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MUSICA

Beethoven X: la sinfonia creata dall’IA suona all’Italian Tech Week

L’Orchestra del Laboratorio del Suono del Sermig di Torino ha dato vita allo spartito creato dall’intelligenza artificiale

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Un team di informatici e musicologi ha portato a compimento gli spartiti incompiuti lasciati dal compositore

Come sarebbe stata la decima sinfonia di Beethoven se avesse potuto completarla? A rispondere a questa domanda è stata l’intelligenza artificiale, che dopo un lavoro congiunto tra informatici e musicologi durato mesi, ha creato uno spartito messo in opera all’Italian Tech Week dall’Orchestra del Laboratorio del Suono del Sermig di Torino, diretta da Mauro Tabasso.

La più importante rassegna italiana dedicata alle nuove tecnologie ha dato così spazio agli oltre 70 studenti del Laboratorio del Sermig, che hanno emozionato il pubblico suonando lo spartito completato dall’IA (Beethoven alla morte ne aveva lasciato solamente alcuni appunti).

A suonare lo spartito creato dall’IA è stata l’orchestra diretta da Mauro Tabasso

Queste le parole del direttore Mauro Tabasso, intervistato al termine dell’esibizione da LaWebstar: “Siamo stati coinvolti per eseguire il terzo e il quarto movimento della decima sinfonia di Beethoven che non esiste, ma che è stato riscritto nello stile del compositore da un pool di esperti che ci ha lavorato per mesi”.

Il direttore d’orchestra ha poi proseguito: “Se la decima sinfonia fosse stata scritta da un umano sarebbe stata la sinfonia di quell’umano specifico, invece l’ha scritta una macchina che è stata istruita per scrivere come Beethoven e noi del Laboratorio del Suono del Sermig abbiamo partecipato perché questo esperimento parla del mondo che vorremmo mettendolo in musica, perché pone l’intelligenza artificiale al servizio dell’arte, al servizio dell’uomo, della bellezza e questa è la cosa a cui noi aspiriamo”.

“Inclusività, educazione al bello e divertimento”: le parole d’ordine del Laboratorio del Suono del Sermig di Torino

Tabasso vuole infatti trasmettere ai suoi studenti proprio una sensibilità alla bellezza della musica: “Ci teniamo molto a far appassionare i ragazzi a questo e l’esperimento Beethoven X ne rappresentava una perfetta occasione”.

Nessun problema dunque nel far incontrare musica classica e nuovi strumenti altamente tecnologici: “Tutto ciò che è accademia è un tempo stato avanguardia. Se Beethoven avesse avuto a disposizione gli strumenti di cui possiamo usufruire oggi non si sarebbe posto limiti ad utilizzarli, ha proseguito Tabasso.

“La bellezza emoziona e fa sentire accolti, questo è il nostro obiettivo educativo”

“È stata un’esperienza musicale emozionante – ha concluso infine Mauro Tabasso – che per il Laboratorio del Suono del Sermig è tutto ciò che conta. Noi vogliamo educare al bello, perché la bellezza emoziona e fa sentire accolti. Sono orgoglioso dei miei ragazzi, valgono oro come musicisti ma soprattutto come persone. In meno di un mese hanno imparato passi orchestrali di altissimo livello e si sono messi in gioco come individui e come gruppo”.

Del rapporto che permea il Laboratorio del Suono del Sermig di Torino, Tabasso si è espresso con fierezza: “Il lato educativo e il lato inclusivo sono centrali. Noi difendiamo con le unghie e con i denti il clima che abbiamo creato all’interno del Laboratorio ed è ciò che ci spinge a fare musica insieme in modo piacevole e divertente. Solo così io e i miei ragazzi riusciamo a dare il meglio di noi stessi”.

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