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MUSICA

Eurovision, benedetto sia Diodato: l’effetto Harmony della prima serata

Abituati al Festival di Sanremo, l’Eurovision è un evento porno-soft

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Come dire, abituati alla meravigliosa pornografia (nel senso meno letterale del termine) del Festival di Sanremo, teatro di mitologici eroi, l’Eurovision per il pubblico italiano ha lo stesso effetto di un Harmony.

Al termine della prima serata dell’Eurovision Song Contest, avendo scorso per circa due ore e mezza l’homepage di Twitter curiosando nelle menti altrui, sono riuscita a trarre una sola riflessione-conclusione. Positivamente e negativamente, il nesso che lega sentimentalmente l’Eurovision al Festival di Sanremo ha inficiato molto sulla percezione dello show. È sicuramente straniante osservare un festival musicale così sentitamente italiano (ma solo dopo la vittoria dei Maneskin, dai) però snaturato della sua italianità per rispondere alla domanda internazionale. Abituati a Morgan e Bugo e alle romanacciate della Ferilli, fa timidamente tenerezza quel “porca vacca” della Pausini.

Probabilmente pensava al Sanremo del futuro, Guccini, scrivendo nella sua Avvelenata: “Io solo qui alle quattro del mattino, l’angoscia e un po’ di vino, voglia di bestemmiare“, e come si può pensare che non sia straniante un Eurovision che in 2 ore e mezza ha fatto tutto. Cavolo, ma neanche negli Harmony per davvero. Tutto fila liscio all’ESC 2022, i conduttori sono presenti senza sbavature, senza protagonismi e di cantanti sul palco ne salgono ben 17. Veloci, sintetici, bravi, a loro modo unici, nessun intoppo, nessuno che dice cose che non deve dire, nessuno che fa cose che non deve fare. È tutto così populisticamente nordeuropeo!

Quanto è impossibile intavolare polemiche e tanto lo è commentare dei veri e propri difetti di questo Eurovision, che l’unico argomento di dibattito su Twitter è Malgioglio. Due ore e mezza di show fluente e piacevole e guarda caso l’opinione pubblica si divide e si pizzica nell’unico anfratto italianissimo dedicato solo agli italiani: la telecronaca e il commento, in italiano, dell’evento. “Malgioglio ti amiamo” e un “Spengo e lo metto su Youtube così non devo sentirlo“, ma davvero, poco male.

Ma quindi, Eurovision top o flop? Che nessuno si permetta mai di toglierci il Festival di Sanremo perché mai quanto ieri, in fondo, ci è mancato, ma il giudizio sull’Eurovision proprio in virtù di questo è più che positivo. Bene la Rai, bene l’organizzazione e bene le sinergie che hanno posto dei paletti stringenti per far sì che non trasformassimo l’Eurovision in un altro Sanremo. Ben venga che non ci siano stati monologhi e sketch pena anche l’impossibilità di divertirsi a far caciara sui social. La faremo un’altra volta, al prossimo Bugo, al prossimo Amadeus.

Parlando tecnicamente dello spettacolo, dai costumi alle coreografie, dalle scenografie alla conduzione: impeccabile. Lo show è sicuramente riuscito a superare i suoi stessi limiti diventando elegantemente e semplicemente internazionale, come doveva e deve essere. Un po’ sterili i commenti come “conduzione fantasma”: avremmo davvero voluto un monologo di Laura Pausini anche in eurovisione per poi lamentarci oggi del monologo di Laura Pausini in eurovisione di cui non c’era affatto bisogno? Daje.

Valicando dunque i confini italo-europei, la prima serata dell’Eurovision ha rispecchiato perfettamente il senso ultimo dell’evento con una Torino e un’Italia che ha saputo essere padrona di casa con sofisticatezza e con tutto il corredo di unicità che ci distingue senza però esagerare mai. Nessun ospite può dire di essersi sentito escluso ma semplicemente parte fondamentale di uno show in cui riesce a trionfare, nell’animo, lo spirito e la voglia di condivisione. Per pura correttezza ed umiltà, lasciamo che siano i critici musicali di cui l’Italia è più che fornita a commentare la musica, nel rispetto dei ruoli si parla qui solo di spettacolo. Anche se, c’è un ma: una nota musicalmente strepitosa e un piccolo dolceamaro dispiacere. Benedetto sia Diodato. Ci avevamo creduto e non hai deluso, te lo sei da sempre meritato. E qualcosa in più invece, proprio perché di eurovisione si parla e non di italianità, se lo meritava Raffaella Carrà.

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