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“Credevo di morire”: Eva Henger, corsa in ospedale per un malore

Momenti terribili per Eva Henger, ricoverata in codice rosso al Pertini dopo un malore accusato mentre si trovava con il marito e la figlia 12enne

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Un periodo difficile per Eva Henger che proprio in queste ultime settimane ha dovuto fare i conti ravvicinati con l’ansia e gli attacchi di panico, un male invisibile che l’aveva già provata anni fa, sin dai tempi della morte di Riccardo Schicchi. L’ultimo episodio un giorno, all’Ikea con suo marito Massimiliano Caroletti e la figlia Jennifer, appena 12enne.

Eva Henger e gli attacchi di panico

Credevo di morire. Ho pensato seriamente che non avrei più rivisto mia figlia, ho temuto per la sua sorte: ho vissuto lo sconforto, la pena, l’angoscia dell’attimo in cui senti che te ne stai andando, è stato terribile“, sono le parole con cui Eva Henger ha raccontato al settimanale Oggi gli attimi di puro panico vissuti un giorno come un altro mentre stava andando spensierata a fare compere per la casa insieme al marito e alla figlia 12enne. Stava passeggiando quando all’improvviso ha sentito il cuore battere sempre più forte, il sudore scendere dal viso e un senso di oppressione che l’ha portata ad accasciarsi prima a terra e ad essere portata poi in ospedale, in codice rosso al Pertini di Roma.

Il trauma della bara di Schicchi e la morte dell’autista: “Mi è morto tra le braccia

Non era però la prima volta per Eva Henger che con gli attacchi di panico combatte quasi da sempre, sin dalla morte di Riccardo Schicchi. E proprio in tempi recenti un drammatico episodio ha richiamato alla sua mente quelle terribili emozioni: “Avevo scelto di restargli accanto anche in quel momento drammatico. [..] E quando dico fino all’ultimo, intendo, fino all’ultimo saluto, quando chiudono e inchiodano la bara: una cosa che sconsiglio a chiunque perché resta un trauma difficile da elaborare“, racconta la Henger. A richiamare quelle immagini, quelle emozioni triste, dolorose, un altrettanto doloroso fatto più recente e scioccante: “All’improvviso comincia a tossire e sudare“, racconta la Henger parlando di Janosh, il suo autista di fiducia che una mattina di qualche settimana fa la stava accompagnando in aeroporto come sempre. “Ho capito subito che qualcosa non andava, pertanto ho chiesto a mio marito di guidare lui. Poi lo vedevo peggiorare e allora ho insistito per fermarci in un’area di servizio, da cui ho chiamato i soccorsi. Ma sono arrivati troppo tardi e Janosh mi è morto tra le braccia. È stato terribile“.

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