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Centrali a carbone in Italia: ecco dove se ne ipotizza il ripristino

Identikit delle centrali a carbone italiane

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Le difficoltà legate all’approvvigionamento di gas riaccendono l’interesse per le centrali a carbone

Il conflitto in corso tra Russia ed Ucraina sta rischiando di avere serie ripercussioni anche in campo energetico. E’ noto e arcinoto infatti come sia proprio la Russia il maggior Paese esportatore di gas, a beneficio praticamente dell’intera Europa. Taluni ipotizzano che, se Mosca dovesse decidere per la “chiusura dei rubinetti”, vi sarebbe gas disponibile ovunque per un paio di mesi, ma poi?

7 centrali a carbone italiane pronte all’intervento

Solitamente importato via mare dalle Americhe, dall’Estremo Oriente e dall’Australia, per non parlare di una zona nostrana in cui se ne riscontrano giacimenti (il Sulcis Iglesiente, in Sardegna), il carbone produce in genere soltanto il 6% dell’energia di tutta Italia. Inoltre esso è il combustibile più dannoso ed inquinante, tanto è vero che è in atto da tempo un’iniziativa che mira a disattivare tutte le centrali a carbone presenti sul suolo italico entro il 2025 (anzi, alcune di esse sono state appena spente).

Tuttavia, come ha preannunciato il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, se la Russia non volesse più darci il suo gas, si farebbe di necessità virtù e si ricorrerebbe al ripristino di 7 centrali carbonifere, 5 delle quali affiliate all’Enel e le rimanenti 2 alla A2A (quest’ultima legata alla multinazionale ceca Eph). Esse sono dislocate tra Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Puglia e Sardegna

Identikit delle 7 centrali “all’erta”

La prima e più antica centrale termoelettrica italiana è senza dubbio quella di Vallegrande, presso La Spezia. Essa, inauguratasi nel lontano 1962 alla presenza dell’allora Capo dello Stato Antonio Segni, aveva in origine assunto la denominazione di Edison-Volta, poi cambiata con l’intitolazione al grandissimo poeta ligure Eugenio Montale. Dotata di una capacità di 682 MegaWatt, ha cessato l’attività nel dicembre scorso, dopo aver ultimamente sopperito sia al blocco di 4 centrali nucleari francesi che a un rimarchevole rialzo del prezzo del gas.

Seguì nel 1965 l’apertura del complesso ubicato lungo la sponda Est del Canale Valentinis a Monfalcone (Gorizia), in cui da sempre si brucia carbone e si produce energia elettrica pari a 336 MW. Risale al 1974, invece, l’apertura della centrale Andrea Palladio di Fusina, presso Venezia (976 MW di capacità), la quale è ancora parzialmente attiva, così come lo è la Federico II sita a Cerano (Brindisi), in funzione da circa 30 anni e che a propria volta sta convertendo i propri impianti per la produzione del metano. Inoltre essa ha una capacità di 2640 MW che la rende tra le più estese d’Europa.

In Sardegna troviamo a Sud la Grazia Deledda presso Portoscuso, in frazione Portovesme, attiva dal 1973 (480 MW), e a Nord la Fiume Santo, situata sul Golfo dell’Asinara, tra Porto Torres e Sassari (in località Cabu Aspru; capacità di 600 MW), mentre nel Lazio la centrale di Torrevaldaliga, nei dintorni di Civitavecchia, è ancora regolarmente in funzione e nasce dalla riconversione a carbone di un impianto ad olio combustibile esistente sin dal 1962. La sua capacità è pari a 1980 MW.

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