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Corte Penale Internazionale: che cos’è e quali sono i suoi limiti nella guerra in Ucraina
Qual è il potere della Corte Penale Internazionale sull’invasione russa in Ucraina
Corte Penale Internazionale: che cos’è e che poteri ha
La Corte Penale Internazionale – nota con gli acronimi ICC (International Criminal Court) o CPI (Cour pénale internationale) – è un tribunale con sede all’Aia, in Olanda, il cui giudizio verte sui crimini internazionali quali genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra o gravi violazioni della Convenzione di Ginevra e, dal 2018, anche crimini d’aggressione. La sua istituzione risale al 17 luglio 1998 mediante il trattato internazionale anche meglio noto come Statuto di Roma che ne definisce i principi fondamentali, la giurisdizione e le funzioni degli organi interni oltre a regolare i rapporti tra questa e l’ONU. Firmato nel 1998, entrato in vigore nel 2002, aderiscono ad oggi allo Statuto di Roma 123 Stati che si definiscono Stati Parte tra cui l’Italia, la Francia, la Germania, il Regno Unito e la Spagna. Hanno firmato ma non hanno ratificato il trattato altri 32 Paesi tra cui Russia e Stati Uniti, entrambi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU (UNSC).
In che modo può agire la CPI e che potere ha il Procuratore capo Karim A.A. Khan
Avente giurisdizione sovranazionale, la Corte Penale Internazionale può processare individui di uno Stato Parte (e non Stati) per i reati sopracitati o può processare individui per crimini commessi sul territorio di uno Stato Parte, ma in due casi: quando lo Stato in questione non dimostra di avere la capacità di agire o manifesta la non volontà a procedere. Può essere processato dunque dalla CPI anche un individuo non di uno Stato Parte che abbia però commesso crimini sul territorio di uno di questi. A compiere le indagini per la CPI è l’OTP – Office of the Prosecutor – ovvero il Procuratore capo che, nel corso di un eventuale processo, sostiene l’accusa. Al principio il Procuratore capo può iniziare le indagini su refferal, dunque segnalazione da parte dell’UNSC ma anche di uno Stato Parte o di singoli cittadini e vittime. Sempre il Procuratore capo può avviare le indagini anche per motu proprio, ovvero su sua iniziativa salvo però dover chiedere autorizzazione a procedere in sede di indagini preliminari.
Perché parlare di CPI allo scoppio della guerra in Ucraina: le parole del procuratore Khan
E dall’iniziativa dell’attuale Procuratore Capo della Corte Penale Internazionale, Karim Asad Ahmad Khan, eletto lo scorso giugno, si arriva ora a discutere e ipotizzare quale sia il potere in mano alla CPI nei confronti della Russia e della guerra in Ucraina. Si leggono sul sito ufficiale della CPI le parole di Khan pronunciate oggi, 25 febbraio 2022: “Ricordo a tutte le parti che compiono gesti ostili sul territorio dell’Ucraina che, in relazione alla dichiarazione depositata l’8 settembre del 2015, accettando la giurisdizione della Corte penale Internazionale, il mio Ufficio può esercitare la sua giurisdizione e indagare qualsiasi atto di genocidio, crimine contro l’umanità o crimine di guerra commesso sul territorio ucraino dal 20 febbraio del 2014“. Sempre Khan informa di essere stato raggiunto da numerose richieste d’immediato intervento alla luce della modifica allo Statuto di Roma avvenuta nel 2018 che sancisce l’entrata in vigore del crimine d’aggressione (come riporta AGI, dei 123 Stati Parte solamente 43 hanno depositato la ratifica aderendo al crimine di aggressione). Spiega però Khan come, non essendo né Russia e né Ucraina Stati Parte dello Statuto di Roma, la CPI non abbia facoltà di esercitare giurisdizione in relazione al presunto crimine d’aggressione commesso dalla Russia: “Il mio ufficio continuerà a monitorare la situazione in Ucraina – dichiara Khan – [..] Dopo il mio ritorno all’Aia intendo rilasciare una dichiarazione più dettagliata sulla situazione ucraina, facendo chiarezza sulla mia valutazione e sui prossimi passi che prevedo in relazione a questo fascicolo“.
Le eventualità che permetterebbero alla CPI di intervenire
È intervenuto sulla questione anche Ezechia Paolo Reale, avvocato cassazionista e Segretario Generale del Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights che, intervistato da AGI, ha ampiamente spiegato e illustrato i limiti della CPI nei confronti dell’invasione di Putin ai danni dell’Ucraina. L’invasione dell’Ucraina si può configurare come un crimine d’aggressione e per questa ragione, spiega Reale all’AGI, la Corte Penale Internazionale potrebbe procedere nei confronti di Putin in quanto individuo responsabile e non contro la Russia: “Peccato però che Vladimir Putin, che ha deciso di invadere l’Ucraina, non potrà essere giudicato da questa Corte“. Sempre Reale spiega poi come Putin potrebbe rischiare l’arresto, fuori dalla Russia, qualora la Corte penale Internazionale ricevesse l’od a procedere da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, il sopracitato UNSC. Eventualità che sembra però impossibile da verificarsi: “L’organismo non può agire in quanto la questione riguarda direttamente un membro permanente, cioè la Russia, che ha il suo diritto di veto. Infatti le decisioni del Consiglio di Sicurezza richiedono il voto il positivo di 9 membri ma basta il voto negativo di uno dei membri permanenti per annullare la decisione“. Lo scenario possibile potrebbe tuttavia cambiare qualora l’Ucraina ratificasse e quindi approvasse Statuto in qualità di 124esimo Paese aderente, in quel caso cambierebbe il campo d’azione, spiega Reale, della CPI.