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MUSICA

Fabrizio De André, 82 anni di Faber: curiosità che forse non tutti conoscono

Nel ricordo del più curioso Faber: 82 anni dalla nascita del mito di Fabrizio De André

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18 febbraio 1940, 82 anni fa la nascita di Fabrizio De André

Oggi è il 18 febbraio e, com’è ben noto, Fabrizio De André avrebbe compiuto 82 anni. Anzi, preferiremmo usare l’indicativo presente: compie 82 anni, perché il cantautore genovese di origini paterne piemontesi, in fondo, non è mai morto. Le sue poesie in musica non conoscono tramonto ed anzi la passione per l’arte e il pensiero di Faber, così attuali, continuano a tramandarsi di generazione in generazione. Anche la vita non solo del personaggio, ma dell’uomo De André continua a suscitare interesse nel pubblico: andiamo a scoprirne qualche particolare curioso, magari non a tutti noto.

Gli anni della Baistrocchi: Faber imitatore di Marlene

Fabrizio De André ebbe una carriera universitaria tormentata, divisa tra la facoltà di Lettere, da lui inizialmente scelta perché frequentata più da donne che da uomini, e quella di Giurisprudenza, notoriamente più ricca di sbocchi professionali. Nell’ateneo genovese, comunque, erano frequenti i momenti dedicati alla goliardia, il cui culmine era rappresentato da una compagnia teatrale studentesca esclusivamente maschile: la Baistrocchi. Essa, in coincidenza con il singolo anno accademico, metteva in scena spettacoli all’insegna delle parodie e delle imitazioni. Così al giovane Faber, in un’occasione, toccò proporsi in un travestimento caricaturale assai ben riuscito, quello della grande attrice e cantante tedesca, trapiantata a lungo negli Stati Uniti, Marlene Dietrich.

Una grande passione per il jazz

In casa De André si ascoltava molta musica: vi si trovava una ricca collezione di dischi a 78 giri appartenenti ai più svariati generi, con una particolare prevalenza sia del repertorio classico che di quello jazzistico. Fu proprio il jazz “freddo”, assai in voga a cavallo tra gli anni ’40 e i ’50, a coinvolgere e quasi folgorare il giovanissimo Fabrizio, attratto specialmente dal suono della chitarra elettrica del musicista statunitense Jim Hall. Questa fu la ragione per cui egli decise di imparare a suonare la 6 corde, anche se da cantautore non utilizzò mai il tipo amplificato che tanto ammirava da ragazzo, in favore di quello classico o semiacustico, più adatti agli arrangiamenti e alle partiture delle sue ballate e canzoni.

Il primo contratto discografico, regalo di Papà

Già sul finire degli anni ’50, trascinato dall’ideale modello che per tutti gli aspiranti cantautori del tempo era quello di Domenico Modugno, Fabrizio De André si dedicò alla composizione e alla scrittura di brani originali, coltivando sogni di gloria e di contratti discografici importanti. Frattanto a Genova era stata aperta una nuova casa fonografica, la Karim, nel cui consiglio direttivo era entrato anche il Dottor Giuseppe De André, papà di Faber nonché alto funzionario di un noto zuccherificio le cui azioni societarie erano quotate in Borsa. Ossessionato quasi dalle aspirazioni e dalle ispirazioni del suo figlio minore, De André padre volle trovare la via ideale per lasciar sfogare il suo Fabrizio aspirante cantautore. Quest’ultimo entrò così nel gruppo degli artisti della Karim, assieme a nomi altisonanti come Nora Orlandi e a giovani debuttanti come Orietta Berti, Michele Maisano (suo grande amico) e Memo Remigi, e vi rimase sotto contratto fino a tutto il 1966.

De André e le sue fonti letterarie: non solo Spoon River

Tutti sanno che uno tra i dischi più belli e famosi di Fabrizio De André, Non al denaro né all’amore né al cielo (1971), è sostanzialmente un compendio di componimenti poetici tratti dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters e opportunamente musicati. Tuttavia questo non è l’unico caso di una fonte letteraria atta a costituire la base di una o più canzoni scritte e cantate da Faber. Infatti La ballata dell’amore cieco (o della vanità), brano del 1966 dall’andamento quasi “dixieland”, è mutuata dalla poesia Cuore di mamma del francese Jean Richepin, poeta vissuto tra la seconda metà dell’ ‘800 e i primi decenni del ‘900.

Fabrizio De André e il Festival di Sanremo: un rapporto non così distaccato

Fabrizio De André lasciò al figlio Cristiano in più occasioni l’opportunità di mettersi in gioco sul palco del Teatro Ariston di Sanremo, mentre personalmente non fu mai coinvolto nella gara canora più attesa, almeno ufficialmente. Anzi, come autore fu accreditato una sola volta, nel 1992, quando aiutò il gruppo sardo dei Tazenda nel testo del brano Pitzinnos in sa gherra (Bambini in guerra), ma in realtà aveva già virtualmente collaborato (anche se non vi aveva apposta la propria firma) alla scrittura della canzone Faccia di cane, presentata al Festival nel 1985 dai New Trolls. Peraltro vi fu una possibilità, nel 1969, di vedere e ascoltare De André regolarmente in concorso al Salone delle Feste del Casinò: sul finire del novembre 1968 si era infatti sparsa la voce che Faber sarebbe stato in predicato di interpretare al Festival un brano intitolato La stagione del tuo amore, con Joan Baez compagna di gara. De André, però, smentì seccamente la cosa e si affrettò ad inserire La stagione del tuo amore nelle nuove copie dell’album lanciato l’anno prima, quale “traccia” atta a sostituire Caro amore, rifacimento dell’Adagio tratto dal Concierto de Aranjuez per chitarra classica e orchestra del musicista spagnolo Joaquin Rodrigo e non approvato da quest’ultimo.

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