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Chiedete scusa a Barbero. L’analfabetismo funzionale non deve essere un suo problema
Avete almeno letto o sentito le sue parole?
In questi tempi di guerra civile d’opinione, che vedono i cittadini confusi, ma lucidamente decisi a darsi battaglia su posizioni quanto mai lontane dalla loro piena consapevolezza degli avvenimenti su scala globale, si riesce a far diventare terreno di scontro anche l’unico campo che dovrebbe matematicamente rappresentare la neutralità, l’imparzialità e la comunanza: ovvero il linguaggio.
Almeno l’Italiano…
Se anche la lingua diventa materia di incomprensione, tutto crolla di conseguenza. L’accordo che fonda l’umanità, che ci allontana dai versi e dall’uso di altri più brutali strumenti per tessere il Dna delle relazioni tra uomini, che nel nostro caso si chiama Italiano, non può essere tradito. Ha alcune regole, talune ostiche, certe più facili da memorizzare, ma all’incirca a 10 anni siamo quasi tutti in grado di gestire l’onere grammaticale per godere della comunicazione tra simili.
I giorni da poco trascorsi ci hanno però mostrato come oggi l’umanità si senta libera di ignorare completamente qualsivoglia elemento di canonicità, sia questo legale, civile o scientifico. Il caso Barbero certifica l’ingresso del linguaggio tra gli ambiti che è possibile violare. Persino negli anni più bui della storia, un tale ostracismo fondamentalista al linguaggio, come quello a cui assistiamo oggi, è parso evitato. E, si sa, il crollo delle fondamenta causa sempre i danni peggiori ed è proprio quello a cui stiamo assistendo oggi.
Parlare è umano, ignorare è diabolico
Alessandro Barbero è stato vittima di analfabetismo funzionale (a voler scacciare pensieri maliziosi circa alternativi moventi dietro la pubblicazione di certi titoli) e lo è stato proprio da chi di linguaggio e alfabetizzazione dovrebbe vivere: la carta stampata.
Starter della sadica gara all’attacco a Barbero (in cui perfino Marcel Jacobs sarebbe arrivato ultimo per distacco), fonte di odio gratuito, di travisamenti ad hoc, telefono senza fili di massa: quanto ha trovato inchiostro su La Stampa è ciò che dovrebbe infastidire davvero le menti pensanti.
Per farla breve, Alessandro Barbero, che ora si vuole tacciare di aver pronunciato frasi sessiste ha detto questo:
“Premesso che io sono uno storico e che quindi il mio compito è quello di indagare il passato e non il presente o futuro, posso rispondere da cittadino che si interroga sul tema. Di fronte all’enorme cambiamento di costume degli ultimi cinquant’anni, viene da chiedersi come mai non si sia più avanti in questa direzione. Ci sono donne chirurgo, altre ingegnere e via citando, ma a livello generale, siamo lontani da un’effettiva parità in campo professionale. Rischio di dire una cosa impopolare, lo so, ma vale la pena di chiedersi se ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi. E’ possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che servono ad affermarsi? Credo sia interessante rispondere a questa domanda”.
Non capire è impossibile. Non leggere le sue parole in favore di risposte di analfabeti funzionali o malintenzionati è una colpa. Non criticare, se si decide di ignorare il patto per eccellenza dell’umanità, è doveroso.