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Serie Tv

Dahmer e la spettacolarizzazione della violenza: fino a che punto siamo disposti ad arrivare?

Siamo sicuri che pur di collezionare visualizzazioni sia davvero tutto lecito?

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DAHMER – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer, l’altra faccia della medaglia

DAHMER – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer è una delle serie tv di cui si è sentito parlare di più nelle ultime settimane: racconta la storia del serial killer Jeffrey Dahmer, anche conosciuto come il cannibale di Milwaukee, che ha ucciso con ferocia diciassette vittime innocenti. La produzione Netflix ha suscitato ottimi riscontri di pubblico e di critica, considerata come una serie tv di grande valore artistico e narrativo. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: quella delle polemiche. Polemiche che, in questo caso, non sono sterili diatribe tra haters arroganti e nichilisti ma che, al contrario, sollevano temi di riflessione di grande importanza.

Jeffrey Dahmer e la spettacolarizzazione della violenza: abbiamo superato il limite?

DAHMER – Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer riesce di certo a compiacere quel freudiano “istinto alla morte” che fa presa (in misura maggiore o minore) su qualunque individuo. Le polemiche nate intorno alla serie tv che racconta la storia del serial killer mettono in discussione anche questo: è giusto spettacolarizzare a tal punto la violenza? E quali conseguenze questo può avere sulla vita degli spettatori? Gli effetti si vedono, e sono reali. A partire dal trend di TikTok “Dahmer challenge”, in cui gli utenti filmano le proprie reazioni guardando le scene di squartamento e cannibalismo presenti nella serie tv (e su cui Giulia Salemi ha espresso la sua dura opinione), fino ad arrivare ai travestimenti di questo Halloween in onore del killer.

Perché nessuno ha pensato ai parenti ancora in vita delle vittime, ad esempio?

Ma c’è dell’altro: Jeffrey Dahmer ha compiuto la maggioranza dei suoi omicidi negli anni ’80. Questo significa che molti parenti delle vittime di Dahmer sono ancora in vita. A queste persone non è stato soltanto inflitto un dolore disumano per gli omicidi di un caro, ma a distanza di anni si è deciso di rinvangare in quello strazio. Proprio quando (forse, e se possibile) le profonde cicatrici di parenti e amici date da questa atroce ingiustizia si stavano ricucendo, ecco che arriva una serie tv a riaprirle, a spalancare per l’ennesima volta quel vortice infinito di sofferenza.

Queste riflessioni dovrebbero spingerci ad andare oltre alla semplice visione di un prodotto seriale, portandoci invece a valutarne anche i possibili effetti che questo produce sulla mente e sulla vita delle persone.

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