MUSICA
Aida, 150 anni dell’opera di Giuseppe Verdi: il perenne successo di un dramma d’amore e guerra ambientato nell’Antico Egitto
150 anni dalla prima assoluta di una delle opere di Giuseppe Verdi più celebri al mondo
150 anni dalla prima assoluta di Aida, il capolavoro verdiano
La sera del 24 dicembre del 1871, quindi giusto un secolo e mezzo fa, il Teatro dell’Opera del Cairo saluta felicemente la prima assoluta di Aida, un melodramma composto da Giuseppe Verdi per celebrare l’apertura del Canale di Suez, prezioso collegamento marittimo tra l’Africa e l’Asia mediterranee inaugurato già due anni prima, nel 1869. Spicca così il volo quella che risulterà col tempo tra le opere liriche più popolari in assoluto (quanto al repertorio del musicista di Busseto, sarà seconda solo a La Traviata), anche perché ricca di pagine interessanti, accattivanti e coinvolgenti (basti citare la celeberrima Marcia Trionfale intonata da festose trombe durante il secondo atto).
Aida: un soggetto originale per un’opera suggestiva e di forte intensità
A differenza di tutte le altre opere verdiane, le quali si appoggiano su basi letterarie e teatrali atte ad abbracciare il meglio dei grandi narratori e drammaturghi di sempre, Aida si giova di un soggetto originale, uno “schizzo” che viene offerto al compositore italiano da un noto egittologo francese, Auguste Mariette. Questi costruisce un dramma, anzi, una tragedia sentimentale sullo sfondo dell’Egitto dei Faraoni, delle piramidi, del culto per Osiride ed Iside, delle guerre territoriali combattute contro gli insidiosi vicini etiopi. D’accordo con Camille du Locle, collaboratore di Verdi in occasione del Don Carlos rappresentato a Parigi nel 1867, la vicenda narrata da Mariette diventa melodramma e si punta proprio sull’evento dell’inaugurazione dell’istmo di Suez per provvedere al lancio. Succede però che, a seguito della guerra franco-prussiana, sorgano inevitabili complicazioni e difficoltà organizzative e questo sarà il motivo per cui Aida esordirà sulle scene solo una volta raggiunta una certa tranquillità generale nell’ambito politico internazionale.
Verdi studioso di Richard Wagner
Scartata l’ipotesi di un libretto in francese scritto dallo stesso Locle, Giuseppe Verdi punta su un testo in lingua italiana e ne affida la redazione ad Antonio Ghislanzoni, poeta lariano che ha già una certa esperienza in fatto di opere liriche. Ne nasce un lavoro articolato in 4 atti, ricco di suggestioni, di effetti speciali ante litteram, di momenti di musica e di danza che risentono delle esperienze parigine dello stesso Verdi. Quest’ultimo produce una partitura dalla gestazione laboriosa, anche con determinanti ripensamenti (ad esempio, la lunga Ouverture introduttiva originariamente progettata e scritta cede alla fine il posto a un breve, ma non meno incisivo Preludio), tenendo comunque d’occhio lo stile rivoluzionario che in Germania sta facendo la fortuna di Richard Wagner, di cui il musicista emiliano è curioso e attento studioso.
La trama di Aida
Radamès, prode Capitano delle Guardie Egizie, apprende da Ramfis, il Gran Sacerdote, che gli Etiopi sono pronti ad attaccare la valle del Nilo e la città di Tebe, ma la notizia attende conferma. In quel caso sarà la dea Iside a stabilire chi diventerà il condottiero delle milizie egiziane. Radamès spera di essere egli stesso a guidare i suoi soldati e immagina di tornare vittorioso esprimendo tutto il suo amore per Aida, la giovane schiava del Faraone. Tuttavia anche Amnèris, figlia del Re d’Egitto, mira a Radamès e questo la mette in posizione molto conflittuale nei confronti di Aida stessa. Giungono poi il Faraone e un Messaggero: gli Etiopi, guidati dal re Amonasro (padre di Aida, ma non sono ancora in molti a saperlo) hanno già attaccato e bisogna quindi fronteggiare l’insidia con un esercito il cui “Condottiero Supremo” è proprio Radamès. Prima di recarsi al Tempio di Vulcano per ricevere l’apposita investitura, il giovane guerriero viene salutato dalla speranza collettiva di vederlo tornare ben presto vincitore. Naturalmente Aida vive un proprio, duro dissidio: il principale nemico dell’uomo da lei amato è proprio il padre. Fatto sta che Amonasro viene sconfitto e, dopo una pomposa Scena del Trionfo in onore di Radamès effettivamente tornato vincitore, chiede asilo al Faraone apparendo in veste di mendicante bisognoso. Certo è però che il re etiope, una volta incontrata la figlia, la esorta a lasciare Radamès per ovvie ragioni politiche, e a seguirlo a casa, tra “le foreste imbalsamate”.
Tuttavia il guerriero egizio antepone l’amore alla ragione di Stato e pianifica con Aida una via di fuga attraverso le “gole di Nàpata”, solo che Amonasro sente quanto progettato dai due giovani e, un attimo prima di aver rivelato la propria identità, comunica che proprio là si troveranno i soldati etiopi, pronti a prendersi un’eventuale rivincita ai danni del loro eversore. Radamès, sorpreso, si accorge senza volerlo di essere passato dal rango di salvatore a quello di traditore della Patria; Amonasro lo consola, in nome dell’amore, mentre invece Amneris e Ramfis, ivi sopraggiunti, non hanno pietà. A dire il vero, la figlia del Faraone vorrebbe che, per intercessione dei Numi, il giovane da lei amato venisse graziato, ma Radamès stesso conferma che preferisce la morte, “bene supremo”. Per questo motivo egli si rifiuta di rispondere ai capi d’accusa che Ramfis e i sacerdoti gli attribuiscono a seguito di questi comportamenti politicamente “ambigui” e ciò basta per condannarlo ad essere sepolto vivo. Rinchiuso in una tomba, Radamès viene raggiunto da Aida e insieme si accomiatano dal mondo dei vivi, sperando nella quiete senza fine dell’Altrove
Le pagine più note di Aida: alcune sono davvero popolari
Sono tanti i brani di Aida entrati a far parte della storia della musica, sovente anche grazie al prezioso filtro di una capillare diffusione popolare: citiamo l’aria di Radamès del primo atto (Celeste Aida, forma divina), la marcia intonata da tutti i personaggi presenti al momento della nomina del giovane “condottier supremo” (Su! Dal Nilo al sacro lido), l’aria del dissidio di Aida (I sacri nomi di padre, d’amante) , l’emozionante Scena del Trionfo di Radamès, con il coro Gloria all’Egitto, la già citata Marcia Trionfale (entrata col tempo regolarmente nel repertorio delle bande musicali e… dei tifosi sportivi) e le Danze che immediatamente la seguono; nel terzo atto, un’altra struggente aria di Aida (O cieli azzurri) e il duetto con il padre Amonasro (Rivedrai le foreste imbalsamate); nei quadri conclusivi dell’opera, la scena dell’interrogatorio e della condanna alla sepoltura di Radames da parte dei sacerdoti (Discòlpati !) e il duetto finale tra Aida e lo stesso guerriero (O terra, addio!), passaggio anch’esso ben noto per aver offerto, tra l’altro, uno spunto melodico per un brano di musica leggera, ossia la canzone Addio, lanciata da Mina nel 1965. Basta anche questo nugolo di citazioni per evidenziare come Aida (che inoltre, come ben si sa, è annualmente rappresentata all’Arena di Verona in occasione della tradizionale stagione lirica estiva) tagli davvero felicemente il traguardo dei suoi primi 150 anni… e almeno altrettanti gliene auguriamo, essendo ormai parte integrante di quei tesori musicali senza tempo, dal valore inestimabile.