TV e SPETTACOLO
La Sala Stampa odia Ultimo? Maschilismo musicale? Domande e risposte
La cinquina al vertice della classifica del Festival ha scatenato polemiche. Ma hanno senso?
Accuse facilissime, ma ingiuste: Ultimo ha perso giustamente e pretendere una rappresentanza di genere nella top 5 è la peggiore discriminazione
Chiariamo subito: le reazioni di giubilo di alcuni membri della Sala Stampa del Festival di Sanremo per il quarto posto di Ultimo potevano e, molto probabilmente, dovevano essere evitate. Allo stesso tempo, per quanto questa reazione sia stata vista come un’avversità personalistica nei confronti del cantante, tale lettura non corrisponde a verità. Ve lo dice uno che in Sala Stampa era presente e che, seppure non abbia preso parte all’esultanza sguaiata, ha condiviso l’esclusione dal podio di Ultimo.
Ultimo può arrivare primo a Sanremo, ma solo quando avrà la canzone migliore
La realtà è la seguente: la canzone di Marco Mengoni era la migliore in gara ed ha giustamente vinto il Festival. Pubblico, Sala Stampa e giuria demoscopica si sono trovate in perfetto accordo su questo, dunque giusto così. Se Marco Mengoni non avesse conquistato la vittoria a Sanremo 2023 sarebbe stata un’ingiustizia. Pertanto, il rischio che alcune storture del televoto potessero remare in questa direzione, è stato temuto da alcuni. Nessun pregiudizio personale, ma semplicemente la convinzione che il brano di Mengoni fosse migliore e meritasse di più. Reazione eccessiva e inopportuna? Forse, ma chi si trova in Sala Stampa è lì per un motivo, cercare di decretare la canzone migliore e questo comporta uno sforzo sotto tanti punti di vista nella complessa settimana sanremese. Dopo 5 giorni a ritmi vorticosi, l’emozione e la fatica possono portare anche a questo tipo di reazioni. La risposta in definitiva è no, nessuno odia Ultimo e nessuno lo discrimina a livello personale. La canzone non meritava la vittoria, punto.
Il legittimo dispiacere di Marco Mengoni non porti a strane derive
Marco Mengoni ha aperto una discussione, durante la conferenza stampa post vittoria, che rientra nel più ampio tema delle “quote rosa”. Mancava una donna nella top 5, questo il dispiacere di Marco, legittimo per carità, ma il fenomeno di Ronciglione avrebbe dovuto fermarsi a quello. Proseguire il discorso nella direzione del maschilismo musicale e dei “passi avanti da compiere” è stato un errore. Nessun membro della Sala Stampa e, siamo sicuri, nessun televotante da casa, ha votato un cantante per il suo essere uomo o donna. Oggettivamente le canzoni di Madame, Levante, Elodie, Mara Sattei, Shari, Ariete, Anna Oxa, per quanto piacevoli, non erano superiori alle prime due classificate. Il resto della cinquina è stato stabilito unendo migliaia e migliaia di voti raccolti nell’arco di 5 serate da 3 giurie. Se fossero piaciute, le canzoni delle interpreti femminili sarebbero state premiate. Ed è sbagliato “pretendere” che solo per appartenere ad un genere si finisca in un certo punto della graduatoria. Sarebbe di quanto più discriminante e umiliante ci possa essere. Marco non va frainteso, ha espresso un parere legittimo, ma bisogna fare attenzione, perché il limite tra parità e “contentino” è molto labile.