Michele Zarrillo e Claudio Villa con 13 presenze

Due voci romane, due epoche diverse: da una parte Michele Zarrillo, venuto fuori nei secondi anni ’70, e dall’altra Claudio Villa, il “reuccio” della canzone italiana del dopoguerra. Zarrillo si affacciò al Festival nel 1981 con Su quel pianeta libero e andò in finale, ma l’anno dopo rimase al palo con Una rosa blu. Nel 1987 ripartì da zero con La notte dei pensieri e finalmente la sua carriera decollò definitivamente, segnata da felici apparizioni al Festival con pezzi quali Cinque giorni (1994), L’elefante e la farfalla (1996), L’acrobata (2001) e altri ancora.

Claudio Pica in arte Villa, 4 volte vincitore, a volte escluso con brani forse poco adatti alla sua voce assai “lirica”, sovente critico con gli organizzatori. Villa non mancò mai di aprire le porte a brani di cantautori un po’ più giovani di lui: Umberto Bindi (Passo su passo, 1964), Pino Donaggio (Una casa in cima al mondo, 1966), Mino Reitano (Meglio una sera piangere da solo, 1969).

Terzo posto sul podio del Festival di Sanremo per Al Bano: 15 presenze, 10 da solista e 5 con Romina Power

Sul gradino più basso del podio troviamo Al Bano che al Festival ha alternato le ballate tra il folk e il pop con le canzoni melodiche, sentimentali come In controluce (1974, testo di Paolo Limiti) e drammatiche come È la mia vita (1996) o la mistica Nel perdono (2007, scritta anche da Renato Zero). Nel mezzo, il periodo dell’ottimismo espresso nei brani eseguiti a due voci con l’allora moglie Romina Power (a partire da Felicità, seconda nel 1982, e Ci sarà, vittoriosa nel 1984).

Medaglia d’argento per Toto Cutugno: 15 presenze, 12 da solista, 2 con gli Albatros e 1 in duo

Chi se non Toto Cutugno occupa il secondo posto in questa classifica dedicata alle singole partecipazioni al Festival di Sanremo? Questo abbonarsi alla piazza d’onore, conquistata nel 1984 con Serenata e poi puntualmente ottenuta in quattro festival consecutivi dal 1987 al 1990, è ancora oggi il motivo forse più inspiegabile (e proverbiale) della carriera artistica del cantautore siculo-toscano. Vittorioso solo nel 1980, nel 1983 Cutugno si aggiudicò la platonica classifica della giuria popolare che a suon di schedine del Totip aveva ritenuto L’italiano il brano più meritevole di quel Sanremo.

Primo posto per Peppino Di Capri: 15 presenze di cui 13 da solista, 1 in duo, 1 con il Trio Melody

Un paio d’occhiali e un pianoforte, inconfondibili elementi di riconoscimento di Giuseppe Faiella in arte Peppino Di Capri. Quest’ultimo, se nel primo periodo del suo successo snobbò la gara canora ligure, fu invece molto presente in essa dagli anni ’70 in avanti. A parte le due vittorie conseguite nel 1973 e nel 1976, Peppino diede sempre prova di essere molto attento ai cambiamenti stilistici della musica leggera, dimostrandolo ad esempio in brani come E mo’, e mo’ (1985), Evviva Maria (1990), Favola Blues (1992, in duo con Pietra Montecorvino) o Pioverà (Habibi Henè).

A cura di Cesare Borrometi

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