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Carlo Verdone: il ricordo del padre professore che lo bocciò all’Università

Le due anime di Mario Verdone, il padre del celebre Carlo: un uomo severo, ma profondamente ironico

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Carlo Verdone e il ricordo del padre Mario

Carlo Verdone si lascia andare ai ricordi che lo riportano alla figura del padre, un professore di cinema ironico e severo. Lo stesso che lo bocciò ad un esame all’Università, ma che a casa lo accolse con una risata.

Chi era Mario Verdone: saggistica e critico cinematografico

Sono vivi e nitidi i ricordi che Carlo Verdone ha di suo padre, Mario Verdone. Nato ad Alessandria nel ’17, Verdone fu un grande saggista e critico cinematografico nonché professore. Laureatosi a Siena in giurisprudenza con Norberto Bobbio, successivamente si laureò in scienze politiche. Nel 1941 Mario Verdone decide di trasferirsi a Roma iniziando a lavorare negli ambienti di critica cinematografica. E proprio il qualità di professore di Storica e critica del cinema, gli toccò bocciare ad un esame proprio il figlio Carlo Verdone con una domanda su Dreyer.

Carlo Verdone bocciato dal padre ad un esame: la domanda su Dreyer

Mi chiese quello che non mi doveva chiedere: Dreyer“, racconta Verdone in occasione di una lunga intervista al Corriere. “Non fu affatto generoso, facendomi fare una figuraccia tremenda. ‘Ci rivediamo alla prossima sessione’, mi congedò così“, racconta l’attore. Una volta tornato a casa però, la risata: “Mi disse ‘cosa avrebbero detto gli altri studenti se ti avessi protetto?’. La prossima volta preparati su Dreyer“. Un padre estremamente colto, severo ma anche profondamente ironico, intimo amico di Fellini, Pasolini, Blasetti. “Aveva due anime, era autorevole come professore e storico [..] poi aveva un’anima scherzosa, comica, la goliardia senese da cui proveniva“.

La mancanza del papà e il gesto oggi vano

Morto a Roma nel 2009, la mancanza di Mario Verdone è profonda e attuale nella vita di Carlo che ancora lo cerca con la gestualità. “L’altro giorno ho scritto la prefazione a un libro [..] Finita, ho allargato la mano verso il nulla – racconta l’attore – Era il gesto che facevo al tempo in cui c’era mio padre, quando prendevo il ricevitore del telefono per leggergli un mio scritto, lui ascoltava e mi correggeva. Non trovavo il telefono. Mi sono detto ‘ma cosa stai facendo?“.

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