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TV e SPETTACOLO

Enzo Iacchetti: “Vivo in solitudine. Depressione? Sempre avuta”

“Il palco per me è stato terapeutico”

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Il racconto di Enzo Iacchetti: gli esordi e il lutto che lo ha segnato per sempre

Enzo Iacchetti si è aperto ad alcuni racconti personali e intimi nel corso di una recente intervista rilasciata a La Ragione, giornale al quale ha affidato alcune confidenze sulla sua personalità e sul suo passato lavorativo. Dalle parole dello storico volto di Striscia la Notizia, è emerso il suo duplice carattere, ironico e divertente ma anche malinconico.

“L’idea piacque tantissimo a Maurizio”

Tutto per lui è iniziato grazie al Maurizio Costanzo Show: “Mi chiamarono per partecipare. Fu la svolta. Portai i miei libri bonsai e l’idea piacque tantissimo a Maurizio Costanzo, che in me probabilmente percepisce un senso della comicità sensibile e malinconica alla Neil Simon. Andò tutto bene, mi chiese anche di improvvisare delle canzoni in diretta”.

Il rapporto con il padre e il dolore della sua scomparsa

Quell’apparizione gli spalancò le porte della televisione, che non ha più abbandonato. Ad accompagnarlo lungo questo percorso, è stato però anche un dolore immenso, che non ha mai superato a pieno: la morte del padre. Mio padre è venuto a mancare quando avevo solo 21 anni. Tuttora ho un senso di colpa fortissimo perché non andavo d’accordo con lui”, ha svelato Enzo Iacchetti, che ha raccontato anche il motivo che li ha spesso divisi. “Ero fissato con la musica e le chitarre e non pensavo alle difficoltà che ogni giorno affrontava. Con la sua morte sono andato molto in crisi”.

“Depressione? L’ho sempre avuta, anche da bambino”

“Oggi porta con sé quelle sensazioni ed un senso di malinconia forte, acuito dalla pandemia: “Prima della pandemia vivevo a pieno ritmo, non mi sembrava di avere 67 anni. Adesso invece mi sembra di avere molti più anni di quelli che ho. Vivo in solitudine e amo il silenzio. Che sia forse depressione? L’ho sempre avuta. Anche da bambino ero vivace ma non parlavo, il palco per me è stato terapeutico. Tutti noi portiamo una croce, la mia è questo carattere”.

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